In occasione degli 80 anni del “Manifesto della Razza” firmato da professori, medici, intellettuali, che venne fatto proprio dal fascismo il 25 luglio 1938, il presidente della Repubblica Mattarella ha oggi ricordato che tale presa di posizione "rimane la più grave offesa recata dalla scienza e dalla cultura italiana alla causa dell’umanità.
L'aberrazione dell’affermazione della supremazia di uomini su altri uomini considerati di razze inferiori, la volontà di dominio che esprimeva, la violenza, segregazione, pulizia etnica che portava con sé, avrebbero segnato nel profondo la storia del XX secolo e, con essa, la coscienza dei popoli."
Nella sua dichiarazione, Mattarella ha ricordato che, oltre che con gli ebrei, la persecuzione che seguì la pubblicazione di quel manifesto, "allo stesso modo si accanì contro Rom e Sinti, e anche quelle mostruose discriminazioni sfociarono nello sterminio, il porrajmos, degli zingari."
E quando si sentono tali parole, non è possibile non richiamare alla memoria quelle del ministro dell'Interno Salvini, che del contrasto ai rom ha fatto un suo cavallo di battaglia... almeno su Facebook:
«Ci mancava il buonismo della Corte Europea per i Diritti dei Rom.»
Ma quando deve incontrare la stampa, Salvini cambia pelle. Così, prima - sempre su Facebook - annuncia che incontrerà la Raggi per chiudere i campi nomadi di Roma, poi in conferenza stampa, incalzato sull'argomento dalle domande dei giornalisti, il ministro dell'Interno parla di rispetto della legalità, regole da osservare e diritti da preservare. Insomma, un ministro normale o quasi.
Eppure, quello che fa intendere agli amici social è di tutt'altro tenore. Qual è allora il Matteo Salvini a cui dovremmo credere?