Nuove email scambiate fra Hillary Clinton e alcuni suoi assistenti, rese pubbliche ieri, mostrano come l'allora segretario di Stato avesse particolari riguardi nei confronti di quanti non mancavano di finanziare la fondazione del marito Bill.

Come è noto, Hillary Clinton è stata indagata dall'FBI per aver trasferito su un server privato e non sicuro mail riservate del Dipartimento di Stato. Alla conclusione delle indagini, la polizia federale lasciato cadere l'accusa, ritenendo che il comportamento della Clinton non avesse rilevanza penale, ma fosse da considerare solo una imperdonabile leggerezza.

Il gruppo conservatore Judicial Watch ha pubblicato ieri 20 nuovi messaggi di posta elettronica fra l'ex-segretario di Stato, la sua assistente personale Huma Abedin (sopra) e un dirigente della Fondazione Clinton, un certo Douglas Band.

Fra questi particolare scalpore hanno suscitato quelli riguardanti il principe ereditario del Bahrain, che aveva chiesto udienza ad Hillary Clinton, ma aveva ricevuto un netto rifiuto.

Il principe Salman non si è perso d'animo e si è ricordato che nel 2005 aveva costituito, in nome e per conto della Clinton Global Initiative, il Crown Prince’s International Scholarship Program (CPISP), un'iniziativa che in quattro anni ha portato nelle casse della Fondazione Clinton ben 32 milioni di dollari. Risultano inoltre donazioni del Regno del Bahrain di importo compreso fra 50 e 100 mila dollari e della Bahrein Petroleum fra 25 e 50 mila.

Memore di tutto questo, il "povero" principe ha pensato bene di rivolgersi alla fondazione per ottenere l'agognato colloquio con Hillary. E gli ha detto bene, perché Douglas Band si è subito attivato con Hume Abedin con questa email:

From: Doug Band
To: Huma Abedin
Sent: Tue Jun 23 1:29:42 2009
Subject:

Cp of Bahrain in tomorrow to Friday
Asking to see her
Good friend of ours

[NdR Cp sta per Crown Prince].

La richiesta questa volta è stata subito accolta, come si deduce dalla risposta di Huma:

From: Huma Abedin [[email protected]]
Sent: Thursday, June 25, 2009 10:35:15 AM
To: Doug Band
Subject:

Offering Bahrain cp 10 tomorrow for meeting woith [sic] hrc
If u see him, let him know
We have reached out thru official channels

[NdR hrc sta per Hillary Rodham Clinton]

Quello del principe ereditario del Bahrain non è l'unico caso di interventi della Fondazione Clinton presso il segretario di Stato a favore dei propri finanziatori, rivelati dalle email.

Fra i più curiosi quello di Casey Wasserman, finanziatore per un importo fra 5 e 10 milioni di dollari, che cerca di risolvere un problema sorto nell'ottenimento del visto per gli Stati Uniti da parte di un membro della squadra di calcio inglese del Wolverhampton, e quello di Bono degli U2.

Nel 2009 il cantante cercava qualcuno che gli desse una mano per ottenere l'autorizzazione a collegarsi con la stazione spaziale internazionale durante tutti i concerti del suo tour di quell'anno. Bono è stato anche lui uno dei finanziatori della Clinton Global Initiative e nel 2011 ha organizzato un concerto per celebrare i 10 anni della Fondazione William J. Clinton.

Ma la cosa non finisce qui. Il peggio potrebbe ancora arrivare. Infatti, l'FBI, durante le indagini, ha scoperto circa 15 mila email che non facevano parte delle 55 mila pagine di documenti, contenenti i messaggi trasferiti su un server non sicuro, che gli avvocati della Clinton avevano consegnato al Dipartimento di Stato nel dicembre 2014. Questo smentisce quanto sostenuto fin qui dal candidato democratico alla Casa Bianca e cioè che tutte le mail erano state consegnate.

L'FBI ha trovato le nuove email sul server di Hillary e sui computer di membri dell'amministrazione con cui era solita corrispondere e, alla fine di luglio, le ha recapitate al Dipartimento di Stato.

Su richiesta di Judicial Watch, un giudice federale ne ha ordinato la pubblicazione che dovrebbe avvenire alla fine di settembre o, al massimo ai primi di ottobre, dopo che saranno state epurate da ogni riferimento personale e da ogni informazione sensibile.

In quel momento mancherà poco più di un mese alle elezioni presidenziali, che si terranno l'8 novembre. Dovessero venire alla luce nuovi messaggi imbarazzanti come e più di quelli già pubblicati, saranno giornate di fuoco per la squadra del candidato democratico che si vedrà costretta a cercare in tutti i modi di limitare i danni.