La legge elttorale tiene banco tra i partiti. La discussione è cominciata da alcuni giorni, ma solo ieri vi è stata un'ampia, ma forse è meglio utilizzare abbastanza convinta, convergenza verso il modello tedesco. Parafrasando Kennedy, si potrebbe dire che tutti i parlamentari adesso dicono "ich bin deutscher". Ma è proprio così?
La svolta è avvenuta con i 5 Stelle che, dopo essere stati interrogati sul blog dal capo supremo Bepe Grillo se avessero o meno voluto il modello tedesco come quello su cui votare, hanno risposto convintamente sì. Non certo una novità. Allora, che il modello tedesco sia. Così le delegazioni PD e M5S si sono parlate e hanno confermato che il tedesco va bene. La sinistra che non sta con Renzi ha detto che ci stava pure lei... e così via.
I mal di pancia, tanto per marcare il territorio e vedere dove si andrà a parare, sono venuti da Alfano. Le perplessità del "leader" di AP, o comunque si chiami adesso il suo partito, sono sulla soglia di sbarramento che in Germania è al 5% e che in Italia vedrebbe negato un seggio, se non conquistato con l'uninominale, ad un discreto numero degli attuali parlamentari.
Sinceramente, non è semplicissimo capire il modello tedesco che prevede due voti, uno per l'uninominale e l'altro per il proporzionale, in relazione alla ripartizione dei seggi, perché - soprattutto per i partiti piccoli - scattano delle condizioni che si basano anche sul fatto di aver conquistato anche dei collegi uninominali.
Senza entrare nei dettagli, possiamo abbreviare dicendo che il modello tedesco permette una rappresentatività diretta per metà assemblea tramite il voto del collegio uninominale, mentre con i voti del proporzionale si dà forma alla maggioranza parlamentare. Maggioranza che però è difficile ottenere. Questo, in Germania, è stato confermato nelle ultime legislature dove si è finito per fare dei governi di coalizione tra democristiani e socialisti... non una novità per l'Italia!
Ma in Italia, ancora, non si è capito a quale modello tedesco si affidino i nostri partiti. il Movimento 5 Stelle vuole un modello tedesco così com'è salvo valutare la possibilità di aggiungere un premio di maggioranza che possa soddisfare le indicazioni finora espresse dalla Consulta. Premio che favorirebbe la governabilità senza sottostare ad alleanze con altri partiti.
Il PD ancora non è chiaro a che modello si riferisca con tedesco, tanto che lo ha definito Rosatellum, una specie di mano di vernice per evitare che venisse utilizzato il nome del primo estensore, Verdini, che lo aveva proposto e che era stato subito catalogato come Verdinellum!
Anche in quel caso ci sono delle differenze con il modello tedesco, in funzione soprattutto della necessità di consevare seggi blindati per candidati che un partito desidera che comunque siano eletti. Un probelma di rappresentanza che negli ultimi anni ha dato ampia prova che la rappresentanza parlamentare dei cittadini non solo è teorica, ma avviene anche tramite persone le cui qualità politiche, morali, intellettuali sono più che scarse, se non del tutto assenti.
Quindi, quando nei prossimi giorni, i media parleranno di sistema tedesco, non affannatevi ad andare a consultare in che cosa realmente consista. Infatti, la legge elettorale italiana, anche se il modello tedesco farà nominalmente da base, finirà per essere completamente diversa, anche con il solo uso di qualche virgola, piazzata qua e là.
Oltretutto, il modello tedesco si riferisce all'elezione diretta di una sola Camera, perché l'altra è una camera i cui membri vengono nominati. Pertanto, per il Senato come si voterà? Con lo stesso sistema, ma con un numero di seggi minore oppure vi sarà una legge diversa? Nessuno ne parla, facendo credre cheil modello tedesco magicamente possa risolvere qualsiasi questione.
Pertanto, attendiamo fiduciosi che non accada assolutamente nulla e che, nel caso invece, i partiti si trovino incredibilmente d'accordo nel decidere un nuovo sistema elettorale, questo sarà sicuramente un pasticcio assoluto, da cui però emergeranno sempre e comunque i soliti noti. Questa è l'unica certezza che abbiamo.