Inciuci, giochetti di palazzo, governi tecnici o "di scopo" non fermeranno la voglia degli Italiani di un governo finalmente forte, chiaro, libero, per tornare a correre, per l'Italia dei SÍ. Ci stai?

Questo è l'ultimo degli slogan elettorali predispoisti da Luca Morisi per Matteo Salvini. Quel che però non è detto in tale slogan, è il sottinteso alla domanda posta. Infatti, la risposta logica che tale domanda presuppone è "... a continuare a farti prendere in giro?"

Naturalmente si potrebbero usare espressioni leggermente diverse, ma il succo non cambia, perché l'aver scelto adesso, da parte di Salvini, di voler andare alle urne è chiaramente una presa in giro.

È lo stesso Salvini che lo confessa quando fa credere che grazie al voto l'Italia potrà godere di tutte le bellezze da lui auspicate e ventilate durante i suoi comizi. Ma se Salvini avesse voluto attuare fin da subito tutte le sue promesse, avrebbe chiesto il voto almeno un mese fa o anche prima, visto che i rapporti con l'alleato di governo erano anche allora gli stessi di oggi.

E allora perché chiedere le elezioni adesso? È molto semplice. Perché Salvini in questo modo è sicuro che, in nessun caso (che si vada o meno al voto) potrà fare una legge di bilancio che contenga la flat tax e le altre fantastiche millanterie della sua propaganda.

Se il Governo giallo-verde fosse rimasto in carica, il bluff della Lega sulla flat tax sarebbe stato smascherato, per mancanza di coperture prima di tutto, al di là poi delle problematiche costituzionali relative al provvedimento.

Facendo cadere il Governo adesso, invece, Salvini è matematicamente sicuro che la flat tax non potrà essere fatta, ma in questo caso potrà scaricare ad altri la colpa delle sue bugie.

Nel caso di un Governo tecnico, cui la Lega non parteciperebbe, sarà di quello la responsabilità.

Nel caso, invece, che si vada al voto e che sia proprio la Lega a vincere le elezioni formando un Governo neofascista, o per proprio conto o con gli altri alleati del centrodestra, non ci sarebbero i tempi tecnici per fare una legge di bilancio che includa le promesse elettorali di Salvini.

È proprio su questo che il segretario leghista sta puntando. Dal momento in cui il presidente della Repubblica scioglie la Camere ci vogliono, in media, due mesi, prima di andare al voto. Poi ci sono i tempi tecnici per la convocazione del nuovo Parlamento, per le consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo Governo, per il voto di fiducia alla Camera e al Senato... insomma, ben che vada, un nuovo Governo - ma solo nel caso che il risultato delle urne possa indicare una maggioranza certa - non potrebbe essere formato prima della metà di novembre... ben che vada!

In tal caso, in base alle regole dell'Ue, l'Italia sarebbe già in ritardo di un mese per la presentazione della bozza della legge di bilancio, che deve essere inviata alla Commissione Ue entro il 15 ottobre.

Pertanto, anche se si andasse al voto, il nuovo Governo targato Lega, dando la colpa ai 5 Stelle, alle opposizioni e all'Europa, purché quest'ultima ci conceda una deroga, direbbe che non ci sono i tempi tecnici per impostare una legge di bilanco organica per il 2020, limitandosi a misure di ordinaria amministrazione, minime necessarie ad evitare l'esercizio provvisorio e problemi sui mercati finanziari. Rimandando le meraviglie elencate nella propaganda al prossimo anno.

Ma a quel punto la Lega, controllando il Parlamento, deciderà che cosa sia più conveniente sbandierare agli italiani e, probabilmente, la flat tax verrebbe sostituita da una nuova bandiera o rimandata a tempi migliori. Ma la Lega avrà in Parlamento i numeri per rivedere lo Stato democratico in senso autoritario, neofascista.

Il piano di rinascita democratica di Licio Gelli sarà così attuato.