Efesto forgiava i fulmini per Zeus, era il suo “lavoro”, ma era un dio. Per noi mortali invece come funzionano le cose?

Riflettiamo un momento sulla natura dell'essere umano; giusto un attimo e brevemente, poi magari ci torniamo.

Siamo nati per starcene sul divano a rigirare i pollici? Oppure per sopravvivere alzandoci ogni mattina alle 6:30 e sfiancandoci tutto il giorno con un lavoro, magari odiato, che ci consente di arrivare appena a fine mese? O, ancora, siamo nati per vivere occupandoci tutta la vita nella stessa cosa?

Può essere che non sia naturale nessuna di queste cose. Proviamo a ragionarci su.

L'immobilismo, che riguarda principalmente i disoccupati, è pacificamente contro natura.
Non possiamo starcene fermi, inerti, senza far niente; non siamo geneticamente predisposti a farlo, e non esiste nel regno animale terrestre una creatura biologica che possa fare una cosa simile. Avrebbe, peraltro, ripercussioni gravi nel breve-medio termine sulla salute fisica e psicologica. L'istinto di conservazione ci impone di interessarci e appassionarci a qualcosa, quindi è scontato che ci si trovi un impegno per mantenersi attivi. In un contesto organizzato, ci recheremmo in ipotetici luoghi che ispirino la nostra necessità di attivarci e essere utili a noi stessi, a qualcuno, a qualcosa.

Tuttavia, come è normale in natura, esistono le eccezioni (aberrazioni). C'è la tigre che non caccia, e quindi morirà di fame. Ci sarà l'uomo che davvero sprofonderà sul divano, e quindi morirà del male che piacerà alla sua apatia.

Lavorare per sopravvivere, che riguarda la maggioranza assoluta di qualunque popolazione, è altrettanto innaturale.
Non c'è molto da dire su questo punto. Certamente dobbiamo categoricamente escludere che l'essere umano possa trovarsi bene in una simile condizione, figuriamoci essergli naturale. Si ammalerà nella mente e nel corpo allo stesso modo di ritrovarsi in quell'altra innaturale condizione di immobilismo appena argomentata.

Lavorare per vivere, che riguarda una piccolissima minoranza di qualunque popolazione, può essere naturale in certi casi.
Potersi occupare di qualcosa che piace garantisce spesso la possibilità di farlo a lungo, contenti e per tutta la vita, rendendosi peraltro molto utili alla società. Quindi è certamente una condizione naturale dell'essere umano.

Viceversa, trovarsi nella stessa agiatezza ma in un occupazione poco gradita provoca detrimento e infelicità, costrizioni e situazioni che potranno degenerare in possibili malattie, poiché nemmeno questa è condizione geneticamente programmata dell'essere umano.

C'è infine una terza possibilità, ossia quella in cui la piacevolezza iniziale muta nel tempo, corregge il tiro, e comunque mira all'occuparsi d'altro per rimanere sereni e produttivi. E anche questa è una condizione genetica dell'eclettismo umano, il quale punta costantemente ad avvantaggiarsi delle proprie esperienze e identificare altre predisposizioni naturali in cui ad un certo punto ci si sente più utili, felici, e si riesce a dare di più.

Questa sintesi vi soddisfa?

L'argomentazione è stata breve perché l'evidenza, in ciò che potete osservare, sovrasta le mie parole. Dunque non è affatto complicato intuire l'inadeguatezza di tutte e tre le opzioni offerte dalla moderna società: nessuna di esse pare garantire una vita felice dal punto di vista redditizio e occupazionale. Questo ci espone, in parte, a quei fenomeni insalubri sullo stile di vita, che minano pericolosamente il buon funzionamento della nostra macchina biologica (ne ho parlato qui: "Stile di vita e violenze esplosive").

Ad ogni modo, è chiaro che tra queste opzioni tutti noi vorremmo stare perlomeno nella terza. E' quella però più minuscola e difficile da traguardare, dunque non fa molto testo, e diventa ancora più difficile se consideriamo la possibilità microscopica di viverla come nel primo caso: qualcosa che piace e per sempre!

Pe ora fermiamoci qui. Sull'argomento c'è molto da dire e ne parleremo ancora. Vanno sfatati tanti memi e modelli errati di pensiero che oggi ci portano perfino a fare guerre l'un con l'altro, credendo, ad esempio, che la politica debba occuparsi più delle partite IVA, piuttosto che degli stipendi da fame, piuttosto che dei sussidi da togliere, dei ricchi da tassare, piuttosto che… tutto e il suo contrario!
Invece, vi assicuro, il problema sta altrove. E' uno solo, ed è molto distante sia dalla narrativa mediatica, sia dai dibattiti politici.



Base foto: Efesto forgia i fulmini di Zeus (pubblico dominio)