Lazio. l'ordinanza sulla PSA prevede che i cinghiali cacciati possano finire nel piatto
Sabato 21 maggio è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l'ordinanza n. 3/2022 del commissario straordinario per l'emergenza peste suina, Angelo Ferrari, relativa alle "Misure di controllo e prevenzione della peste suina africana nella Regione Lazio".
Nel comunicare la notizia, l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) evidenzia come all'art. 3 sia previsto che i cinghiali abbattuti nelle zone confinanti con quella infetta, con le modalità che saranno stabilite entro 30 giorni, possano finire nel piatto.
Testualmente: “I capi cacciati possono essere destinati all'autoconsumo esclusivamente all'interno della stessa zona di attenzione e solo se risultati negativi ai test di laboratorio per ricerca del virus Psa”.«Non solo si apre alla caccia al cinghiale fuori stagione alle porte di Roma», commenta la delegata dell'Oipa di Roma, Rita Corboli, «ma si consente anche di farne carne da macello. Per sei esemplari trovati positivi al virus della peste suina, non pericolosa per l'uomo, si farà strage. Prima ripopolano a uso e consumo dei cacciatori, poi decidono il “depopolamento” sulla pelle di esseri senzienti senza considerare misure alternative».
L'Oipa ricorda che un parere chiesto agli esperti dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) afferma: “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.
Inoltre l'Ispra nelle sue indicazioni afferma che è importante sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta da Peste suina africana poiché si tratta di “attività che comportano un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio, soprattutto conseguente al ricorso di tecniche che utilizzano i cani, e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli”.