Approvata alla Camera la legge Zan contro l'omotransfobia
Approvato alla Camera, in prima lettura, la legge per "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere" (C. 107 -569 -868 -2171 -2255-A ).
Si tratta della legge contro l'omolesbobitransfobia, la misoginia e l'abilismo, promossa dal deputato Pd, Alessandro Zan che ha commentato in questo modo l'esito del voto:
"Approvata alla Camera ... Tutta intera, articolo per articolo. E allargandone le protezioni alle donne vittime di misoginia e ai disabili vittime di discriminazioni.Per troppo tempo, la politica ha fatto finta di non vedere. Di non vedere il dolore che tante e tanti ragazz* gay, lesbiche, bisessuali e trans hanno subito.Di non vederne le ferite interiori e i lividi sul corpo. Di non vedere, cioè, l'omofobia stessa.Ed è proprio a loro, alle vittime dell'odio, che vogliamo dedicare questo voto.Manca davvero l'ultimo miglio, quello del Senato, e finalmente avremo un'Italia in cui si sarà libere e liberi di essere e di amare".
Come hanno accolto la votazione gli estremisti di destra? Con la solita pagliacciata del c'è ben altro di cui occuparsi... specialmente in questo momento... Come se nessuno si occupasse della pandemia!
Queste le parole in dichiarazione di voto del sovran-leghista Roberto Turri, un copia e incolla della propaganda di via Bellerio:
" Offenderei la vostra intelligenza, prima ancora della mia, se ritenessi di dover indicare ancora una volta tutte le motivazioni contrarie a questa proposta di legge, fingendo che non siano già ben chiare. Così come è ben chiaro che una legge sull'omofobia non può rappresentare in questo preciso momento storico una priorità da anteporre alle reali esigenze dei cittadini che sono in rivolta nelle piazze per la fallimentare gestione di questa crisi economico-sanitaria e che non sono interessati a queste guerre ideologiche di palazzo. Non parlerò quindi dell'inesistenza di un'emergenza sociale rispetto all'omofobia, cui si vuole rispondere colmando una altrettanto inesistente lacuna legislativa. Non vi dirò che ad oggi non è stata fornita alcuna significativa evidenza statistica a questo fenomeno, così come non vi dirò che una nuova fattispecie di reato non è lo strumento adatto per eliminare quel sentimento di vergogna che viene invocato per giustificare la mancanza di segnalazioni da parte delle vittime. Ancora: non vi parlerò della necessità di salvaguardare uno dei diritti fondanti degli ordinamenti democratici, qual è la libertà di manifestazione del pensiero, compressa, se non mutilata, dall'indeterminatezza della norma in esame. A questo riguardo è evidente come l'introduzione normativa di categorie relative alla sfera sessuale di genere, entro cui ricomprendere i soggetti ritenuti vulnerabili, sia indice dello sforzo di dare tutela non a chi abbia ragione di sentirsi discriminato per le proprie convinzioni e condizioni personali e sociali, ma a tutte quelle persone che non si riconoscono eterosessuali o non sono tali. Si giunge così al paradosso di garantire una ingiustificata disparità di trattamento tra i cittadini, certamente censurabile dalla Corte costituzionale. Invece, se al contrario decidessi di fondare la mia dichiarazione di voto sulla disamina di queste argomentazioni, con ogni probabilità, vi limitereste ad etichettare il mio intervento come meramente omofobico, perché proprio chi professa la necessità di accettare, standardizzandole, tutte le declinazioni dell'umano, anche per mezzo di strumenti punitivi, è il primo a condannare purtroppo oggi, nel vero senso della parola, chi lecitamente sostiene una diversa idea di civiltà. E secondo noi il tema è proprio questo: non si tratta di disquisire in ordine alla censurabilità di una condotta discriminatoria, ma di inibirla anticipando la soglia del pericolo e governando la libera formazione delle idee e dei convincimenti, a discapito del pensiero dissenziente. In questo senso, bilanciare la compromissione del diritto di libera manifestazione del pensiero dei cittadini, consegnando ai giudici un'amplissima discrezionalità anche ideologica, non può rappresentare una soluzione di equità. La norma penale deve punire chiare condotte antisociali e non demandare ai tribunali l'arduo compito di definire i confini, posto che già, l'essere coinvolto in un procedimento penale ha un'innegabile funzione punitiva per il cittadino"In pratica, si pretende che dare del "frocio" sia un esercizio di libertà.