Il termine giusto come lo ha chiamato il ministro Minniti è sottovalutazione, non follia.
Quello che conta, secondo il magistrato e tutti quelli che si occupano di lotta contro la violenza sulle donne, è attivare una protezione quando esistono alcuni presupposti: una denuncia di maltrattamenti subiti a vario livello, un processo di separazione di coppia, il possesso di armi da parte del partner che non si rassegna alla fine del rapporto.
La tragedia di Latina aveva tutti i presupposti per far scattare un campanello d’allarme, ma l’unica cosa che è scattata è stato quel maledetto grilletto.
In Italia sono complessivamente 6,788 milioni le donne che hanno subito, almeno una volta nella loro vita, un atto di violenza fisica o sessuale. E dei quasi 7 milioni di donne che hanno incontrato un uomo violento, in base ai dati Istat del 2016, il 20% ha subito violenza fisica (il 21% violenza sessuale). Su 149 omicidi di donne, in quasi la metà dei casi i responsabili i sono i partner.
Secondo la relazione della Commissione parlamentare nell’ultimo quadriennio, i femminicidi rappresentano oltre un quarto degli omicidi commessi.
Lo scorso anno, da gennaio a dicembre 2017, sono state 113 le donne che hanno perso la vita, sostiene Sos Stalking. Quasi tutte uccise da mariti o ex compagni.
Servono efficaci misure di prevenzione e un percorso di liberazione che permetta alle donne di rendersi autonome sia da un punto di vista psicologico che economico.
Il problema serio è la lungaggine della giustizia, che spesso non dà neppure pene certe.