Cronaca

Il delitto di Desirée Mariottini rischia di trasformarsi in boomerang per il Governo e soprattutto per i 5 Stelle

Lega e 5 Stelle hanno iniziato il loro percorso nelle istituzioni proseguendo la campagna elettorale delle elezioni politiche vinte il 4 marzo. Ognuna delle due forze politiche lo ha fatto seguendo le proprie modalità, ormai più che sperimentate.

Ogni provvedimento, anche solo annunciato, viene dato come approvato e, soprattutto, per ogni provvedimento viene indicato il nemico che sarà sconfitto, naturalmente, anche facendogli del male. Quest'ultimo è un elemento imprescindibile nella comunicazione del Governo gialloverde.

Però, come sempre capita, pentole e coperchi finiscono per non coincidere e si arriva a situazioni che possono anche mostrare che il buon governo annunciato dal cambiamento finisca anche per non essere tale.

Lo dimostra la vicenda di Desirée Mariottini, la 16enne trovata morta a Roma in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo. La ragazzina, drogata, avrebbe perso conoscenza e sarebbe stata poi violentata dalle stesse persone che le avevano dato la droga, un mix risultato fatale. Desirée, infatti, dallo stato di incoscienza non si sarebbe più ripresa.

Giovedì, in seguito a questo fatto di cronaca, sono stati arrestati due cittadini senegalesi, irregolari, ritenuti responsabili, insieme ad altre persone non ancora identificate, di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario.

Il ministro dell'Interno ha trasformato il fatto di cronaca nell'ennesimo episodio di propaganda elettorale da dare in pasto ai suoi sostenitori per promuovere la sua battaglia contro i migranti, nei confronti dei quali, da parte di molti italiani è nato un vero e proprio odio razziale, nonostante Salvini dichiari di avercela solo con i delinquenti.

Stavolta, però, la vicenda dell'immigrato cattivo che opera nel degrado di una città, per tale motivo, mal governata è accaduta nella Capitale che da quasi due anni e mezzo è governata da Virginia Raggi, sindaco del Movimento 5 Stelle. A metà legislatura, se le cose a Roma non funzionano come dovrebbero, è possibile dare la colpa ad altri?

Luigi Di Maio, che fra i suoi innumerevoli incarichi conserva anche quello di capo politico del Movimento 5 Stelle, tenta di dimostrare l'indimostrabile. Ecco come.


Dopo aver dichiarato che Desirée Mariottini è stata drogata, stuprata e brutalmente assassinata in centro a Roma in uno stabile occupato, in una bolla d'illegalità e degrado la cui esistenza era nota a tutti, Di Maio aggiunge che "ci deve anche essere la consapevolezza che questa tragedia è stata causata da una serie di sistemi che non funzionano più da tempo, che hanno letteralmente collassato."

Un'ammissione di colpa? La confessione che anche il Movimento 5 Stelle non ha la bacchetta magica? Assolutamente no.

A non funzionare sono "il sistema immigrazione, il sistema accoglienza, il sistema della pubblica sicurezza, il sistema degli alloggi, il sistema della lotta all'abusivismo."

Come risolvere i problemi? Dando più poteri al sindaco di Roma per affrontare meglio la situazione nella Capitale. Alcuni di questi, sempre secondo Di Maio, sono:

1. Più fondi per la prevenzione dei reati, in particolare quelli contro le donne, e per l’assistenza sociale.
2. Se c'è un immobile occupato in pieno centro, il sindaco deve poter intervenire di sua iniziativa per sgomberarlo e ripristinare la legalità.
3. Se dentro sono presenti immigrati irregolari vanno riaccompagnati nelle strutture a loro dedicate o vanno avviate subito le procedure di espulsione.
4. Più poteri per intervenire sulla sicurezza e l'ordine pubblico.
5. Più forze di polizia.

In pratica, secondo Di Maio, è necessario che nel decreto Sicurezza, quando approderà alla Camera, si approvino delle norme che trasformino il sindaco di Roma non si sa bene in cosa... forse in una specie di capo della polizia, un ranger o chissà cos'altro.

In questo modo, Di Maio cerca di sviare le possibili critiche per quanto accaduto, dando la colpa ad una mancanza di risorse e poteri che dovrebbe avere il sindaco della Capitale.

Perché Di Maio non è convincente?

Se le necessità di Roma richiedono tali provvedimenti, perché accorgersene solo dopo quasi 5 mesi di governo?  Perché in una città come Milano, che dal punto di vista delle dimensioni non può non essere meno problematica rispetto a Roma, non dovrebbero essere necessari gli stessi provvedimenti? Inoltre, siamo sicuri che far diventare un sindaco di Roma come il sindaco di una città americana, al di là che la Costituzione lo permetta, possa risolvere realmente i problemi di una città?

Le amministrazioni comunali delle grandi città hanno delle strutture decentrate non solo per offrire servizi ai residenti, ma anche per capire quali siano i problemi di un quartiere e le situazioni di degrado. Sarebbe sufficiente che un sindaco li ascoltasse, li rendesse pubblici, e definisse delle priorità d'intervento.

Tra i tanti provvedimenti spesso criticabili del Governo di centrodestra, vi fu quello di creare dei poliziotti di quartiere. Ammesso che sia sempre in uso, quel provvedimento fu un'operazione di facciata che portò solo a far fare delle passerelle a degli agenti che iniziarono a mostrarsi nei centri storici delle città. Le periferie non furono coinvolte dalla nuova legge. Eppure era dalle periferie che si doveva partire. Perché non riprendere tale progetto, almeno partendo dalle città più grandi?

Nonostante le strombazzanti dichiarazioni in cui questi rappresentanti del cambiamento si propongano come diversi e migliori da chi li ha preceduti, alla prova dei fatti si comportano alla stessa maniera, cercando di mascherare le proprie mancanze con colpe da attribuire ad altri o alla carenza di fondi e risorse, naturalmente sperperate da chi c'era prima di loro.

A parte la propaganda, come dimostrano i fatti, il cambiamento finora non ha cambiato in meglio l'Italia, ottenendo solo il risultato di sdoganare razzismo e fascismo.

Autore Vittorio Barnetti
Categoria Cronaca
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