Ancora incerto l'esito del voto in Israele. I risultati definitivi si sapranno venerdì, ma anche stavolta si rischia lo stallo
24 ore dopo dai primi exit poll, con il 90% delle schede scrutinate, il risultato delle elezioni in Israele è ancora incerto, almeno per quanto riguarda la formazione di un governo e la possibilità che questo possa essere sostenuto da una maggioranza stabile, seppur risicata.
Quel che è certo, invece, è che il Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu è ancora una volta il partito più votato e al Parlamento conserverà almeno una trentina di deputati.
L'esito finale dello scrutinio, non sarà disponibile, probabilmente, prima di venerdì, perché solo giovedì avverrà il conteggio delle schede di quanti hanno votato per posta (soldati, pazienti negli ospedali, ecc.).
Anche stavolta, però, sembra difficile che a destra o a sinistra possa formarsi una coalizione in grado di ottenere l'appoggio di 61 dei 120 parlamentari presenti alla Knesset.
Aghi della bilancia, per eventuali coalizioni di destra e sinistra sono, rispettivamente, Yamina di Naftali Bennett e la Lista Araba Unita guidata da Mansour Abbas. Al momento entrambi non si sono ancora espressi in merito alla possibilità di far parte di una delle due alleanze.
Il secondo partito più votato, con 17 seggi, è Yesh Atid di Lapid, che è diventato il principale partito d'opposizione. Seguono i religiosi di Shas con 9 seggi, Blu e Bianco con 8, mentre sono numerosi i partiti che hanno conquistato 7 seggi: i religiosi del “Giudaismo della Torà”, i laburisti, l'estrema destra di Yamina guidata da Bennet, Yisrael Beitenu del più volte ministro Lieberman. 6 seggi vanno ai sionisti religiosi, alla Lista araba unita (molto ridimensionata rispetto ai 15 seggi di un anno fa), a Nuova Speranza del rivale di Netanyahu Saa'r e alla sinistra sionista di Meretz.
Potrebbe aver superato la soglia di sbarramento conquistando 5 parlamentari anche il partito arabo islamista Ra'am, il cui leader Mansour Abbas in campagna elettorale non ha escluso (clamorosamente) di poter partecipare ad un governo guidato da Netanyahu.
Al momento l'ago della bilancia più credibile per la formazione di un futuro governo in Israele resta comunque Naftali Bennet. Il leader di Yamina ed ex-ministro di un precedente governo Netanyahu per ora non si è espresso, ma ha già fatto intendere che se dovesse dare il proprio appoggio a Netanyahu lo farebbe solo in cambio di ministeri "pesanti", senza neppure escludere l'ipotesi di una premiership a rotazione come quella architettata nella scorsa legislatura tra Netanyahu e Benny Gantz.