L'Istat, seppur con una stima preliminare ha comunicato che il PIL (Prodotto Inetrno Lordo) dell'Italia, per l'anno 2015, è aumentato dello 0,6%. Il dato ufficiale e definitivo sarà comunicato tra qualche settimana, entro il mese di marzo. 

Il dato registrato, seppur al di sotto delle aspettative di metà anno indicate da Governo, Confindustria e dallo stesso Istat è comunque positivo rispetto a ciò che era stato registrato negli ultimi anni. La domanda però è d'obbligo. Questo risultato è sufficiente per dire che l'Italia è in ripresa?

Per rispondere basta ricordare una dichiarazione rilasciata a maggio 2015 dal deputato Alfredo D'attorre, al tempo PD oggi nel gruppo Sionistra Italiana - SEL, che ricordava che il gove rno aveva previsto nel docuwmento di programmazione economica una crescita annuale del PIL, per il 2015, pari allo 0,6%. Quindi, il dato è stato rispettato.

C'è però da aggiungere un particolare di non secondaria importanza. Nello stesso documento, il governo aveva anche affermato che il risparmio per la spesa dello Stato  nel 2015 sarebbe stato dello 0,6% rispetto all'anno precedente, grazie a dati congiunturali favorevoli quali il basso prezzo del petrolio, il QE della BCE ed il cambio favorevole con il dollaro USA.

Quindi, ne dobbiamo dedurre che la crescita è dovuta solo ad un risparmio della spesa derivante oltretutto da elementi esterni all'azione del Governo che hanno avuto un effetto positivo sulle esportazioni che sembrano continuare ad essere l'unica risora in grado di sostenere il paese.

Per concludere, nel dato comunicato dall'Istat, nonostante i proclami renziani sull'utilità e l'efficacia delle cosiddette riforme, l'economia interna al paese non cresce o almeno non lo fa in maniera sufficiente e significativa da incidere come reale volano di ripresa.