Pro Vita & Famiglia Onlus e la libertà di... discriminare
Secondo Pro Vita & Famiglia Onlus il ddl per contrastare omofobia e transfobia di Alessandro Zan e Laura Boldrini non sarebbe contro le discriminazioni di genere e contro quelle al mondo Lgbt, ma in realtà avrebbe come obiettivo principale, se non unico, quello di abolire le differenze di genere, il fatto che "nasciamo tutti o maschi o femmine!"
Una legge bavaglio, quella che dal 30 marzo inizierà il suo iter alla Camera, secondo Pro Vita, che sarebbe, oltre che liberticida, un attentato alle libertà costituzionali degli italiani.
In pratica, in base alla logica di Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita & Famiglia, il principio di libertà consisterebbe nel poter discriminare le persone anche in base al genere di appartenenza e al loro orientamento sessuale:
"Zan e i suoi compari - secondo Pro Vita & Famiglia Onlus - col pretesto di voler proteggere le persone omosessuali o transessuali modificando gli articoli 604 bis e ter del Codice penale, in realtà toglieranno la libertà di pensiero e di parola alla maggioranza degli italiani e a quanti si battono contro l'ideologia gender insegnata nelle scuole ai nostri bambini, a quanti credono che i nascituri nascono da e hanno bisogno di mamma e papà, a quanti credono che i sessi sono due, maschio e femmina".
A tale scopo, quindi, l'organizzazione ha lanciato una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica contro i pericoli liberticidi nascosti nel ddl Zan, predisponendo affissioni di manifesti a Roma e successivamente su tutto il territorio nazionale, del tipo d quello riportato ad inizio articolo.
I manifesti avranno messaggi che varieranno, con la finalità di scioccare la gente, riportando anche casi di cronaca come quello di un pasticcere condannato per essersi rifiutato di fare una torta di nozze per una coppia gay, accaduto a... Denver, negli Usa!
Per i cattolicissimi esponenti di Pro Vita la libertà di pensiero e di parola consiste nel discriminare chi non sia maggioranza. Ma in fondo sono anche da comprendere. Se non si potranno fare discriminazioni, la loro organizzazione non avrà più modo di esistere.