Politica

Draghi: non tutte rose e fiori

Fin dal momento in cui il Presidente Mattarella gli ha conferito il mandato esplorativo (ndr: era il 3 febbraio 2021) il prof. Mario Draghi ha dichiarato che l’eventuale suo governo avrebbe avute vocazioni europeista e atlantista.

Ascoltando queste parole, coerente con i principi fondativi di Fratelli di Italia, la presidente Giorgia Meloni ha dichiarato senza indugio che il suo partito si sarebbe schierato all’opposizione non essendo disponibile né a far parte dell’Esecutivo né a sostenerlo dall’esterno.

Diversamente, invece, il suo alleato di centrodestra Matteo Salvini, segretario della Lega, si è avventurato in un funambolico e cinico trasformismo convertendosi in poche ore in sicuro (?!?) europeista.

Una conversione sulla via di Bruxelles che ha disorientati molti leghisti come Claudio Borghi ed Alberto Bagnai, antieuropeisti di professione ed accesi fautori dell’uscita dall’euro.

La verità è che Matteo Salvini ha pensato: il rispetto degli elettori, la coerenza, l’onestà, la correttezza, possono andare a farsi fottere se c’è la possibilità di arraffare poltrone ministeriali e di partecipare alla spartizione dei 200 miliardi del Recovery Fund.

Importante era che il prof Draghi si fidasse di quella bizzarra conversione, e così è stato.

Fatto sta che l’Esecutivo a guida dell’ex Presidente BCE, operativo dal 13 febbraio 2021 ha presi a bordo 3 ministri e 10 sottosegretari leghisti.

In questi due mesi, però, nel distratto ed omertoso silenzio della informazione di regime, e non, rispettosa del diktat di non disturbare il manovratore, qualcosa è cambiato.

Ad esempio, il prof Draghi è stato costretto a convocare per ben due volte Matteo Salvini per invitarlo, forse, a desistere dal criticare ed attaccare alcuni ministri (ndr: Speranza e Franceschini) od a minacciare voto contrario in CdM su decisioni del governo (ndr: restrizioni anti-Covid).

Già, perché il casinista padano, allarmato dalla perdita di consensi nei sondaggi a vantaggio di FdI, pretenderebbe di assumere atteggiamenti da opposizione pur essendo la Lega presente nell’Esecutivo.

Fatto sta che con mefistofelica furberia Salvini usa queste convocazioni a Palazzo Chigi, per lui fastidiose, per tentare di accreditarsi come principale interlocutore del premier ed artefice delle scelte di governo.

D’altra parte se Draghi non ha motivo per convocare gli altri segretari dei partiti di maggioranza mentre i media tacciono, come fanno i leghisti fessacchiotti a non credere a questa bufala salviniana?

Ma i media non hanno analizzata a fondo neppure un’altra situazione imbarazzante per il Premier.

Nel disporre il “DL Sostegni”, infatti, il prof Draghi ha subite le pressioni della Lega che gli ha dettato l’inserimento nel decreto dell’insensato maxi condono di tutte le cartelle fino a 5 mila euro datate 2000-2010.

Condono insensato e fuori tema perché non ha nulla a che vedere con misure a sostegno di coloro che sono penalizzati dalla pandemia.

Non solo ma il condono è stato anche bocciato severamente sia da Corte dei Conti che da Bankitalia che hanno inviate le loro critiche alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato.

Non meno imbarazzante per Draghi deve essere stato, però, prendere atto che dopo il summit del 1° aprile  con Orbán e Morawiecki, Salvini ha parlato con entusiasmo di “una visione alternativa a quella di una UE burocratica e lontana dai cittadini”.

Infatti, in quell'Esecutivo che fin dalle prime dichiarazioni programmatiche avrebbe dovuto avere vocazioni europeiste ed atlantiste, il Presidente del Consiglio si ritrova oggi 3 ministri e 10 sottosegretari che, in quanto leghisti, celebrano il sovranismo.

Autore Alex di Monterosso
Categoria Politica
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