Guerre per noi lontane e poco conosciute, se non quando diventano oggetto di contrapposizione tra diverse forze politiche - vedi la vicenda degli armamenti forniti dall'Italia all'Arabia Saudita - proseguono con alti e bassi senza però mai dimenticarsi di interrompere ciò che sono le principali loro conseguenze: distruzione, miseria e morte.
Come promemoria, questa l'ultima dichiarazione del direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore sulla situazione in Yemen, dove da quando il conflitto si è intensificato tre anni fa sono almeno 6.500 i bambini che sono stati uccisi o feriti, anche in relazione alle nuove violenze registrate a Hodeidah, città costiera che si affaccia sul Mar Rosso, il cui porto è vitale per l'arrivo di forniture e beni commerciali da cui dipende gran parte del Paese per la sua sopravvivenza.
«Le nuove violenze a Hodeidah (Al-Hudaydah) - ha detto Henrietta Fore - rappresentano l'ennesimo colpo agli sforzi di pace nello Yemen, un paese che scivola sempre più nel caos e nella miseria. L'escalation di ostilità sta mettendo migliaia di bambini che vivono nella zona e nei dintorni a rischio imminente di essere feriti o di morire.
Gli attacchi aerei e i combattimenti a terra potrebbero anche portare a nuove ondate di sfollamenti e ad interruzioni nella fornitura di acqua potabile sicura.
Poiché l'accesso a beni e servizi essenziali è già fortemente limitato in gran parte dello Yemen, l'impatto di ulteriori violenze potrebbe essere catastrofico, con il porto di Hodeidah come punto critico di ingresso per le forniture umanitarie salvavita, il carburante e i beni commerciali da cui dipende gran parte del Paese per la sopravvivenza.
Il mondo ha lanciato appelli forti e chiari affinché il porto sia risparmiato. Questi appelli devono essere onorati. Sono in gioco le vite di decine di migliaia di bambini. Non è troppo tardi per tornare al tavolo dei negoziati e riunirsi agli sforzi di pace dell'Inviato Speciale dell'ONU.
Almeno 6.500 bambini sono stati uccisi o feriti nello Yemen da quando il conflitto si è intensificato tre anni fa. Solo la pace può porre fine a questo spargimento di sangue. Fino a quando non arriverà, chiediamo alle parti la massima moderazione per risparmiare vite umane e consentire l'accesso umanitario.»