Nel giorno di quello che Corrado Guzzanti ha definito "Rutto Nazionale", nel Duomo di Milano  si sono tenuti i funerali di Silvio Berlusconi. 

La messa solenne, però, non era in latino e, soprattutto, non vi erano neppure il coro e l'orchestra della Scala, diretti da Chailly, ad accompagnare la celebrazione con il requiem di Verdi.  Peccato.

In compenso, decine i preti a concelebrare il rito per accompagnare le spoglie del sicuro futuro beato al giudizio del Signore, di cui Berlusconi, come tutti sanno, si definiva l'unto.

L'arcivescovo di Milano Mario Delpini, con i panni, la voce e la verve del mago Otelma, ha ricordato il caro estinto pronunciando la seguente omelia...

«Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia».

Un vivere che è desiderare una vita piena: «Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita, non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora».

E così è anche per l’amare e per il desiderare di essere amati: «Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Amare e percorrere le vie della dedizione. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento».

E l’uomo, ogni uomo, è anche un desiderio di felicità, ha suggerito ancora: «Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita, delle imprese che danno soddisfazione, delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia».

Poi ha continuato in chiaro riferimento allo scomparso, nelle sue diverse vesti:«Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari. Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori, chi lo applaude e chi lo detesta». Ma ora «è un uomo e ora incontra Dio».

Questi gli equilibrismi retorici, cui ha fatto ricorso l'arcivescovo Delpini, in un'omelia "interpretata" come se fosse un attore e non un prete, per descrivere vita e opere di Silvio Berlusconi.

Ma se avesse detto che Berlusconi, fin dalla maggiore età, ha fatto di tutto e di più per fare al meglio i propri interessi, cercando di fregarsi di qualsiasi regola e/o ostacolo, non avrebbe fatto prima, rimanendo perfettamente fedele alla realtà dei fatti?

Ma in quel caso, probabilmente, non lo avrebbero applaudito. Un applauso meritato, comunque, perché lo sforzo interpretativo, al di là del risultato, va sempre incoraggiato negli attori alle prime armi. 

Queste le presenze alla cerimonia.

I cinque figli, il fratello Paolo, la quasi moglie Marta Fascina, la ex moglie Veronica Lario. Non risultavano invece all'appello la ex ex moglie Carla Elvira Dall'Oglio e la ex quasi moglie Francesca Pascale.

Presenti anche le massime cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quella del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Camera e Senato, 32 membri del governo, 4 ex premier (Monti, Gentiloni, Draghi, Renzi), i leader di alcuni partiti, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il sindaco di Milano Beppe Sala.

Dall'Ungheria è giunto Viktor Orban e dal Qatar l'emiro Hamad al Thani.

Naturalmente presenti i vertici Mediaset, insieme a volti noti dello schermo e rappresentanti del mondo del calcio. In piazza alcune migliaia di persone - provviste di bandiere di Forza italia, del Milan, di striscioni e di foto - che hanno seguito le esequie dai maxischermi.