Dal vitalizio di Formigoni al PNRR il passo è breve
Mercoledì, erano tre le mozioni all'ordine del giorno del Senato sulla questione vitalizi.
La 1-00373, presentata dai senatori Licheri, Malpezzi, De Petris ed altri, era formulata in questi termini:Il Senato, premesso che sul tema dei vitalizi sono intervenute diverse delibere del Consiglio di Presidenza e decisioni degli organi di autodichia del Senato della Repubblica, in materia di revoca a seguito di condanna penale definitiva;considerato che: il Consiglio di Garanzia, con decisione del 18 maggio 2021, ha annullato la delibera del Consiglio di Presidenza del Senato n. 57 del 2015, che prevedeva la cessazione dell'erogazione del vitalizio per gli ex Senatori condannati in via definitiva per reati gravi;la suddetta ultima decisione è suscettibile di determinare un grave vuoto normativo, si impegna ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, tenendo conto dei principi posti dalla normativa vigente in materia di incandidabilità, volte a disciplinare i casi di revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità.
La 1-00374 dei senatori Romeo, Bernini, Ciriani ed altri presentava la seguente richiesta:Il Senato, premesso che il Consiglio di Presidenza, il 7 maggio 2015, ha adottato la deliberazione n. 57 in materia di cessazione dell'erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni a favore dei Senatori che abbiano riportato condanne definitive per reati di particolare gravità;preso atto della decisione della Commissione contenziosa del Senato n. 664 del 13 aprile 2021 con la quale, in accoglimento di un ricorso, la predetta deliberazione è stata annullata;considerata la decisione con la quale il Consiglio di Garanzia, il 19 maggio 2021, ha respinto il ricorso presentato in appello avverso la pronuncia di primo grado e ha confermato integralmente nel merito la decisione della Commissione contenziosa,si impegna a rivalutare, nelle sedi competenti, nel rispetto dei principi dell'articolo 54 della Costituzione e della legge di cui all'articolo 65 della Costituzione stessa, la disciplina dei vitalizi dei Senatori in caso di irrogazione di condanne definitive per reati di particolare gravità.
Infine, questo il testo della mozione 1-00375, presentata dal senatore Cucca ed altri, sui vitalizi.Il Senato, premesso che sul tema dei vitalizi sono intervenute diverse delibere del Consiglio di Presidenza e decisioni degli organi di autodichia del Senato della Repubblica, in materia di revoca a seguito di condanna penale definitiva;considerato che il Consiglio di Garanzia con decisione del 18 maggio 2021 ha annullato la delibera del Consiglio di Presidenza del Senato n. 57 del 2015, che prevedeva la cessazione dell'erogazione del vitalizio per gli ex Senatori condannati in via definitiva per reati gravi,si impegna ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità.
Durante la fase di discussione, l'intervento del senatore Grasso (LeU) riassume il paradosso della vicenda vitalizi legata alla recente decisione della Commissione Contenziosa del Senato nel riassegnarlo all'ex senatore Formigoni, condannato in via definitiva per corruzione in relazione alla gestione della sanità nella regione Lombardia.Signor Presidente, colleghi, discutiamo oggi il tema dei vitalizi sul quale sono intervenute, dapprima, una delibera del Consiglio di Presidenza del 2015, che prevedeva la cessazione dell'erogazione del vitalizio per gli ex condannati in via definitiva per reati gravi, e poi successive e contrastanti decisioni degli organi di autodichia del Senato, sino alla recente pronuncia del Consiglio di garanzia, che ha sostanzialmente annullato la suddetta delibera sotto il profilo della violazione del principio di uguaglianza, di cui all'articolo 3 della Costituzione, in relazione alla normativa sul reddito di cittadinanza.Il mandato parlamentare, essendo di natura elettiva, non è affatto assimilabile a un rapporto di lavoro. L'indennità parlamentare non può essere dunque qualificata come retribuzione, tanto che viene percepita per il solo fatto di ricoprire la carica, anche nel caso in cui il parlamentare si astenga da qualsiasi attività parlamentare, e serve ad assicurare l'indipendenza della funzione. Pertanto, il vitalizio, come proiezione dell'indennità, non può assolutamente avere natura previdenziale di retribuzione differita.... poiché la Costituzione non menziona i vitalizi, non vi è dunque un diritto intangibile del parlamentare al vitalizio. Si tratta di un diritto costituito dal Consiglio di Presidenza, che ben può legittimamente escluderlo o limitarlo in casi specifici per il cadere di requisiti e condizioni che lo stesso Consiglio di Presidenza può porre. Allo stesso modo, gli organi di autodichia non potevano porre a raffronto, ai fini dell'affermazione del principio di uguaglianza, la norma sui vitalizi dei senatori con la disciplina prevista nei casi di condanna per gravi reati dalle norme sul reddito di cittadinanza, che sono funzionali a integrare il reddito familiare in attesa di trovare un lavoro e a contrastare la povertà e le diseguaglianze.... L'autodichia non può spingersi sino a consentire a un organo giurisdizionale come la Commissione contenziosa o il Consiglio di garanzia di annullare una delibera del Consiglio di Presidenza. È come se un giudice decidesse di abrogare una legge. Tuttalpiù avrebbe potuto decidere sul caso concreto con un'interpretazione della delibera costituzionalmente orientata o sospendere la decisione in attesa di una nuova pronuncia dell'Ufficio di Presidenza. Del resto, per motivare la decisione di primo grado si è fatto ricorso alla legge sul reddito di cittadinanza, con una sostanziale e riconosciuta equiparazione della delibera di un organo del Senato - badate bene - adottata da una sola Camera, a una legge bicamerale dello Stato, affermando che non è stato rispettato l'articolo 3 della Costituzione sull'uguaglianza dei cittadini.... Nel 2019 peraltro ci sono state decisioni della stessa Commissione presieduta dal collega Caliendo, citate nella sentenza, che sono state favorevoli a mantenere la delibera.Non sono riuscito a comprendere perché ci si sia discostati da quelle decisioni. Ripeto peraltro che l'istanza oggetto della decisione l'ha presentata un singolo senatore e quella decisione avrebbe dovuto valere solo per lui. Consideriamo, però, anche le conseguenze: abolendo del tutto la delibera del 2015, si spalancano nuovamente le porte del vitalizio ai senatori condannati non solo per corruzione, ma anche per mafia e terrorismo. Spero proprio che non sia un effetto voluto, ma solo una distrazione.Per tutte queste motivazioni, giudico la decisione del Consiglio di Garanzia profondamente errata da un punto di vista procedurale, sostanziale e politico e ritengo che l'Assemblea, con la presente mozione, possa, come organo politicamente sovrano, indurre l'Ufficio di Presidenza a intervenire adeguatamente per riaffermare le proprie prerogative decisionali in via definitiva.
Le altre posizioni sull'argomento sono espresse in questi termini. Questo è il passaggio che riassume quella del senatore Romeo (Lega):Non entro nel merito delle decisioni prese sia dalla Commissione contenziosa che dal Consiglio di garanzia; non sono neanche un esperto della materia da poter stabilire se sia giusto il riferimento alla sentenza della Corte costituzionale che equipara i vitalizi alle pensioni e il riferimento alla legge ordinaria sulla pensione e il reddito di cittadinanza. Non entro nel merito e non so se sia giusto o meno. Rispetto quella decisione; posso non condividerla, ma la rispetto per motivi appunto di rispetto nei confronti dell'istituzione e della sua autonomia. Dico però che c'è qualcosa che stona in generale, indipendentemente dal fatto che si possa equiparare o no. A un cittadino condannato in via definitiva per terrorismo o per mafia non si può toccare o sospendere la pensione o il reddito di cittadinanza; ma se c'è un politico condannato, a lui bisogna per forza toglierla. C'è qualcosa che stona.
Questa è la posizione a supporto della mozione Cucca (IV-PSI) presentata dallo stesso senatore:... Tra le altre cose, sarebbe anche opportuno, e per questo nella nostra mozione è previsto tale impegno, discutere nelle sedi competenti di questa materia, altrimenti cambiamo i Regolamenti, perché oltretutto considero anche opportuno che venga fatta una valutazione di caso in caso. Ho infatti difficoltà oggettivamente a pensare che possiamo privare del sostentamento una persona che vive in condizioni di indigenza totale in un sistema nel quale un condannato per reati gravissimi, come può essere l'omicidio o qualsiasi altro reato, continua serenamente a godere della propria pensione, dei propri emolumenti per sopravvivere. Ciò maggiormente in un sistema che ha introdotto degli istituti che sono quantomeno strani, se è vero come è vero (la cronaca è piena di esempi), che talvolta dei condannati per fatti gravissimi hanno goduto del reddito di cittadinanza. ...
Come è facile intuire per chiunque abbia avuto la pazienza sufficiente per leggere con una certa attenzione le dichiarazioni sopra riportate, si potrà facilmente comprendere che l'ipocrisia che supporta l'etica di una parte dei parlamentari che siedono in Senato può essere banalmente riassunta con l'ormai celebre frase pronunciata da Alberto Sordi nel Marchese del Grillo: "Ah... mi dispiace... ma io so' io e voi non siete un ....".
È vero, lo sapevamo da tempo, ma vederselo ripetere (anche se in toni sfumati), fa sempre un certo effetto.
Adesso, quelle persone che siedono al Senato e i loro colleghi che occupano i banchi della Camera nei prossimi mesi si occuperanno di dar vita a delle riforme indispensabili per il PNRR che dovrebbero rimodellare il nostro Paese per renderlo migliore.
Ora, con tutta la fantasia a cui uno può fare appello, come è possibile che gente simile possa, ad esempio, fare una riforma della Giustizia nell'interesse del popolo italiano, di tutto il popolo italiano, e non solo dei tanti Formigoni che lo hanno sfruttato finora?
Se qualcuno è in grado di rispondere...