D'un tratto, i dati macroeconomici dell'Italia sono migliorati sensibilmente, proprio in vista del prossimo appuntamento elettorale delle europee e senza attendere neppure che reddito di cittadinanza e quota 100 iniziassero a sincronizzare i reciproci meccanismi per alimentare lo sviluppo.

E così, dopo i dati positivi di marzo sul lavoro, ecco che l'Istat ha fatto sapere che il Pil dell'Italia per il primo trimestre dell'anno è in crescita del +0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,1% in termini tendenziali.

L'Italia, pertanto, non è più in recessione.

A favorire la variazione positiva sono state le entrate dell'Iva nei comparti agricoltura, silvicoltura e pesca, che si aggiungono a quelle favorevoli di industria e servizi.

A supportare la crescita è però ancora solo la domanda estera.

Ovviamente trionfalistici i commenti del Governo, con il vicepremier Di Maio che dichiara "andiamo avanti come un treno verso il cambiamento", dopo che in precedenza aveva già mostrato tutta la sua soddisfazione per i dati Istat relativi all'occupazione.


Quelli pubblicati oggi sono dati sicuramente incoraggianti e anche sorprendenti, considerando le ripetute crisi aziendali che le cronache, specialmente locali, portano in evidenza.

È stato necessario che a febbraio entrasse in carica il nuovo presidente dell'Istat di area leghista, Giancarlo Blangiardo, ed ecco che i conti dell'Italia finalmente, dopo un paio di mesi, iniziano miracolosamente a migliorare.

Una formidabile e fortunata coincidenza che, a questo punto, potrebbe essere anche ripetuta per la Banca d'Italia. Visto che cambiare i vertici porta bene, perché non farlo anche per la nostra Banca centrale? Potrebbe essere la volta che il debito del nostro Paese inizia finalmente a scendere.

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