Il popolo curdo è abituato ai tradimenti della comunità internazionale. 100 anni fa gli era stata promessa una terra, gli erano stati promessi dei confini... ma non se ne fece nulla.
Sparsi tra Turchia Siria e Iran, i curdi, nel corso della loro storia hanno sempre dovuto combattere per il rispetto dei loro diritti e della loro sicurezza. Il conflitto contro l'Isis nell'ambito della guerra civile siriana ne è l'ultimo esempio. Una guerra combattuta anche dalle donne curde, coraggiose e risolute al pari degli uomini.
Oggi i curdi sono alla mercé di uno spregiudicato uomo politico, un vero e proprio dittatore, che, non sapendo come risolvere la crisi economica che sta minando il suo consenso elettorale, ha scelto la strada della guerra per "sfamare" con il nazionalismo l'insoddisfazione popolare.
La Turchia è però un membro, importante, della Nato, le relazioni e gli interessi commerciali con l'Europa sono enormi. Nonostante ciò, Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti di spostare i militari Usa nella Siria del nord e ha iniziato l'invasione.
Erdogan non si è certo preoccupato delle conseguenze della sua decisione, di quelle che avrebbero potuto essere le reazioni della Nato e di Bruxelles. Erdogan evidentemente sa che non ci saranno reazioni militari e, probabilmente, neppure reazioni economiche, considerando anche i solidi legami tra Turchia e Germania. Inutile parlare di reazioni dagli Stati Uniti, con Trump che ha dichiarato:
"[Kurds] didn't help us in the Second World War, they didn't help us with Normandy and that they're fighting for their land."
In compenso, si fa per dire, la Russia, che ha annunciato l'intervento del proprio ministro degli Esteri come mediatore tra le parti, cerca di sfruttare questa ennesima crisi per allargare la sua influenza nella zona.
Per questo, è importante che la società civile, come ha iniziato a fare e come ha programmato di fare nei prossimi giorni, si stia mobilitando contro l'aggressione turca nel Rojava che, come è facile immaginare, avrà un costo molto alto in termini di vite umane tra i curdi, sopratutto tra i civili.