I francesi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente tra Emmanuel Macron, movimento En Marche, e Marine Le Pen, Front National.
Il ballottaggio tra i due candidati, incorniciato tra fake news, pirateria informatica e pericolo terrorismo, è quasi certamente scontato con i sondaggi che danno saldamente in testa Macron in una forchetta che oscilla tra i 23 e i 26 punti.
Non che gli elettori francesi siano stati convinti in massa dalle ricette neoliberiste impacchettate dentro una confezione socialdemocratica dell'ennesimo rottamatore, stavolta d'oltralpe, ma è solo il fatto che Marine Le Pen, nonostante gli sforzi, non è ancora percepita come un candidato di destra, ma come espressione di un movimento neofascista. Quindi, molti di coloro che voteranno Macron lo faranno solo per non far diventare presidente Marine Le Pen!
Una riedizione di quanto già avevamo visto in passato con Chirac, votato dalla sinistra per scongiurare il pericolo che Le Pen, in quel caso il padre, divenisse presidente.
I seggi, come al primo turno, chiuderanno alle ore 20 nelle grandi città e solo allora sapremo non chi ha vinto, ma con che percentuale avrà vinto Macron. Per la nipote della Le Pen, la giovane deputata Marion Marechal-Le Pen, se la zia raggiungesse il 40% dei consensi sarebbe una "grandissima" affermazione per il Front National.
Infatti, non bisogna dimenticare che a giugno i francesi saranno poi chiamati a votare per il rinnovo dell'Assemblea Nazionale ed il risultato odierno, è probabile, non potrà non far da traino per quell'appuntamento elettorale.
Appuntamento che, per Macron e il suo movimento, sarà una sorta di prova del nove per stabilirne l'effettivo radicamento sul territorio. Senza dimenticare i nove gigabyte di documenti piratati, contenenti email e materiale riservato, dai computer di En Marche su cui, per il momento, è stata imposta una moratoria per non influenzare il voto odierno. La loro divulgazione, in base al contenuto, potrebbe consegnare alla Francia un presidente che, nel caso avesse spudoratamente mentito sul suo programma e sul suo passato pubblico e privato, non avrebbe poi una maggioranza con cui governare.