Ci sono periodi in cui i dati sono tali che possono esser letti in un unico modo. Altre volte i dati possono esser letti in funzione della convenienza. Ed è appunto la convenienza che sembra guidare i commenti positivi relativi alla diffusione odierna dei dati forniti dall'Istat.

Cominciamo dall'occupazione. Il dato che l'Istat sottolinea nel suo commento di introduzione è un aumento dello 0,3% del numero di occupati pari a 71.000 occupati in più. Un piccolo passo avanti rispetto a maggio (+0,1%) ed un +0,3% sui mesi precedenti. E sul commento ci vengono riproposti dall'Istat ulteriori dati positivi, mentre non viene indicato un dato che in altre occasioni era subito sottolineato e che riguarda in quale categoria questi occupati sono cresciuti. Quindi, per avere questo dato è necessario consultare il report in dettaglio.

Scorrendo il documento, a pagina 3, è possibile scoprire il dato interessante che non è stato ben sottolineato e cioè che la crescita dell'occupazione nel mese di giugno si deve esclusivamente ai lavoratori indipendenti (in pratica alle partite Iva), mentre il numero dei lavoratori dipendenti a termine e permanenti è stabile rispetto al mese precedente. Quindi, se ne può ricavare che non trovando lavoro molte persone si mettono in proprio pur di cercare di guadagnare. Rispetto a giugno dello scorso anno il numero di occupati è salito in un anno di 329 mila unità.

Non appena sono stati pubblicati i dati, il presidente del Consiglio Renzi ha subito esternato la sua soddisfazione dando i numeri: «Fatti, non parole. Da febbraio 2014 a oggi, ISTAT certifica più 599MILA posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il #jobsact».
Prima di tutto bisognerebbe che qualcuno ricordasse a Renzi che la sua riforma del lavoro è andata in vigore a partire da gennaio 2015 e non da febbraio 2014. Inoltre, Renzi continua a confondere gli occupati con i posti di lavoro. Qualcuno dovrebbe spiegargli, una volta per tutte che i dati sono diversi tra loro e non possono essere corrispondenti.


Per quanto riguarda i prezzi al consumo, l'Istat registra un leggero aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua (era -0,4% a giugno) dovuto ad un aumento della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti. Nella sostanza, però, l'Italia nel 2016 continua ad essere in deflazione: -0,1% a luglio invece del  -0,2% di giugno.

Infine, l'Istat ha pubblicato i prezzi alla produzione dei prodotti industriali per il mese di giugno 2016. Rispetto al mese precedente, il dato è in aumento per il secondo mese consecutivo con un +0,5%. Però, su base tendenziale, i prezzi alla produzione dei prodotti industriali diminuiscono del 3% rispetto a giugno 2015.

Pertanto, vedendo i dati nel suo complesso, da cosa sia generato tutto l'ottimismo dimostrato da Renzi rimane un mistero.