Si è chiusa Martedì scorso "Countering China's influence in Europe and Italy", la due giorni organizzata dalla "Fondazione Farefuturo" in partenariato con l’ "International Republican Institute-Iri" e il "Comitato Atlantico Italiano" ed aperto dall'intervento della presidente di Fratelli d'Italia e di ECR, Giorgia Meloni.
L'iniziativa è stata l'occasione per fare il punto della situazione sull'influenza cinese in Europa e in Italia e sulle strategie da mettere in atto per contrastarla con efficacia. In particolare tutti hanno convenuto sui rischi legati al soft power tanto in Italia quanto in Europa, e sulla necessità che gli Stati si impegnino nella tutela dei propri dati sensibili e degli asset strategici, la propria sfera dei valori civili e sociali. Il tutto secondo un approccio coordinato e globale, così da reagire in maniera più efficace all'egemonia del PCC, consapevole che essa è espressione di una superpotenza ideologica che punta alla supremazia mondiale.
Nel corso dei due giorni si sono alternati oltre 50 europei e americani: parlamentari di forze politiche popolari, conservatori e liberali, quali la parlamentare britannica del partito conservatore, Nusrat Ghani, il deputato francese di "Les Republicains", Constance Le Grip e Pawel Kowal, vicepresidente Commissione Affari esteri del parlamento polacco; dall'Italia il senatore di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, l'onorevole del Partito democratico e componente del Copasir, Enrico Borghi, e l'onorevole di Forza Italia e componente del Copasir, Elio Vito; e infine il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, e Sir Ian Duncan Smith e Timothy Loughton, parlamentari del partito conservatore britannico.
Nutrita anche la presenta di esperti e rappresentati di fondazioni e centro studi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Polonia, Lituania, Rep. Ceca, come la francese "Fondation pour la Recherche Stratégique", il "German Marshall Fund", la statunitense "Heritage Foundation", l’Atlantic Council, la Ceca Synopis e il German Council on Foreign Relations, oltre agli organizzatori di IRI e Farefuturo.
Al centro il tema dell'influenza cinese con particolare riguardo agli accordi sulla Via della Seta su cui proprio la leader di FdI, Giorgia Meloni, ha lanciato la sua proposta al presidente del Consiglio, Mario Draghi: "Credo che sia giunto il momento di rimettere in discussione gli accordi, e ritengo che in questo campo il presidente Draghi abbia maggiore consapevolezza, avendo ben chiarito sin dal suo intervento sulla fiducia, che la nostra politica estera doveva essere europeista e atlantista. Però servono atti conseguenti, anche su quegli accordi, e una politica condivisa per contrastare la propaganda cinesi in Italia".
Atlantismo che, quindi, per la presidente dei Conservatori e Riformisti europei è punto di riferimento ma anche di partenza e questo perché "per la prima volta sono messi in discussione valori fondamentali dell'Occidente da parte di una potenza che ha le dimensioni per farlo: parliamo di una civiltà che si fonda diritti civili e politici che durano da secoli. Sappiamo cosa l'Alleanza Atlantica ha garantito in questi decenni e vogliamo contribuire a tenerla al passo coi tempi".
E proprio sull'alleanza atlantica e sulla necessità di adeguarsi alle nuove sfide, in particolare quella cinese, insiste il senatore Adolfo Urso, presidente di Farefuturo, il quale fa notare come "noi italiani e noi europei dobbiamo pensare oggi più che mai a tutelare il giardino di casa e quelli che sono i nostri confini, i nostri interessi nazionali ed europei". Il che significa per Urso guardare "al Mediterraneo allargato che oggi arriva nella concezione geopolitica sino al Golfo Persico e alla frontiera del Sahel, laddove noi ci aspettiamo i peggiori attacchi terroristici islamici. Questo è il compito precipuo che noi italiani e noi europei, anche attraverso quella che viene chiamata l'autonomia strategica degli europei all'interno dell'Alleanza Atlantica deve concentrare la propria iniziativa".
Mentre sul fronte della minaccia cinese il presidente del Copasir richiama l'attenzione sul fatto che "l'influenza cinese in Italia e in Europa si manifesta anche attraverso il soft power che passa attraverso accordi tra i media, la presenza degli istituti Confucio, gli accordi universitari di ricerca, che passa tanto più attraverso alcune forme di investimento economico, tanto più se realizzati sulle reti".