L'Austria ha dato il via ai lavori per creare al Brennero una struttura che le possa permettere un controllo rigoroso degli accessi provenienti sia dall'autostrada che dalla strada statale. Che questi lavori, una volta conclusi, possano effettivamente limitare o frenare un eventuale massiccio flusso di migranti verso quel paese è alquanto difficile pensarlo. L'iniziativa ha soprattutto un valore politico e mediatico, rivolgendosi, al tempo stesso, all'UE, all'Italia e agli eventuali migranti che dovessero presentarsi alla frontiera austriaca.

Dopo la chiusura della rotta balcanica, i paesi del Nord Europa, e l'Austria in primis, temono che il flusso di profughi siriani riprenda via mare, con il timore che passando dall'Italia possano poi presentarsi al  valico del Brennero. Per tale motivo, i pronipoti di Cecco Beppe hanno pensato bene di annunciare la possibile chiusura del confine al Brennero, in barba a Schengen ed a qualsiasi idea di unione e mobilità all'interno dei peasi Europei.

Il greco Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per gli Affari Interni, non ha certo applaudito all'iniziativa, minacciando l'invio di una lettera formale nel caso l'Austria non dovesse recedere dalla propria iniziativa.

Oltre al problema politico, c'è anche da considerare il problema economico che la chiusura del Brennero potrebbe causare per il nostro paese, a causa del ruolo strategico come crocevia per il collegamento logistico con il nord Europa, con il transito di 6000 veicoli al giorno per 42 milioni di tonnellate di merci all'anno, di cui il 70% su gomma.

I rigidi controlli che potranno essere applicati a qualsiasi tipo di veicolo, compresi quelli commerciali, porterebbero notevoli ritardi nella consegna delle merci, con il conseguente aumento dei noli di trasporto che finirebbero per incidere anche sulla filiera dei prezzi.