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Il giudizio dell'UPB sulla manovra 2024 del governo Meloni: orientata al breve periodo, pesa su aspettative di famiglie e imprese (parte 2)


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Maggiorazione della deduzione per l’occupazione

La manovra introduce per il 2024 per i titolari di reddito di impresa e per gli esercenti arti e professioni un incentivo di natura temporanea alle nuove assunzioni nella forma di una maggiorazione della deducibilità del costo del lavoro del 20 per cento. L’entità del nuovo incentivo dipende dall’aliquota fiscale dell’impresa oltre che dalla presenza di una base imponibile sufficientemente capiente.

Nel caso delle società di capitali fiscalmente capienti, la maggiorazione del costo deducibile del 20 per cento si traduce in una riduzione percentuale dell’onere effettivo sostenuto dall’impresa di circa 6,3 punti che equivale a uno sgravio contributivo dell’ordine di 7,8 punti percentuali. Per le imprese capienti soggette all’Irpef la riduzione dell’onere del lavoro crescerà all’aumentare dell’aliquota marginale. Con un’aliquota marginale minima del 23 per cento l’onere si ridurrà del 5,9 per cento, con l’aliquota massima del 43 per cento l’onere si ridurrà del 15 per cento. Questo corrisponde a uno sgravio contributivo rispettivamente di 7,4 e 18,7 punti percentuali. Per le imprese non capienti il vantaggio in termini finanziari sarà inferiore in quanto differito nel tempo attraverso il meccanismo del riporto delle perdite.

Va infine notato che la misura si inserisce in un contesto caratterizzato dalla presenza, ormai da diversi anni, di altre agevolazioni con la stessa finalità che si configurano come esoneri parziali o totali dal versamento dei contributi sociali a carico del datore di lavoro. Pertanto, l’appetibilità della nuova misura e la sua efficacia nell’incentivare nuova occupazione vanno valutate alla luce delle coesistenti decontribuzioni in favore dei datori di lavoro e delle loro caratteristiche (entità dello sgravio, durata del beneficio, platea incentivata).

L’introduzione dell’Imposta minima nazionale richiede un attento ridisegno degli incentivi alle imprese per non pregiudicarne l’efficacia. Le modalità di concessione delle agevolazioni, incidendo in maniera differenziata sull’aliquota effettiva, influenzano la dimensione dell’imposizione integrativa che è calcolata a residuo rispetto all’aliquota minima del 15 per cento. Tali modalità possono dunque limitare l’impatto delle agevolazioni e per evitare tale esito queste ultime devono essere disegnate in modo da non ridurre significativamente l’aliquota effettiva.

 

Effetti abolizione dell’ACE e introduzione dell’imposta minima nazionale

Nell’ambito dei provvedimenti attuativi della legge delega per la riforma fiscale, viene disposta l’abrogazione dal 2024 dell’ACE, l’incentivo permanente alla capitalizzazione delle imprese. Mai esplicitamente richiamata nella legge delega, la misura viene collocata nell’ambito della revisione degli incentivi fiscali, ma di fatto costituisce una modifica strutturale del disegno dell’imposta sul reddito delle imprese che comporta la rinuncia alla neutralità tributaria sulla scelta delle fonti di finanziamento. Rappresentando solo il primo tassello di un progetto di riforma più ampio, le finalità della sua abolizione sono difficili da individuare.

Con l’abrogazione dell’ACE si ripristina la maggiore convenienza fiscale per il finanziamento con capitale di terzi rispetto al capitale proprio. Il costo effettivo, al netto dell’imposta, di 1 euro di finanziamento rimane pari a 0,76 euro nel caso del debito e passa, con l’abolizione dell’ACE, da 0,76 a 1 euro nel caso del capitale proprio. L’applicazione, prevista dalla legge delega, di un’aliquota di imposta ridotta sugli utili impiegati nella realizzazione di investimenti nei due periodi d’imposta successivi alla loro realizzazione, implicherebbe un meccanismo di incentivo che sembrerebbe compensare solo parzialmente l’asimmetria di trattamento delle fonti di finanziamento.

 

Misure in ambito pensionistico

Le misure in ambito pensionistico vanno nella direzione di un cambiamento di visione rispetto agli ultimi anni. Sono riproposti i canali temporanei di pensionamento con requisiti ridotti rispetto agli ordinari, ma a condizioni più stringenti. Contemporaneamente, si introducono norme che incideranno strutturalmente sull’evoluzione della spesa pensionistica con effetti di consolidamento a medio-lungo termine come ad esempio il ricalcolo della quota retributiva delle pensioni degli iscritti ad alcune Casse di lavoratori pubblici e l’anticipo dello sblocco dell’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di pensionamento anticipato.

Su orizzonti lunghi il ricalcolo della quota retributiva per alcune categorie di lavoratori pubblici ha un impatto finanziario significativo: da oggi al 2043 i risparmi cumulati ammonterebbero a 32,9 miliardi (21,4 al netto della fiscalità), la maggior parte dei quali si realizzeranno negli anni in cui è atteso il manifestarsi della gobba pensionistica. Tuttavia, nei prossimi anni (fino al 2028-2030) il ricalcolo richiede un sacrificio a livello individuale, parzialmente compensabile negli effetti con un posticipo del pensionamento di uno o due anni.

Per i lavoratori “contributivi” sono stabiliti la riduzione dell’importo minimo per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria e l’aumento di quello per l’accesso alla pensione anticipata con requisiti di età. Si permette a chi arriva a 67 anni con una posizione pensionistica molto debole, difficilmente migliorabile tramite ulteriori sforzi lavorativi, di accedere a dei redditi che seppure bassi possono alleviare i bisogni, mentre si richiede che i soggetti relativamente più giovani si sforzino di rafforzare autonomamente l’adeguatezza delle proprie pensioni.

Sullo sfondo, restano i problemi della bassa e discontinua contribuzione pensionistica delle generazioni giovani che, se nulla cambia, prelude alla maturazione di pensioni anch’esse basse. Sarebbe opportuno non limitare il dibattito ai soli cambiamenti delle regole e dei parametri del sistema pensionistico, ma di abbracciare tematiche più ampie del mercato del lavoro, del rafforzamento degli altri istituti di welfare rivolti alle età più giovani, della fiscalità e della crescita, con specifica apertura inclusiva per i giovani.

 

Sanità

Le risorse aggiuntive stanziate dalla manovra sono sufficienti a mantenere nel 2024 l’incidenza della spesa sul PIL al livello pre-pandemico (6,4 per cento per nel 2019). Va sottolineato che il Servizio sanitario nazionale, pur presentando una spesa contenuta in termini pro-capite e in rapporto al PIL e buoni indicatori di salute, appariva già allora sottoposto a tensioni. Non si assiste ancora a quel potenziamento strutturale del SSN che sembrava essere diventato un obiettivo condiviso nella fase dell’emergenza sanitaria.

Il finanziamento del SSN per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, tenendo conto del costo delle misure previste dal DDLB, compreso l’incremento del tetto sulla spesa farmaceutica diretta, dell’applicazione dei nuovi LEA e del contenzioso delle imprese sul pay-back. Ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all’impatto di eventuali nuove pressioni dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario.

 

Interventi per la famiglia: disabilità e asili nido

Il Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità in sostituzione di quattro distinti finanziamenti preesistenti in materia è certamente un primo passo nella direzione di superare la marcata frammentazione degli interventi in materia. La dotazione del nuovo Fondo è, tuttavia, inferiore al valore complessivo delle risorse disponibili nei fondi eliminati. Il quadro istituzionale per la disabilità, come anche per le altre materie connesse all’ambito sociale, rimane tuttavia estremamente complesso e variegato e si appoggia su molteplici ulteriori fonti di finanziamento. È auspicabile una rapida attuazione della delega in materia di disabilità anche per evitare che in futuro risorse destinate alla disabilità siano distolte per finanziare altro.

Sono inoltre previste diverse misure a sostegno alla genitorialità. Tra queste, l’intervento che innalza il contributo per il pagamento delle rette degli asili nido (bonus asili nido) a 3.600 euro con riferimento ai nati dal 2024 per i nuclei con un indicatore ISEE fino a 40.000 euro nei quali sia presente almeno un figlio di età inferiore a dieci anni, fa sì che il bonus aumenti di fatto di 600 euro per i nuclei con un ISEE fino a 25.000 euro e di 1.100 euro nel caso di ISEE compreso tra 25.000 e 40.000 euro. La manovra prevede contestualmente un incremento del tetto di spesa per la misura, nonostante in passato gli importi complessivamente erogati siano sempre stati inferiori a quelli stanziati. Pur considerando l’incremento del bonus, la stima della relazione tecnica appare eccessivamente prudenziale. Inoltre, appare poco verosimile che detto incremento, data la differenziazione delle tariffe a livello comunale, sia nel pubblico sia nel privato, consentirà di coprire integralmente le rette sostenute da tutte le famiglie interessate.


Per avere un resoconto dettagliato della bocciatura alla legge di bilancio 2024 da parte dell'UPB si può consultare quanto riportato alla pagina seguente:

Audizione nell’ambito dell’esame del DDL di bilancio per il 2024



Così, nella stessa occasione, il ministro dell'Economia, Giorgetti, aveva definito (fantasiosamente) la manovra del Governo:

"Il disegno di legge di bilancio che vi ho presentato concentra le risorse disponibili su obiettivi chiari e ben delimitati, per fornire risposte certe alle esigenze degli individui più vulnerabili in un contesto ancora piuttosto delicato. Al contempo – ha sottolineato il ministro - introduce interventi finalizzati a favorire la sostenibilità complessiva della finanza pubblica nel medio lungo periodo, elemento fondamentale per favorire uno sviluppo crescente e duraturo della nostra economia”.L’ambito di intervento più rilevante della manovra è rappresentato dal sostegno alle famiglie, “anche per compensare per quanto possibile – ha detto Giorgetti - la perdita di potere di acquisto che hanno subito finora. Ciò dovrebbe tradursi in un sostegno ai consumi, all’occupazione e alla crescita del PIL”. Inoltre “sono state introdotte ulteriori misure per la natalità – ha sottolineato il titolare di via XX settembre – sempre agendo sulla leva della decontribuzione per le lavoratrici”.È un ulteriore tassello del lavoro “paziente e responsabile” ha aggiunto Giorgetti “che stiamo realizzando per attuare, con gradualità e compatibilmente con gli spazi disponibili, gli interventi programmatici previsti per questa Legislatura".

Per leggere il testo integrale del suo intervento...

Nessun commento da Palazzo Chigi, per il momento, sulla bocciatura ricevuta dall'UPB.

Autore Mario Falorni
Categoria Politica
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