Proseguono, sia a livello locale che a livello internazionale, le discussioni su come affrontare - risolvere sarebbe un termine inappropriato - il problema migranti.
Per quanto riguarda l'aspetto rifugiati presenti in Italia, le cui problematiche sono correttamente riassunte in un post di Medici Senza Frontiere sul proprio sito, il ministro dell'Interno sembra incredibilmente aver compreso i termini della questione, avanzando persino alcune ipotesi per risolverla. I fatti sono molto semplici.
"Una persona che cerca protezione nel nostro paese ha diritto – secondo norme internazionali, a partire dalla Convenzione di Ginevra, comunitarie e nazionali – a un posto in un centro di accoglienza per tutta la durata della procedura di asilo, procedura che raramente si conclude prima di un anno.
All'ottenimento di un titolo di soggiorno permanente per asilo politico o protezione sussidiaria, il rifugiato viene invitato a lasciare il centro, spesso entro pochi giorni, senza ulteriori misure di supporto e accompagnamento all'integrazione. Uomini, donne e bambini."
Ricapitolando, lo Stato dice a queste persone che hanno più o meno gli stessi diritti|doveri degli italiani e poi li abbandona a se stessi, senza neppure aver provveduto quando erano nei centri di accoglienza a dar loro un minimo di formazione, anche basilare, come l'apprendimento della lingua italiana.
A questi rifugiati si consente di vivere in Italia, ma non si offrono loro neppure gli strumenti minimi per "iniziare" a vivere seguendo regole e leggi. Da qui le occupazioni abusive, gli sgomberi e le proteste in piazza, come avveuto a Roma nei giorni scorsi.
E che questa filiera del non senso dovesse esser corretta lo ha capito persino Minniti che ha ipotizzato di destinare a tale scopo gli immopbili sequestrati alle mafie. E questo è già un primo passo avanti nel segno della logica.
Sul piano internazionale, sempre per quanto riguarda i migranti, da registrare al Viminale, la seconda riunione della “Cabina di Regia” dei ministri dell’Interno di Ciad, Italia, Libia, Mali e Niger. Questi i termini di cui si è discusso, così come sono stati riportati in una nota ufficiale del ministreo dell'Interno:
è stata ribadita la necessità di rafforzare la capacità di controllo dei confini marittimi e terrestri attraverso l’attivazione di meccanismi a supporto della formazione e dell’operatività delle guardie di frontiera;
è stato convenuto che per l’azione di contrasto al terrorismo e ai trafficanti sia indispensabile rafforzare le istituzioni statuali di ogni singolo Paese;
sono stati rilevati, a questo riguardo, i progressi realizzati dalle autorità libiche e, in particolare, dalla guardia costiera nel salvataggio di vite umane a mare e nel contrasto ai trafficanti di esseri umani;
è stato ribadito il sostegno all’accordo di pace tra le tribù del Sud della Libia e riaffermata l’importanza di sostenere la Libia nella creazione di una guardia di frontiera;
è stata ribadita la necessità di sostenere ogni iniziativa in favore dello sviluppo di una economia locale che sia alternativa a quella collegata ai traffici illeciti. A questo riguardo, sono stati richiamati gli esiti della riunione che si è svolta a Roma lo scorso 26 agosto presso il Viminale tra il ministro dell’Interno Marco Minniti, il ministro dell’Interno libico Aref Khoja ed i sindaci delle municipalità libiche. Nell'occasione sono stati individuati dei progetti di sviluppo ed i relativi possibili canali di finanziamento, attraverso un vero e proprio piano organico di investimento che possa avvalersi anche dei fondi del Trust Fund dell’UE per l’Africa;
è stato concordato di allargare a Ciad, Niger e Mali il dialogo con le autorità municipali al fine di favorire lo sviluppo di economie alternative;
è stata concordata la costituzione di una “Task Force” ad alto livello delle forze di sicurezza che si riunirà a breve a Roma al fine di accrescere la cooperazione tra i Paesi membri della Cabina di Regia;
è stato, infine, convenuto sulla necessità di un maggiore coinvolgimento di OIM e UNHCR per realizzare in Niger e Ciad (e migliorare in Libia) i centri di accoglienza per migranti irregolari, coerentemente con il proprio impianto legislativo. Obiettivo principale, uniformarli agli standard umanitari internazionali e implementare, con il sostegno finanziario e tecnico dell’UE, le politiche di rimpatrio volontario assistito con azioni concrete tese a convincere i Paesi di origine a collaborare a questo sforzo.
L'incontro di stamani anticipa di poche ore il vertice di Parigi, all'Eliseo, in cui nel pomeriggio si discuterà di come l'Europa dovrà affrontare la migrazione dall'Africa. Ne parleranno Macron, Merkel, Gentiloni, Rajoy, l'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue Federica Mogherini, il premier libico Fayez Serraj e i presidenti di Niger e Ciad, Mahamadou Issoufou e Idriss Deby.
Lo scopo della riunione è quello di fermare il flusso di migranti provenienti dal centro dell'Africa verso l'Europa, probabilmente, creando degli hot spot direttamente in Africa.
In attesa di conoscere come in concreto questo dovrebbe avvenire, lo scopo dell'Italia e degli altri paesi europei è quello di costituire una cintura di contenimento in Mali, Niger e Ciad alle rotte dei migranti che vogliono arrivare in Europa partendo dalle coste libiche.
Tutto sta capire come questi centri saranno realizzati. Per il momento, quelli in Libia sono dei centri di detenzione dove gli africani vengono "ospitati" in condizione di totale schiavitù... nel totale disinteresse dell'Europa, Italia in testa.
Il timore che questa situazione possa essere ripetuta anche in strutture analoghe nel centro dell'Africa è molto forte, considerando anche che questi centri potrebbero diventare anche uno strumento per intercettare i dissidenti che cercassero rifugio all'estero.
La sensazione è che l'Europa voglia fermare le migrazioni verso il nord, facendone ricadere la responsabilità esclusiva sugli Stati africani che, per fare il lavoro sporco, verrebbero anche adeguatamente remunerati. Il tutto, naturalmente, sarà fatto seguendo i crismi dell'ipocrisia, e confezionato in modo da salvare la faccia ai governanti europei paladini della democrazia e dei diritti umani.