A Kiev non sono piaciute le parole del Papa sull'attentato a Darya Dugina e Kuleba ha convocato il nunzio apostolico per protestare
"Rinnovo l’invito a implorare dal Signore la pace per l’amato popolo ucraino che da sei mesi - oggi - patisce l’orrore della guerra. Auspico che si intraprendano passi concreti per mettere fine alla guerra e scongiurare il rischio di un disastro nucleare a Zaporizhzhia. Porto nel cuore i prigionieri, soprattutto quelli che si trovano in condizioni fragili, e chiedo alle autorità responsabili di adoperarsi per la loro liberazione. Penso ai bambini, tanti morti, poi tanti rifugiati - qui in Italia ce ne sono tanti - tanti feriti, tanti bambini ucraini e bambini russi che sono diventati orfani e l’orfanità non ha nazionalità, hanno perso il papà o la mamma, siano russi siano ucraini. Penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: “No, io non sono pazzo”. La pazzia della guerra. Penso a quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti! Pensiamo a questa realtà e diciamoci l’un l’altro: la guerra è una pazzia. E coloro che guadagnano con la guerra e con il commercio delle armi sono dei delinquenti che ammazzano l’umanità. E noi pensiamo ad altri Paesi che sono in guerra da tempo: più di 10 anni la Siria, pensiamo la guerra nello Yemen, dove tanti bambini patiscono la fame, pensiamo ai Rohingya che girano il mondo per l’ingiustizia di essere cacciati dalla loro terra. Ma oggi in modo speciale, a sei mesi dall’inizio della guerra, pensiamo all’Ucraina e alla Russia, ambedue i Paesi ho consacrato all’Immacolato Cuore di Maria, che Lei, come Madre, volga lo sguardo su questi due Paesi amati: veda l’Ucraina, veda la Russia e ci porti la pace! Abbiamo bisogno di pace!"
Questo l'appello di papa Francesco lanciato alla fine dell'udienza di mercoledì 24 agosto, che si è tenuta nell'Aula Paolo VI.
Parole che però non sono piaciute alle istituzioni ucraine.
Così il ministero degli Esteri di Kiev ha convocato il Nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, per esprimere la propria delusione per il recente commento di papa Francesco sulla morte di Darya Dugina, figlia dell'ideologo di Putin.
Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba, durante una conferenza stampa in occasione della visita a Kiev del suo omologo della Farnesina, Luigi Di Maio.
"Abbiamo letto attentamente la dichiarazione di Papa Francesco - ha detto Kuleba - e, prima di tutto, abbiamo deciso di convocare il Nunzio Apostolico al Ministero degli Affari Esteri per esprimere in merito il disappunto dell'Ucraina".
Kuleba ha aggiunto che il nunzio si è recato al ministero e sui contenuti dell'incontro sarà diffusa una dichiarazione, con maggiori dettagli. Il capo della diplomazia ucraina ha comunque voluto sottolineare che convocare un nunzio apostolico al ministero è un caso piuttosto senza precedenti e in quanto tale, parla da sé.
"In secondo luogo - ha aggiunto Kuleba - dirò con franchezza che il cuore ucraino è lacerato dalle parole del Papa. È stato ingiusto".
La reprimenda ucraina nei confronti del Papa è motivata dal fatto che Darya Dugina non solo era la figlia di Alexander Dugin, sulle cui "fantasie" filosofiche Putin basa e giustifica la propria politica interna ed estera, ma anche perché in quanto politologa e giornalista si era più volte pubblicamente pronunciata a favore dell'invasione russa. Per questo, l'averla indicata, da parte di Francesco, come vittima innocente non è stato affatto digerito da Kiev.
Nell'abituale discorso serale, nessuna dichiarazione in proposito da parte del presidente ucraino Zelensky.