Il Fugatti, come suo solito, continua a rilasciare dichiarazioni "anti-orso", pur cercando, adesso, di mordersi la lingua in relazione al loro abbattimento indiscriminato.

Adesso, il presidente della Provincia autonoma di Trento, prende infatti in considerazione l'ipotesi del loro trasferimento, il cui numero  - anche se non è ben chiaro il perché - è stato indicato in almeno una settantina di esemplari. Va da sé  che, se ciò non fosse possibile, gli orsi dovrebbero essere uccisi.

Il Fugatti però non è fortunato, perché le sue dichiarazioni legate alla propaganda e alla disinformazione continuano puntualmente ad essere smentite, confermando ogni giorno che passa le responsabilità della sua amministrazione nel non aver applicato, come da protocollo, il Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (denominato PACOBACE).

"Dopo le smentite a Fugatti da parte del Parco Adamello Brenta, dello zoologo del progetto Life Ursus Andrea Mustoni, dell'ordine dei veterinari di Trento e praticamente di qualsiasi esperto in materia sul Corriere della Sera",

scrive il Dolomiti, sulla questione orsi è intervenuto anche il veterinario della Provincia di Trento, Roberto Guadagnini, tra coloro che hanno partecipato alla sedazione di JJ4, che ha dichiarato che i 50 orsi di cui parla il presidente della PAT come numero massimo di plantigradi che possono essere ospitati in Trentino, in realtà è il numero minimo previsto e che gli attuali 100/120 presenti sono un terzo di quanto si prospettava all'inizio:

''Penso che si siano state dette tante falsità. La politica sostiene che siamo andati oltre i numeri previsti dal progetto Life Ursus, che non si doveva andare oltre i 50 orsi in vent'anni, mentre ce ne sono più di 100. Non è vero. Io conosco bene il progetto e l'obiettivo di 40-60 era quello minimo perché si riteneva che al di sotto di questa soglia ci sarebbe stato un rischio d'implosione della popolazione. Quello massimo lo stabilisce la natura. ma era più o meno di 300 individui, considerando due orsi per 100 chilometri quadrati. Quindi siamo ben al di sotto di quel numero. Questa è la realtà che tutti travisano. L'orso - prosegue Guadagnini - vive a densità molto basse (3-4 animali ogni 100 chilometri quadrati è la stima in ambiente alpino. Il capriolo ha gli stessi valori per chilometro quadrato). Se la popolazione aumenterà numericamente, aumenterà gradualmente anche l'area di distribuzione della stessa, ferma restando la densità e dunque la possibilità/probabilità di incontrare un orso o di vederne le tracce, o di registrarne i danni in una determinata località".

"Guadagnini, scrive il Dolomiti, evidenzia anche che si sarebbe dovuto lavorare anche sulla creazione dei corridoi faunistici per permettere l'espansione sul orientale del Trentino, oltre che a nord e a ovest, e aggiunge chiaro e tondo nell'intervista al Corriere della Sera come la retorica di questi giorni sia totalmente costruita ad arte su fandonie ed errori e come si stia strumentalizzando una tragedia (la morte di Andrea Papi) per stravolgere la realtà forti della spinta emotiva che un tale dramma ha provocato nella comunità. Il Life Ursus è un progetto straordinario che si è tradotto in un grande successo internazionale. Dal 2004 la gestione è andata in capo alla politica provinciale e anche se a fatica, qualcosa si è fatto per dargli un seguito e strutturarlo: tra gli esempi vi è il primo tentativo di cura di un cucciolo recuperato in libertà da assistere in cattività per poi reimmetterlo in natura (è il caso di M11).Il progetto di comunicazione (importantissimo) strutturato nel 2016 (e dal 2019 con l'arrivo di Fugatti e della sua Giunta rimasto lettera morta, infatti ancora oggi non è stato attuato completamente e l'informazione sul territorio è scomparsa); la legge per la gestione autonoma (con cattura e abbattimento) di orsi e lupi del 2018 (avallata dalla Corte Costituzionale nel 2019); per non parlare delle misure di prevenzione dei danni che hanno avuto il picco di investimenti proprio nel 2018. Poi con l'arrivo di quelli ''risolviamo noi ogni problema'' con la Lega di Fugatti i problemi sono esplosi in ogni settore e la convivenza con i grandi carnivori è stata praticamente dimenticata (non è un caso che i radiocollari fossero scarichi o rotti, che la comunicazione sia scomparsa dai territori, che i bidoni anti-orso li promettiamo adesso con obiettivo 2028). Oggi si propone di affrontare il problema con le soluzioni che mettevano in campo le persone del 1800: cattura e abbattimento".

 Da riportare anche la conclusione dell'articolo a firma di Luca Pianesi:

"In Trentino ogni 6 giorni muore una persona in montagna perché scivola, cade, precipita (non parliamo delle vittime della caccia sempre nei boschi trentini). Sono state 62, infatti, le vittime nel 2021 del ''turismo'' e dell'alpinismo. Il rischio zero non esiste soprattutto in montagna e nei boschi ma per i grandi carnivori molte cose si possono fare per ridurre il remotissimo rischio di incidenti (ricordiamo che in 20 anni sono stati 9 gli incidenti con un grande carnivoro in Trentino di cui uno mortale purtroppo. Solo nel 2021 sono state 819 le persone ferite in montagna per ''turismo'' e alpinismo). Pretendiamo vengano messi in campo. Si torni ad affidarsi agli esperti. La politica ha dimostrato di cosa è capace in questi ultimi anni compresa la figura con M49, scappato due volte dal ''carcere'' dove era stato rinchiuso". 

Infine, due parole sul Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali, il documento di riferimento per la gestione dell'Orso bruno (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro-orientali.

Tale piano non riguarda solo il Trentino. È stato redatto da un tavolo tecnico interregionale costituito da Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Regioni Friuli Venezia Giulia, Regione Lombardia, Regione Veneto, Ministero dell'Ambiente e ISPRA, ed è stato formalmente adottato dalle Amministrazioni territoriali coinvolte e  approvato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto direttoriale n. 1810 del 5 novembre 2008. 

Alla pagina PACOBACE è possibile leggerne la stesura iniziale e le successive modifiche.