Nell'aula della Camera ha avuto luogo la discussione della relazione delle Commissioni Affari esteri e Difesa sulla "deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica."
La Camera, sull'argomento, ha discusso abbastanza in fretta, così si è arrivati a fine mattinata alla votazione della relazione che ha ottenuto 328 voti favorevoli e 113 contrari, con 22 astenuti.
La relazione era stata illustrata ieri alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato dai ministri Roberta Pinotti (Difesa) e Angelino Alfano (Esteri) che avevano assicurato che non si profilano violazioni della sovranità nazionale della Libia perché la missione di supporto tecnico-logistico fa seguito alle richieste del Paese nordafricano, oltre al fatto che per l'Italia non ci sarannao costi aggiuntivi perché verranno impiegati mezzi già inseriti nell'operazione Mare sicuro.
Anche il Senato, nel pomeriggio, sarà chiamato a votare in modo da dare, fin da subito, il via libera alla missione italiana nelle acque libiche.
La difficoltà, riguardo a tale missione, è capire di cosa si tratti in concreto. Infatti, nella relazione introduttiva fatta oggi alla Camera, se ne spiegano le premesse, le finalità, i mezzi e le forze impegnate.
Però, quali saranno le conseguenze pratiche di tale missione, sia per le forze italiane che vi partecipano, sia per i migranti, non è dato di capire. Anzi, non è stato proprio detto.
Questi alcuni passaggi della relatrice Quartapelle che ha introdotto, per la III Commissione della Camera - Affari esteri e comunitari - i contenuti della missione.
Dopo aver riepilogato i dati relativi agli arrivi dei migranti in Italia, la Quartapelle ha continuato: «È a partire da questi dati di realtà che oggi discutiamo di come rispondere a una richiesta del Governo di accordo nazionale libico per sostenere il lavoro della Guardia costiera libica; è di questo che discutiamo e io credo che questo elemento di realtà - i numeri e la richiesta del Governo di accordo nazionale libico - debbano essere al centro della nostra discussione.
La vicenda e la richiesta di sostegno è ben nota, ma è giusto riportarla: il 23 luglio, il Governo al-Sarraj invia al nostro Governo una lettera con una richiesta di sostegno logistico e organizzativo agli sforzi della Guardia costiera libica; il Governo appronta una risposta, che parte dal rafforzamento del dispositivo di Mare sicuro, che è quello di cui discutiamo oggi. [...]
La discussione che facciamo oggi è una discussione, appunto, sul rafforzamento di una presenza italiana a fianco delle istituzioni nazionali libiche per il controllo dell'immigrazione, nel totale sostegno alla sovranità nazionale libica, per affrontare insieme una questione, che è una questione libica e italiana, che è quella del controllo delle migrazioni.»
E va bene, questo lo abbiamo capito. Il Governo libico, per esser precisi quello di al-Sarraj che viene riconosciuto dall'Italia e che rappresenta solo una parte del paese, ha chiesto all'Italia di intervenire a supporto della Guardia costiera libica. Quindi, il nostro intervento nelle acque libiche non viola alcuna sovranità di paesi terzi.
Veniamo ora all'introduzione della relazione fatta da Antonino Moscatt, in qualità di relatore per la IV Commissione, Difesa.
« [...] Grazie a questi passaggi si è arrivati anche a un rapporto tale per cui, come diceva anche la collega Quartapelle Procopio, attraverso una lettera di al-Serraj, attraverso una lettera del Governo libico, viene chiesto all'Italia di fare un ulteriore passo avanti, ovvero il dispositivo di Mare Sicuro, in aggiunta ai compiti già svolti, svolgerà anche compiti di protezione e difesa dei mezzi del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale libico, che operano per il controllo e contrasto all'immigrazione illegale.
A tal fine, una o più unità assegnate al dispositivo saranno distaccate per operare nelle acque territoriali e interne della Libia in supporto alle unità navali libiche.
Potranno, inoltre, essere svolti compiti di ricognizione in territorio libico, in supporto alle unità navali libiche e in supporto della Guardia costiera libica, nonché collaborazioni per la costituzione di un centro di coordinamento delle attività congiunte.
Infine, potranno essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.
È importante sottolineare che la composizione degli assetti impiegati e il numero massimo delle unità di personale rimangono invariati rispetto all'attuale dispositivo delle operazioni Mare Sicuro, così come rimarrà invariato il fabbisogno finanziario per il 2017 per Mare Sicuro. [...] »
Quindi, da quanto si capisce anche dalle parole di Moscatt, l'Italia aiuterà la Libia in mare e anche su terra - con personale e mezzi che già abbiamo in loco e quindi senza costi agguntivi - in contrasto all'immigrazione illegale e al traffico degli esseri umani.
La conseguenza pratica di ciò è possibile immaginarla con una diminuzione degli sbarchi sulle coste italiane di migranti che in precedenza partivano da alcune località delle coste libiche. Probabilmente, quei migranti in futuro verranno dirottati su altre rotte.
Ma limitiamoci ad analizzare il presente. Che cosà farà in concreto una nave della Marina italiana una volta che si troverà faccia a faccia con un'imbarcazione di migranti? Quello di cui si può esser sicuri è che non l'affonderà. Però, se questa imbarcazione non si ferma, che cosa faranno i nostri marinai? Questo non è stato spiegato.
E soprattutto, non è dato sapere che cosa accadrà a quei migranti una volta che saranno stati riaccompagnati a terra. Che cosa gli accadrà? Chi se ne occuperà? Dove andranno? Si verificherà che tra loro non ci siano profughi?
Tutto questo, al momento, il governo non lo ha spiegato e non ha ritenuto farlo sapere.