Mentre tutti guardiamo all'evoluzione della pandemia di Covid-19, un virus vecchio ma sempre vivo e infettivo ha attaccato l'Ungheria: la dittatura.

Con la scusa della lotta alla pandemia, il Parlamento ungherese ha approvato una norma che consegna pieni poteri al presidente Orban, il quale potrà governare senza che i suoi provvedimenti passino per il Parlamento, che addirittura potrà chiudere, e potrà perfino sospendere le elezioni. Questi pieni poteri sono affidati a Orban senza limite di tempo.

L'opposizione, nell'estremo tentativo di salvare la democrazia,  consapevole che il partito del presidente fosse in possesso dei numeri per far approvare la legge, aveva proposto un limite temporale di 90 giorni. Orban però, consapevole a sua volta di non avere ostacoli per l'approvazione, ha rifiutato qualsiasi mediazione.

L'Unione Europea adesso si trova a dover affrontare una situazione molto delicata. Non è concepibile che all'interno dell'Unione si tolleri la presenza di una dittatura, quindi la reazione dovrà essere forte: qualora Orban non dovesse tornare sui suoi passi, l'Ungheria dovrà essere cacciata. Benché molti sovranisti europei diranno il contrario, al paese magiaro l'uscita non converrebbe affatto, perché l'Ungheria è uno dei paesi che riceve dall'UE più di quanto versa. La reazione europea dovrà essere dura, rapida e condivisa, così da evitare che altri governi sovranisti europei decidano di imitare Orban.

L'UE deve però prendere atto del fatto che, perché sia ampiamente condivisa una sua azione di forza, deve riacquistare credibilità agli occhi di tutti gli Stati membri e spegnere il malcontento che in tutti i paesi dà forza ai partiti anti-europei, altrimenti qualsiasi azione servirà solo ad alimentare ulteriori divisioni. Per recuperare questa credibilità, l'UE deve cominciare a fare una politica più attenta ai cittadini e meno fossilizzata sui vincoli di bilancio, a cominciare da questo periodo duro in cui tutto il continente necessità di iniziative volte a combattere la crisi causata dalla pandemia.

Sul piano diplomatico, in Europa è stata forte la condanna al Governo ungherese. Solo due voci in Italia si sono alzate fuori dal coro; come prevedibile, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno applaudito all'iniziativa di Orban. I due leader di estrema destra hanno assunto questa posizione per rafforzare i propri consensi tra i fascisti e gli anti-europeisti, e non hanno faticato ad apprezzare un'iniziativa che rientra nel loro DNA politico (Salvini meno di un anno fa chiedeva i pieni poteri).

Probabilmente il loro scopo è anche quello di attrarre nei loro gruppi al Parlamento europeo il partito di Orban, nel caso in cui dovesse lasciare il PPE; lo corteggiano nonostante lui circa un anno fa abbia ignorato la loro alleanza ideologica e li abbia lasciati soli nei loro gruppuscoli (Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega, e Conservatori e riformisti europei, di cui fa parte Fratelli d'Italia) a contare meno di niente.