Nell'appuntamento odierno dell'incontro per "La Protezione dei Minori nella Chiesa", l'ultimo nell'Aula Nuova del Sinodo, hanno letto le proprie relazioni la suora Veronica Openibo, il cardinale Reinhard Marx e la dott.ssa Valentina Alazraki.

La relazione dell'arcivescovo di Monaco e Frisinga è stata all'insegna della "concretezza" nel descrivere i meccanismi che hanno permesso il perdurare degli abusi e quale sia il modo migliore per porvi rimedio in futuro.

"Gli abusi sessuali nei confronti di bambini e di giovani - ha detto il cardinale Marx - sono in non lieve misura dovuti all'abuso di potere nell'ambito dell'amministrazione [della Chiesa]. A tale riguardo, l'amministrazione non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l'ha oscurata, screditata e resa impossibile".

In tal modo, "i dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio".

"Le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi e anzi cancellati o scavalcati. I diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all'arbitrio di singoli individui. Sono tutti eventi in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare. Il modo in cui l'amministrazione della Chiesa è stata strutturata non ha contribuito a unire tutto il genere umano e ad avvicinare di più gli uomini a Dio ma, al contrario, ha violato tali obiettivi".

"Lo Spirito di Dio non può essere catturato in un file o in un raccoglitore. L'amore di Dio si riflette in atti specifici di cura per le persone piuttosto che in procedure amministrative. La preghiera è più forte di qualsiasi serie di procedure amministrative. I sacramenti trasmettono vera misericordia, mentre l'amministrazione rimane parte delle minutiae di questo mondo".

Ma se la fede non può essere amministrata, gli aspetti della gestione della Chiesa non possono rimanere rigorosamente e meramente spirituali.

"Trascurare gli aspetti mondani e le sue leggi non rende giustizia alla realtà della Chiesa. Bisogna pagare salari, mantenere gli edifici ecclesiali, costruire sale parrocchiali, coordinare la cooperazione, rispettare contratti, stampare materiale catechetico; l'elenco è infinito. Tutti i principi fondamentali per una buona società e un'organizzazione che serva le persone nella vita della Chiesa non possono essere ignorati".

Ma le procedure, ha sottolineato il cardinale Marx, devono però essere gestite in modo tale che "le persone possano fidarsi del sistema, che si sentano sicure e trattate giustamente, e che siano ascoltate e che vengano accettate le loro legittime critiche", altrimenti se "l'amministrazione dimentica la sua funzione di servire le diverse persone che vivono insieme e cooperano per raggiungere obiettivi più elevati" e "si preoccupa solo di sé stessa" finisce per creare "un abuso di potere".

Pertanto, "non esistono alternative alla tracciabilità e alla trasparenza", senza escludere presunzione di innocenza e diritti personali.

"I principi di presunzione di innocenza e di tutela dei diritti personali e la necessità di trasparenza non si escludono a vicenda. Anzi, è proprio il contrario. Da un lato, una procedura trasparente, regolata in modo chiaro e definita, assicura che vengano fatti i passi giusti prima che coloro che devono pronunciare la sentenza lo facciano. È il miglior meccanismo di sicurezza contro pregiudizi o falsi giudizi sulla questione. Dall'altro, una procedura chiaramente definita e pubblica stabilisce un grado di credibilità che permette di riabilitare la reputazione di una persona falsamente accusata, la quale altrimenti sarebbe esposta a pettegolezzi qualora le indagini non fossero adeguate, trasparenti o conclusive".

Pertanto, sarà necessario ridefinire la confidenzialità e il segreto, in modo da distinguerli dalla protezione dei dati, in modo da evitare sospetti di insabbiamento. Inoltre, sarà essenziale "stabilire norme procedurali trasparenti e regole per i processi ecclesiastici. Le procedure processuali come rimedi legali non hanno senso senza norme legali e procedurali adeguate, poiché questo equivarrebbe all'arbitrarietà quando si arriva al pronunciamento delle sentenze. La Chiesa non deve operare al di sotto degli standard qualitativi dell'amministrazione pubblica della giustizia se non vuole subire critiche per avere un sistema legale inferiore, che è dannoso per le persone".

Infine, l'arcivescovo di Monaco ha indicato anche la necessità di comunicare al pubblico, per quanto possibile, "il numero dei casi e dei relativi dettagli", e per evitare "teorie cospirazioniste", è importante che i fatti vengano sempre "esposti in modo trasparente", perché "le corrette procedure giuridiche servono a stabilire la verità e costituiscono la base per comminare una punizione proporzionata all'offesa. Inoltre, stabiliscono fiducia nell'organizzazione e nella sua leadership. Il persistere di dubbi su una condotta appropriata delle procedure processuali non fa altro che danneggiare la reputazione e il funzionamento di un'istituzione".


I partecipanti all'incontro, si sono poi ritrovati nel pomeriggio nella Sala Regia dove si è svolta una Celebrazione Penitenziale.


Nell'occasione, il Papa ha pronunciato un "mea culpa" per errori, omissioni, sottovalutazioni del fenomeno legato agli abusi e per la mancanza di ascolto delle vittime.

"Donaci il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato e abbiamo bisogno di misericordia; riempici di pentimento sincero e donaci il perdono e la pace", ha detto il Papa.

"Per tre giorni ci siamo parlati e abbiamo ascoltato le voci di vittime sopravvissute a crimini che minori e giovani hanno sofferto nella nostra Chiesa.

Ci siamo chiesti l'un l'altro: come possiamo agire responsabilmente, quali passi dobbiamo ora intraprendere? Per poter entrare nel futuro con rinnovato coraggio, dobbiamo dire, come il figlio prodigo: Padre, ho peccat'. Abbiamo bisogno di esaminare dove si rendono necessarie azioni concrete per le Chiese locali, per i membri delle Conferenze episcopali, per noi stessi. Ciò richiede di guardare sinceramente alle situazioni creatasi nei nostri Paesi e alle nostre stesse azioni".