Una lotta contro il tempo per salvare il piccolo Rayan, caduto martedì in un pozzo. Siamo in Marocco ma storie come queste capitano ovunque e sono capitate in passato.
Mi immedesimo in questo piccolo bambino e in tanti altri protagonisti di questa incredibile disavventura, nei momenti più bui e tristi ma anche nei momenti di speranza, di luce.
I sensi di colpa, lo sconforto, le emozioni, i sentimenti, la voglia di uscire e dire le cose non dette, i tentativi di salvataggio, i rischi, perché il lieto fine è sempre dietro l'angolo e la speranza di un bambino è davvero incrollabile.
Rayan, con questo nome lo hanno identificato i media locali, martedì giocava vicino ad un pozzo nella cittadina di Tamorot (Marocco), a 100 km da Chefchaouen. Sembra che sia caduto per circa 32 metri attraverso una stretta apertura.
Dopo giorni di scavi mancano solo tre metri per raggiungerlo, ma c'è il rischio di una frana. Quindi, per precauzione, per raggiungere Rayan si sta scavando un pozzo parallelo accanto al pozzo principale, secondo quanto riportato dal portavoce del governo marocchino Mustapha Baitas.
"Ci siamo quasi", ha detto venerdì pomeriggio uno dei responsabili delle operazioni di soccorso, Abdesalam Makoudi. "Abbiamo lavorato senza sosta per tre giorni e la stanchezza sta aumentando, ma l'intera squadra non demorde".
Le operazioni di soccorso, guidate dalla Direzione della Protezione Civile del Marocco, sono in corso da martedì sera, e sono proseguite ininterrottamente anche durante la notte.