Esteri

Negli Stati Uniti sono stati richiesti nell'ultima settimana 1,5 milioni di sussidi di disoccupazione

La conseguenza di aver applicato misure di confinamento parziali e limitate nel tempo ha fatto sì che gli Stati Uniti continuino ad essere, anche a fine giugno, uno dei più importanti focolai di Covid al mondo. E se il contagio aumenta, anche l'economia non può non risentirne. 

Quindi, la scorsa settimana 1,5 milioni di lavoratori statunitensi hanno presentato nuove richieste per ottenere il sussidio di disoccupazione, la 14.a settimana consecutiva che ciò accade, con cifre che hanno sempre superato il milione. A quelle persone ne vanno aggiunte altre 728mila che hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione legato al programma di emergenza per il coronavirus, finanziato a livello federale, rivolto a coprire lavoratori autonomi, appaltatori indipendenti e altre tipologie di lavoratori che non possono fare domanda per il sussidio tradizionale.

Rispetto ai 25 milioni di maggio, a giugno il numero di americani con un sussidio di disoccupazione è comunque di  19,5 milioni.

Il 24 giugno i nuovi casi di contagio da Covid sono stati quasi 37mila, circa il 50% in più di quello registrato nelle ultime settimane, mentre è in aumento anche il numero dei morti, 766, sebbene a ritmi minori rispetto alla media degli ultimi 14 giorni.

La ripresa importante del contagio sta sollevando interrogativi sia sugli investitori e sull'andamento del mercato azionario, sia sulla politica da perseguire da parte delle aziende per quanto riguarda la produzione e le modalità di vendita... che ormai sono alla mercé del Sars-CoV-2.

Le conseguenze sull'occupazione finiscono così per essere inevitabili, come dimostra l'ultimo esempio della catena Macy's con il taglio di 4mila posti.

Negli Stati dove il contagio aumenta si sta pensando di ripristinare misure di confinamento e inviti alla popolazione a rimanere a casa, mentre alcuni Stati del nord-est hanno imposto misure di quarantena per vietare l'ingresso a persone provenienti dagli Stati dove l'epidemia ha ripreso a crescere. Quella in Usa, a ben vedere, è una situazione che oramai può tranquilamente definirsi caotica, specialmente se si pensa che mentre il Paese sembra procedere spedito verso il collasso, chi lo dovrebbe governare, Donald Trump, è impegnato ad autopromuoversi organizzando assembramenti di persone in luoghi al chiuso, con la conseguenza di aumentare il contagio.

Non solo. Non avendo alcun rispetto per le istituzioni e per chi le rappresenta - credendo di essere una specie di divinità - Trump ha deciso che questo fine settimana visiterà il suo golf club a Bedminster, nel New Jersey.

Martedì Trump ha visitato l'Arizona, uno tra gli Stati dove si registra un aumento dei casi contagio e che il New Jersey ha elencato tra quelli per cui è richiesto un periodo di quarantena di due settimane. Trump, essendo stato in Arizona, avrebbe due possibilità: una è quella di effettuare un periodo di quarantena prima di circolare liberamente nel New Jersey, così come le persone del suo staff; l'altra è quella di non andare in New Jersey considerando che la visita al suo golf club può senz'altro essere rimandata.

Inutile aggiungere che non sarà così. Ma è anche comprensibile, sempre più comprensibile, spiegarsi il motivo per cui in America il contagio da Covid è ormai ripreso a crescere agli stessi livelli di aprile, quando si era registrato il picco dell'epidemia che adesso potrebbe raggiungere nuovi "traguardi", con il totale dei contagiati che è di 2,4 milioni, mentre il numero dei morti è oltre i 122mila.

Autore Antonio Gui
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