Giovedì, il senatore democratico Dick Durbin ed il senatore repubblicano Lindsey Graham erano andati alla Casa Bianca per illustrare a Trump un nuovo disegno di legge sull'immigrazione promosso in modalità bipartisan dai due gruppi presenti in Senato.

I due senatori hanno iniziato a descrivere il disegno di legge ed i vari punti in esso contenuti arrivando a parlare della possibilità di offrire rifugio negli Stati Uniti a persone provenienti da paesi colpiti da disastri naturali o guerre civili.

A questo punto Trump li ha interrotti chiedendo un chiarimento: «Perché vogliamo qui tutte queste persone dall'Africa? Vengono da posti di me..da! Dovremmo avere più persone dalla Norvegia.» Successivamente, Trump si è chiesto anche il perché di offrire accoglienza agli haitiani negli Stati Uniti.

Inutile dire quante siano state le reazioni di sdegno con annessa richiesta di ritrattazione e scuse anche da parte di alcuni membri del congresso repubblicani.

Le scuse ci sono state? Certo che no. In compenso Trump ha risposto con i suoi soliti tweet, tra cui quello sotto riportato in cui afferma sì di aver usato un linguaggio duro, ma non quello trascritto sui media. Ma la cosa peggiore, per Trump, è stata la proposta che gli è stata presentata, definita una battuta d'arresto per il DACA (Deffered Actions for Childhood Arrivals)!


Oltre a questa ennesima performance da aggiungere alle numerose altre già messe in scena, Donald Trump ha anche annunciato di aver cancellato il suo viaggio a Londra programmato per il mese prossimo per inaugurare la nuova ambasciata degli Stati Uniti. Il motivo? Per non supportare la scelta di aver abbandonato la precedente sede, secondo lui, imposta da Obama.


"La ragione per cui ho cancellato il mio viaggio a Londra è che non sono un grande fan dell'Amministrazione Obama che a Londra ha venduto forse la sede migliore dell'ambasciata per pochi spicci, per costruirne una nuova in periferia per 1,2 miliardi di dollari. Un pessimo affare... e mi volevate per tagliare il nastro? NO!"

Il problema, però, è che la decisione di cambiare la sede dell'ambasciata di Londra spostandola sulla riva sud del Tamigi fu presa nel 2008 da George W. Bush che decise anche di mettere in vendita la vecchia sede di Grosvenor Square, nel centralissimo quartiere di Mayfair, attiva dal 1938. La nuova ambasciata è stata voluta per un adeguamento agli standard di sicurezza che la precedente sede non garantiva.

Oltre alla confusione nell'attribuzione del responsabile della decisione, Bush e non Obama, Trump è venuto meno all'obbligo di ricambiare la visita del primo ministro britannico Theresa May, primo leader straniero andato a fargli visita a Washington dopo la sua nomina a presidente.

E non va neppure dimenticato che così facendo Trump non approfitta neppure della possibilità di rafforzare ulteriormente le relazioni commerciali con il Regno Unito che, dopo la sua uscita dall'Europa, ha sicuramente bisogno di un partner forte per supportare la propria economia.

Ma quello che deve aver in realtà motivato per davvero la scelta di Trump non è stata la sua fanciullesca decisione di fare un dispetto (postumo) ad Obama (nonostante non abbia nulla a che fare con l'apertura della nuova ambasciata), quanto il timore, se non la certezza, di essere sommerso dalle contestazioni degli inglesi, politici compresi, che lo considerano un personaggio non certo da prendere ad esempio.