In una sezione del suo sito personale, intitolata Enwes, il premier segretario di partito Matteo Renzi, riassume, in forma di diario, la sua agenda pubblica con ciò che ha fatto e con ciò che sta per fare. Nell'ultimo articolo, pubblicato oggi, Renzi sottolinea, come se ce ne fosse ancora bisogno, la sua supposta concretezza dopo anni di immobilismo. In parole povere nulla o quasi è stato fatto prima del suo avvento.

Un breve florilegio delle affermazioni di Matteo Renzi nella Enews (sic!) 411. 

Abbiamo licenziato il “disegno di legge delega sui temi della povertà”: è la prima volta in 70 anni che l’Italia si dota di un provvedimento organico di contrasto alla povertà. Sono 700 milioni per il 2016, e supereremo il miliardo il prossimo anno. Naturalmente confermo ciò che ho sempre detto: la prima misura contro la povertà è la crescita. Insistere su tutto ciò che rimuove gli ostacoli all’economia e allo sviluppo significa fare il bene dei più deboli, altro che poteri forti.

Secondo impegno rispettato, il “JobsAct dei lavoratori autonomi”, uno Statuto che per la prima volta parla a oltre due milioni di professionisti e partite Iva, mettendo insieme equità, merito e crescita professionale. Anche in questo caso si tratta di un provvedimento di cui da anni si parlava e che finalmente passa dalle chiacchiere alla realtà.

Le riforme sono leggi e dopo tre anni di recessione è tornato il segno più nei fondamentali economici. Possiamo tornare a fare il nostro mestiere, dunque. E il nostro mestiere è guidare l’Europa, non andare in qualche palazzo di Bruxelles a prendere ordini.

L’incontro con Angela Merkel è stato utile: insieme abbiamo ribadito che il più grande pericolo per l’Europa sono populismo e demagogia e io personalmente continuo a credere che populismo e demagogia crescano con più forza dove c’è disoccupazione, dove manca la crescita, dove l’austerity cieca annulla le prospettive di sviluppo. Ma quello che manca all’Europa di oggi è la dimensione ideale, la forza del sogno, la capacità di dire no a chi immagina muri e frontiere.

Le frasi estrapolate sono un esempio della propaganda renziana e del suo "stile" nell'affrontare i problemi. È normale che un politico incensi se stesso ed è normale che lo faccia quando utilizzi i propri mezzi di comunicazione. Meno normale che lo stesso stile venga proposto anche quando Matteo Renzi veste i panni di capo del governo. I risultati, oggettivamente, sono preoccupanti: i problemi vengono risolti parzialmente, se non negati e la realtà spesso nascosta, se non addirittura stravolta.

Questo è realismo e non macchina del fango o disfattismo, per usare le stesse parole scritte nel suo articolo da Renzi.