"La curva dei contagi sta risalendo in modo significativo e abbiamo bisogno ancora di batterci con energia". Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo oggi alla presentazione dei dati del Programma nazionale esiti (PNE) 2020 di Agenas. "Da tutte le regioni arrivano segnalazioni di una situazione in cui la curva risale– ha proseguito Speranza- basta vedere i numeri dei contagi dell’ultima settimana, che sono cresciuti in maniera significativa rispetto alle settimane precedenti. E questo significa fare i conti con una epidemia che è ancora il nostro principale avversario"."Sarebbe bello dire che è tutto finito e che siamo in una fase diversa- ha aggiunto- ma la più grande responsabilità di chi rappresenta le istituzioni è dire come stanno le cose. E la verità è che le prossime settimane non saranno facili: abbiamo una campagna di vaccinazione da accelerare, che ha prodotto già uno sforzo in avanti significativo negli ultimi giorni. Abbiamo numeri che stanno andando nella direzione giusta, ma che dovranno ancora crescere, abbiamo un’epidemia ancora molto forte e presente sui territori"."Dobbiamo fare i conti con un’epidemia che è ancora il nostro principale avversario e bisogna avere il coraggio di assumere decisioni che sono coerenti rispetto alla sfida che abbiamo di fronte. È necessario richiedere ancora ai cittadini del nostro Paese, che sono stati straordinari in questi mesi così difficili, di avere il massimo senso del rigore, del rispetto e dell’attenzione rispetto alle norme che sono in campo. Lo abbiamo visto fin dall’inizio, questo virus è insidioso e complicato e non lo si batte solo con le ordinanze, con i dpcm o con le decisioni che a Roma o su ogni singolo territorio vengono messe in campo".Secondo Speranza c’è bisogno "di sentire il senso di una sfida collettiva che riguarda ciascuno di noi. Questo è il lavoro che dobbiamo compiere insieme, con parole di verità, perché la curva del contagio sta risalendo in maniera significativa e abbiamo bisogno ancora di batterci con energia e di farlo anche con una consapevolezza, cioè che l’accelerazione della campagna di vaccinazione presto ci offrirà una soluzione molto più forte, molto più significativa e di maggiore durata, che ci consentirà un po’ alla volta di uscire in modo più strutturale da questa vicenda. Ma le prossime settimane saranno non facili e dobbiamo riconoscerle esattamente per quello che sono".

Le decisioni coerenti di cui parla Speranza, inaugurate dall'esecutivo Draghi, comprendono l'attivazione dell'inasprimento delle misure di contenimento non più entro 24 ore dopo dalle ultime valutazioni del CTS, quindi a partire dalla domenica, ma dall'inizio della settimana successiva. 

In tal modo, in una regione dove la circolazione del virus è in aumento e che da gialla deve diventare arancione o da arancione deve diventare rossa, tutto viene rimandato al lunedì, per consentire che la domenica la gente possa circolare senza cautele e continuare a fare, come anche il sabato, assembramenti... come se nel weekend il coronavirus non dovesse lavorare.

Una decisione salutata con soddisfazione dalla componente di destra delle forze politiche che supportano l'attuale governo. Una decisione che si è intestata la neo ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, descritta come un cambio di passo rispetto al suo predecessore, Francesco Boccia, a supporto delle proposte avanzate da presidenti di Regione, sindaci e amministratori locali... in pratica, gli stessi che quando si rendono conto che il numero dei contagi nei loro territori sale a livelli vertiginosi, allora si precipitano ad invocare immediate chiusure. Solo gli stessi che hanno accusato il precedente esecutivo di incoerenza e confusione.

Ma non è finita qua. Una parte dei propagandisti che guidano i partiti presenti in Parlamento e che hanno visto grazie a Draghi lo spalancarsi di enormi opportunità politico-economiche prima precluse, adesso sembrano essersi dimenticati della presenza della pandemia, cercando di smerciare nel disattento, ipocrita ed arrendevole mondo dell'informazione il principio che è necessario comunque riaprire.

Sono gli stessi che dopo aver favorito la ripresa dei contagi al grido di libertà, libertà nella scorsa estate, adesso non si rendono conto che in Italia due nuove varianti (per il momento soprattutto quella inglese) stanno causando una ripresa dei contagi di cui, inevitabilmente, percepiremo le drammatiche conseguenze entro un paio di settimane. Da aggiungere che stavolta, rispetto ad ottobre, la base di partenza del contagio è molto più elevata e, pertanto, i dati che registreremo potrebbero essere peggiori rispetto a quelli di fine 2020.

Durante la prima ondata di contagi i morti registrati sono stati 30mila, con la seconda siamo arrivati a 60mila... e con la terza?

Sicuramente i vaccini sono la vera arma contro la pandemia, ma la loro scarsità rende impossibile nel breve periodo che si possa raggiungere l'auspicata immunità di gregge, con gli esperti che, nel frattempo, si interrogano se sia allora conveniente utilizzarli in modo da garantire una immunità completa alle categorie più a rischio o se utilizzare le dosi per vaccinare il numero più ampio possibile di persone, il che non escluderebbe la possibilità di ammalarsi, anche se "forse" si ridurrebbe la gravità della malattia.

Quindi, non essendoci dati certi al riguardo, una scelta da parte degli esperti non è ancora stata fatta. Nonostante ciò ecco, quest'oggi il senatore Matteo Renzi, via social, diffonde sull'argomento una delle sue numerose provocazioni:

"Tanti articoli su vaccini russi o cinesi. L’assurda verità è che in Italia oltre 1 milione di dosi è BLOCCATO e NON USATO perché mancava un Piano Vaccini serio. Draghi sta rimediando con Curcio e Gabrielli. Vaccinare, vaccinare, vaccinare: parlare di altro oggi è solo un diversivo".

Il distratto o poco informato senatore, forse perché maggiormente impegnato nel promuovere il rinascimento arabo-fiorentino, non ha ancora capito che le dosi non utilizzate sono quelle che intenzionalmente non vengono somministrate perché devono essere tenute come scorta per garantire che la seconda dose, a coloro che hanno già ricevuto la prima, venga effettuata entro le tre settimane previste dal protocollo, considerando che potrebbero esserci altri ritardi nella consegna di quelle programmate. 

Ma il senatore Renzi non è ancora riuscito a capire una cosa tanto banale, come non sembra neppure esser riuscito a comprendere che è la sanità delle varie regioni ad organizzare la gestione della distribuzione e della somministrazione delle dosi di vaccino ai propri residenti e non il governo di Roma, che si occupa degli arrivi e della ripartizione dei vaccini.

Siamo sicuri che sia questa la responsabilità richiesta dai rappresentanti delle istituzioni per contenere il diffondersi del contagio?