L'Italia di Giorgia Meloni? Il Paese di Bengodi che non esiste nella realtà
«Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de' Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n'aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d'acqua».
Questo è il paese di Bengodi descritto da Boccaccio nella novella titolata "Calandrino e l'elitropia"... né più né meno la fotografia dell'Italia governata da Meloni e i suoi ministri che giornalmente ci viene propagandata dai media (di regime) un giorno sì e l'altro pure. Ma la realtà è veramente questa?
Alcuni dati ci raccontano tutto un'altra cosa.
Stefano Patuanelli, Movimento 5 stelle:
"Vi ricordate gli annunci altisonanti del Governo quando alla pubblicazione del Def celebravano la crescita economica del Paese? Il loro flipper di numeri si deve essere eventualmente inceppato: non hanno azzeccato una previsione economica dall'inizio della legislatura. Non bastava la diminuzione record della produzione industriale per dieci mesi di fila, il depotenziamento o la cancellazione di qualsiasi misura rivolta alla crescita e agli investimenti, la cessione di fette di sovranità nazionale con le privatizzazioni, la guerra a chi non arriva a fine mese per risparmiare due miliardi, il peggioramento della Legge Fornero, il crollo degli investimenti fissi lordi delle imprese, il pesante calo del potere d'acquisto delle famiglie e il farsesco, ridicolo e fallimentare Carrello tricolore. Ora bisogna fare i conti con previsioni completamente sbagliate e che, mese dopo mese, peggiorano".Propaganda su propaganda per numeri che ci relegano allo zero virgola e che oggi, messi in fila, fanno venire i brividi. Nell'ordine:
- DEF di aprile 2023, crescita stimata per il 2023: +1%;
- NADEF di settembre 2023, crescita stimata per il 2023: +0,8%;
- ISTAT di oggi, crescita stimata per il 2023: +0,7%.
Ma va peggio, purtroppo, sul 2024.
- DEF di aprile 2023: crescita stimata per il 2024: +1,5%;
- NADEF di settembre 2023: crescita stimata per il 2024: +1,2%;
- BANKITALIA di qualche giorno fa: crescita stimata per il 2024: +0,6%".
Un disastro assoluto".
I dati sull'occupazione a dicembre 2023:
Gli ultimi dati statistici sull'occupazione, accompagnati da commenti trionfalistici sul governo e le sue politiche, sono relativi a questi numeri:
21.000+26.000-33.000 = 14.000
Numeri che ci dicono che, rispetto allo scorso novembre scorso, dicembre ha registrato un incremento di 14mila posti di lavoro, derivanti dal calo dei contratti a tempo indeterminato (meno 33mila), compensati dall'aumento dei contratti a termine, quindi precari (più 21mila) e da quello degli autonomi (più 26mila).
"Entrando nel dettaglio, quindi, si confermano gli elementi di preoccupazione per il sindacato – spiega Rossella Marinucci, Cgil nazionale -. A prescindere dalla tendenza positiva, che tipo di occupazione si sta creando? Meno lavoro permanente e più lavoro precario. Senza contare, e questo lo avevamo già sottolineato, che l'aumento in sé è fortemente connesso al calo demografico e al fatto che i meno giovani permangono di più nel mondo del lavoro".
Quindi aumenta il lavoro precario e povero e diminuisce quello solo in teoria stabile e maggiormente remunerato (grazie al Jobs Act i contratti permanenti sono in realtà periodi di prova di 3 anni che alla scadenza possono non trasformarsi in contratti a tempo indeterminato... a meno che un dipendente non sia stato nel frattempo già licenziato). I bollettini mensili dell'Istat, infatti, non forniscono informazioni sulla qualità dei posti di lavoro che si creano e si perdono. Quanto durano questi contratti? Quante ore di lavoro prevedono? Quale il salario medio? Quanti contratti a termine vengono trasformati in tempo indeterminato?
"Il punto è proprio questo – prosegue Marinucci -: la qualità del lavoro. A noi non interessa quanti contratti di un giorno vengono stipulati. Un lavoro che dura uno, due o cinque giorni al mese può essere considerato davvero un posto di lavoro? E il salario relativo può esser considerato un reddito adeguato? Dai bollettini mensili dell'Istat non abbiamo dati sugli orari, sulle trasformazioni, su quanti contratti a termine diventano indeterminati, sulla qualità che è la vera analisi che bisognerebbe iniziare a fare.Certamente registriamo vivacità e movimento, ma i dati non possono essere letti in maniera troppo semplicistica, come viene fatto mese per mese. Non si supera la precarietà, il lavoro povero e il problema a cui il reddito di cittadinanza dava una risposta semplicemente sbandierando questi numeri. Né l'aumento deriva dal fatto, come qualcuno sostiene, che si sono dovute attivare persone che prima erano beneficiarie della misura".
E per fortuna che c'è il nuovo assegno di inclusione... Figuriamoci!
Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil:
"La Ministra Calderone ha dichiarato: «Confermo che 450 mila nuclei, che hanno fatto domanda entro il 7 gennaio 2024, da domani potranno ritirare la carta e quindi verranno effettuati i pagamenti». Peccato non corrisponda a ciò che l’Inps ha comunicato subito chiarendo che le domande accolte, e o messe in pagamento, riguardano solo 288 mila nuclei familiari. Una meschina figura che deve aver ferito non poco l’orgoglio della Ministra che si è vista costretta a una nuova dichiarazione per rettificare quanto da lei stessa affermato. Poi da degna esponente del Governo della Propaganda e dell’Arroganza, riesce maldestramente a ripiegare solamente parlando di controlli preventivi per accertarsi che i rigidi criteri siano rispettati, provando a ribadire che il percorso sta andando molto veloce e il sistema sta funzionando. Sta funzionando per chi? Per i 288 mila nuclei che rappresentano poco più di un terzo dei potenziali beneficiari dell’ADI? E tutti gli altri?Quello che il Governo e la sua Ministra non dicono - prosegue la dirigente sindacale - è che quei 288mila nuclei rappresentano solo un quarto delle famiglie che a gennaio di un anno fa potevano contare sul reddito di cittadinanza. Quello che non dicono è che in questo Paese ci sono quasi 6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e 15 milioni a rischio di esclusione sociale, tra cui una componente rilevante è costituita da minori. Quello che fingono di non vedere è che si può essere poveri pur lavorando se il proprio lavoro è povero, sottopagato, precario e frantumato, tanto che un quarto dei lavoratori dipendenti privati ha retribuzioni lorde annue inferiori a 10mila euro: praticamente sotto la soglia della povertà.Colpevolmente non dicono come pensano di rafforzare i servizi pubblici a partire dai servizi per l’Impiego e i servizi sociali dei Comuni, rispetto ai quali la mancanza di risorse e di organici è drammatica, come ha prontamente denunciato la Fp Cgil. La realtà è che non se ne stanno occupando così da rendere difficile la presa in carico dei bisogni che non sono solo economici, ma anche sociali, sanitari, abitativi, educativi.Continuano a non dichiarare quante sono le domande presentate e accolte di supporto per la formazione e il lavoro e soprattutto quante persone classificate come ‘occupabili’ per il solo fatto di essere adulte o senza minori, disabili o anziani nella propria famiglia, hanno ricevuto i 350 euro di sostegno economico e hanno effettivamente ricevuto un’offerta di lavoro o formazione.Vorremmo vivere in un Paese dove il Governo si preoccupi di rimuovere diseguaglianze e fragilità, anziché continuare a colpevolizzare chi si trova in condizioni di difficoltà e bisogno per racimolare un poco di consenso politico sulla pelle delle persone. Vorremmo un Governo che metta la giusta attenzione e le necessarie risorse anche per gli anziani e non autosufficienti, l'altra parte della popolazione fragile oggetto di tanta propaganda e di poca sostanza. Vorremmo un Paese più giusto e solidale dove la propaganda non serva".
E a proposito di servire... serve aggiungere altro?