Il Pulcinella di Bruno Leone: una storia di integrazione e accoglienza
Napoli è sempre stata cosmopolita. La sua architettura, gli abiti tipici, le tradizioni, vengono da una miscela di culture diverse. La sua profonda bellezza è il frutto sapiente di secoli di accoglienza. È qui che incontro, nella cornice magica, suggestiva e piena di folclore ,dei suoi vicoli l'ultimo burattinaio di Napoli,Bruno Leone. Maestro napoletano dell’arte dei burattini, in dialetto “le guarattelle”, è stato allievo del vecchio maestro Nunzio Zampella ed è stato l'unico suo successore in grado di salvare la continuità di tale arte non solo a livello locale,ma anche internazionale.
Mi racconti la storia di Pulcinella: una storia di integrazione e accoglienzaHo viaggiato molto da solo e con il mio Pulcinella e ho provato quanto è bello essere accolto. Questo è successo tante volte, con popoli che non parlavano la mia lingua, e che erano di culture diverse dalla mia. Popoli poveri ma ricchi di umanità e portatori di culture antiche, culture che hanno permesso all'uomo di sopravvivere anche nei momenti difficili. Parlo dei nomadi del deserto africano, dei popoli nativi delle Americhe, dei villaggi poveri nelle periferie di New Dehli, ma anche dei quartieri popolari delle periferie di Napoli e di altre città dell'Europa.Forse questo è avvenuto anche grazie a Pulcinella, un personaggio che gira il mondo da tempi immemorabili ed è egli stesso portatore di un'idea universale della vita. Ovunque vada, Pulcinella è accolto come "uno del posto''anche se viene da molto lontano. Noi dovremmo dire che Pulcinella è napoletano perché magari è nato a Napoli. Non è vero. Pulcinella ha scelto Napoli come sua città ma non ricorda più dove sia nato. Pulcinella, è un eroe perché rappresenta la voglia di vivere. Affianco a Pulcinella c’è sempre la sua fidanzata, essendo l’amore la molla che sospinge il mondo. Uno dei personaggi più negativi rimane il guappo, emblema dei prepotenti. Sotto questo punto di vista Pulcinella è sempre stato un personaggio anti-camorra, perennemente contrapposto alla prepotenza dei guappi. Gli artisti che fanno il mio lavoro e girano il mondo ,da sempre, da tempi immemorabili non possono capire nessuna forma di sovranismo. Questa idea per noi è un'idea di morte. Come chiudersi in una prigione con le proprie mani e odiare il resto del mondo perché lo si ritiene responsabile della nostra sofferenza. E poi è così bello conoscere gente diversa, che ha un colore diverso della pelle. È una cosa che ti arricchisce. E poi accogliere chi soffre arricchisce talmente l'animo umano che diviene esso stesso un dono che può proteggerci dal male delle guerre, delle carestie e altro. E poi girando il mondo la gente più felice l'ho sempre trovata tra quelli che soffrono di più. Come sono tristi i ricchi, quelli che difendono le loro ricchezze, i loro privilegi e quando ridono si vede che lo fanno a forza,perché l'unico amore che hanno trovato lo hanno pagato.
Mi parli dei suoi progetti futuri.Ultimamente sto lavorando con Ibrahim Drabo, un musicista africano bravissimo e siamo così contenti di lavorare insieme. Il nostro spettacolo è ricco, pieno di teatro e musica. Cerchiamo di farlo e promuoverlo il più possibile. È dedicato a Miriam Makeba e Nelson Mandela. Un nostro piccolo contributo contro l'idea dell'apartheid che dilaga per il mondo è si vuole imporre creando solo guerre e disastri... e soldi per i commercianti di armi. Che poi non gli serviranno a niente perché non possono essere altro che tristi. Assurdo no?