La musica e il teatro sono i punti fermi di una civiltà, se chiudono, io non ho più niente così Paola Palma cita in un post Andrée Ruth Shammah.

Il sentimento che traspare in questa frase ci accomuna tutti e ancora di più penso ai colleghi musicisti che in questi giorni si sono visti annullare i loro concerti (di cui vivono) e penso all’intera filiera che lavora in campo culturale che è sempre la prima ad essere danneggiata, oggi come in passato, nei secoli dei secoli.

Come faranno a sopravvivere in questo periodo e con quali fondi? Notizia non pervenuta e di scarso interesse purtroppo.

Non si parla abbastanza degli effetti  devastanti che questa follia collettiva attorno al Coronavirus avrà sulla nostra economia. 

Stiamo subendo un tempo sospeso dalla realtà in una dimensione quasi onirica che ci riporta ai tempi di guerra o al Medioevo quando non si poteva suonare, i teatri erano chiusi ed erano vietati tutti gli spettacoli durante la quaresima.

E’ bastata un’ordinanza per diffondere il panico e riportarci a piè pari nel buio, al coprifuoco e alle tessere annonarie, indipendentemente dalla nostra età anagrafica.

Oggi come allora non ci resta che sperare.

Sperare che siano stati stanziati fondi sufficienti per la ricerca di una cura del CoronaVirus, con il supporto di tutti i paesi… e che di questo e solo di questo si parli!

Sperare che i nostri politici non strumentalizzino questo momento per altri obiettivi ed interessi più o meno celati!

Sperare che i media si adoperino per informare correttamente e non per terrorizzare

Sperare che presto i teatri e le scuole riaprano e che la musica riprenda a suonare.