Oxfam: la crisi economica causata dal coronavirus può essere ancora più grave di quella sanitaria
Mentre il nuovo traguardo, se così lo vogliamo chiamare, del milione e mezzo di contagiati da Covid-19 è stato da poco superato, con il numero di morti che ormai è al di là della soglia dei 90mila, la diffusione del Sars-CoV-2 sta rallentando il Europa, ma sta intensificandosi nel continente americano, specialmente negli Stati Uniti dove le persone colpite dal virus sono adesso quasi 450mila, mentre quasi 15mila quelle decedute... in attesa dei nuovi dati ancor più aggiornati.
La pandemia, pertanto, mettendo in conto anche la poca o nulla trasparenza di molti Stati non propriamente democratici nel rendere pubblico l'andamento del contagio, è ben al di là dal potersi definire sotto controllo... tutt'altro. Oltretutto, l'asincronicità con cui si manifesta, fa sì che sarà complicato - se non addirittura impossibile - capire come poter far riprendere in futuro gli spostamenti delle persone, mentre quelli delle merci, anche se con limitazioni e controlli, non si sono mai interrotti.
E per questo è appunto il dopo crisi a preoccupare, molto di più di quanto possa preoccupare la stessa pandemia.
Secondo quanto dichiarato dall'Oxfam, basandosi sugli studi in tal senso realizzati dall'Australian National University (ANU) e dal Kings College di Londra, le conseguenze economiche del coronavirus potrebbero aumentare, in tutto il mondo, il numero delle persone attualmente povere di ben mezzo miliardo, con la crisi economica che sarà potenzialmente ancora più grave della crisi sanitaria.
E sarà su tale tema che verteranno, a partire dalla prossima settimana, le riunioni della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e dei ministri delle Finanze del G20. Stando così le cose, la Covid renderà quasi impossibile raggiungere l'obiettivo di sviluppo indicato dalle Nazioni Unite di porre fine alla povertà entro il 2030.
Circa il 40% dei nuovi poveri potrebbe concentrarsi nell'Asia orientale e meridionale, in alcune aree del Pacifico e nell'Africa subsahariana.
All'inizio di questa settimana, oltre 100 organizzazioni umanitare hanno chiesto alle istituzioni finanziare che operano a livello mondiale di rinunciare - almeno per il 2020 - a riscuotere le rate di pagamento del debito dei paesi in via di sviluppo, che in tal modo potrebbero disporre di risorse fino a 25 miliardi di dollari per sostenere le loro economie.