Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha comunicato, con un annuncio ribadito dal segretario di Stato Mike Pompeo, che dall'inizio di maggio non saranno più valide le esenzioni che gli Usa avevano concesso ad alcuni Paesi per l'importazione di greggio dall'Iran.
La decisione fa seguito al ripristino unilaterale da parte degli Usa delle sanzioni nei confronti di Teheran, dopo il mancato riconoscimento dell'accordo sul controllo del programma nucleare iraniano siglato da Obama nel 2015, insieme ad altri Paesi europei che, invece, lo considerano ancora in vigore.
Saudi Arabia and others in OPEC will more than make up the Oil Flow difference in our now Full Sanctions on Iranian Oil. Iran is being given VERY BAD advice by @JohnKerry and people who helped him lead the U.S. into the very bad Iran Nuclear Deal. Big violation of Logan Act?
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) April 22, 2019
Quando Washington aveva ripristinato le sanzioni, aveva concesso delle deroghe a otto Paesi, permettendo loro di continuare ad acquistare il greggio iraniano, almeno per altri sei mesi. Quali sono questi Paesi? Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Turchia, Grecia e... Italia!
Inutile dire che il prezzo del petrolio, dopo tale annuncio, è aumentato oltre i 65 dollari, toccando una valutazione che non si vedeva fin dallo scorso ottobre, mentre il brent è salito ai valori di novembre 2018, raggiungendo persino gli oltre 74 dollari a barile.
Negli ultimi mesi, l'Arabia Saudita e altri Paesi OPEC hanno tagliato drasticamente le forniture di greggio. Pertanto le sanzioni di Trump all'Iran, che vanno ad aggiungersi a quelle imposte all'industria petrolifera venezuelana, non potranno che far aumentare il prezzo del greggio, favorendo, a questo punto, anche le quotazioni dello shale oil statunitense. Un caso?
La Cina, tra i principali importatori di greggio dall'Iran, ha criticato la decisione degli Stati Uniti dichiarando che gli accordi siglati da Pechino con Teheran "ragionevoli e legittimi" rimarranno in vigore.
Da parte dell'Italia, ovviamente, nessuna dichiarazione né dal Governo, né dai sovranisti, quelli del "Prima gli Italiani" che vedono in Trump il loro faro, il loro nume tutelare. Neppure Giorgia Meloni, la sora Cecioni in orbace e "trumpista convinta", ha ancora spiegato come gli interessi degli Italiani adesso potranno venire prima conciliandosi con quelli imposti dall'amico, ma forse si dovrebbe dire camerata, Trump.
Per questo, per i sovranisti è meglio volare bassi e rimanere su argomenti meno imbarazzanti e problematici, limitandosi ad invocare blocchi navali, respingimenti, e conseguenti affondamenti, delle barche di migranti nel Mediterraneo... visto che loro non hanno voce e potere e, pertanto, problemi non ne possono creare.