La grande gabbia della dittatura economica e sociale
Editoriale: Spendere per impoverirci, illuderci per schiavizzarci.
Questo è il senso, o almeno sembra esserlo, per ciò che stiamo assistendo. Assistiamo ad una morte lenta, silenziosa della cultura che ci ha resi, nella storia, grandi e liberi.
Così fra i Jungle Bells, ancora non intonati e la frenesia di un tempo rallentato veniamo imbottiti di palinativi dannosi, che invece di curare distruggono. Arriva il Cash back e con esso l'illusione di essere stati aiutati. Rimborsati solo del 10% e per un massimo di euro 150. Una grande presa per il culo!
Veniamo imbottiti di infiniti “contentini” che ci legano ancor di più alla catena della schiavitù. Una schiavitù fatta di apparente libertà. Un anno intero da dimenticare per ciò che ha distrutto. Famiglie intere al lastrico, milioni di morti, precarietà della vita. Ma arriva il bonus cash back!
Vittorio Sgarbi, giorni fa, in televisione afferiva, con estremo colore, che qualcuno, dopo la fine della pandemia, dovrà essere giudicato contro i crimini dell’umanità. Si! Dovrete essere giudicati contro questo crimine, perché ci avete privato del lavoro senza aiutarci, della libertà senza sufficiente spiegazione, del bene supremo della formazione e della cultura senza logica. Qualcuno dovrà pagare per questo!
Una cultura che ha dovuto subire lo scempio di una televisione piena di patologie comunicative che hanno reso ancor più grande il divario tra i professionisti, che hanno chiuso i loro teatri e i loro spazi culturali e gli “approssimati” che continuano, con il loro pubblico da cortile, ad arrivare attraverso il medium della tv alla nazione, presentando una visione distorta di ciò che effettivamente è il Teatro e la Cultura.
Ci hanno resi simili ad animali. Hanno riaperto le gabbie dei centri commerciali e fatto rimanere chiusi i luoghi indispensabili per la crescita della nostra mente. La gabbia per il furetto è pronta.
Avete il cash back, potete mangiare ed ingrassare sotto il grasso dell’incuria e della sopraffazione, ignari che tutto questo scempio ricadrà su noi tutti, sulle generazioni che verranno. Chiudere i luoghi della crescita culturale e non avere di essi alcun rispetto è il segno tangibile del declino verso cui noi tutti siamo destinati ad arrivare.
Lo streaming non salverà la cultura, svelerà solo il marcio di chi abusando di essa farà a sgomitate per essere “on line”.