Sono piccole storie, giocate piu' filo del paradosso e del sarcasmo, che colgono momenti, aspetti ed esperienze che tutti abbiamo vissuto, almeno una volta, nel corso della nostra vita. Sei piccoli spaccati di vita quotidiana che sembrano riecheggiare l'ironia narrativa di Heinrich Boll e Stefano Benni o il caustico disincanto di Luis-Ferdinand Celine. Come, ad esempio, la vicenda del quadro, regalo di nozze ad una coppia di sposini da spot pubblicitario che decidono, non comprendendone il valore artistico, di regalare ad un conoscente antipatico. Un quadro che passera' poi di mano in mano sino a fare una fine indecorosa. Quasi una parabola laica dell'amore per il brutto e dell'insipienza dei nostri tempi. O quella, oltremodo attuale, della cartomante che, dietro un'improbabile coreografia, un eloquio altisonante e uno scoop imbonito ad uno sprovveduto giornalista, nasconde la sua vera arte di borseggiatrice. Ma c'anche la parodia del Potere sempre pronto a correre i cento metri delle dichiarazioni a raffica anche su fatti insignificanti che meriterebbero solo l'onore di poche righe. O la contraddizione dell'insegnante ligia al dovere e sinceramente compenetrata del suo ruolo sociale che respinge con sdegno la richiesta di una raccomandazione, non sapendo di essere anche lei debitrice per la sua carriera all' “interessamento” di un onorevole. C'e' soprattutto, in queste pagine (in particolare nel racconto Il viaggio ), l'insoddisfazione quasi brancatiana di vivere in una realta' provinciale e chiusa come quella siciliana. E, unitamente a questa, la voglia di fuggire lontano verso altre dimensioni culturali ed esistenziali, in terre che si presuppongono migliori. Ma i sogni, purtroppo, non sempre si avverano e comunque non per tutti. Rimane, ed ancora peggio, l'idealizzazione di una possibile alternativa. Una meravigliosa isola di Utopia relegata chissa' dove nel tempo e nello spazio. Ma quando ci si rende conto – ed e' questa amara consapevolezza, che in fondo attraversa tutto il libro, a colpire – che tra realta' immaginazione vi e' un muro invalicabile, altro non resta che lanciare uno sberleffo liberatorio al mondo intero (e anche a se stessi).

DAVIDE ROMANO (Palermo, 6 ottobre 1971), giornalista, editore e scrittore. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. È stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato i volumi: “L’amore maldestro” (2001), “La linea d’orizzonte tra carne e Cielo” (2003), “La buriana e altri racconti” (2003), “Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana”, Prefazione di Diego Novelli, (2003, 2004), “L’anima in tasca” (2004), “Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia” (2005), “Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre” (2005), “Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera” (2005), “La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo”, Presentazione di Marcelle Padovani, Prefazione di Anna La Rosa. Con un contributo di don Vitaliano della Sala (2007) e Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960”. A cura di Davide Romano. Presentazione di Italo Tripi. Prefazione di Oliviero Diliberto (2009).