"Quello che ha detto il papa mi ha lasciato un enorme malcontento... sembra più uno slogan che un’affermazione teologico-spirituale. E, se c’è una cosa che non mi aspetto dai pastori (me compreso, ovviamente) è che ricorrano a slogan inconsistenti. Penso che il popolo di Dio non se lo meriti."

Il teologo Eduardo de la Serna in Religión Digital, www.religiondigital.com commenta le recenti dichiarazioni di Bergoglio sul celibato dei preti. Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati l'amore verso Dio e l'amore verso una donna sono pienamente conciliabili.


Di seguito l'articolo: 

"Ho appena visto che il papa ha detto ai seminaristi francesi che “i preti sono celibi semplicemente perché Gesù lo era” e ha aggiunto che “nessuno ha il potere di cambiare la natura del sacerdozio né lo avrà mai”.E questo, detto così, ha suscitato in me un gran numero di dubbi.La prima questione è, appunto, se Gesù fosse davvero celibe. Curiosamente, in molti ambienti porre semplicemente la domanda risulta offensivo, come se facendolo si “macchiasse” la memoria di Gesù. Quale sarebbe il problema se Gesù non lo fosse stato? Per cominciare, osserviamo che essere “celibe” non è sinonimo di non essere sposato (così come – teologicamente parlando – il digiuno non è semplicemente “non mangiare”). Il celibato è una ragione teologica per la quale qualcuno sceglie uno stile di vita di “celibato”. E questa ragione teologica è, senza dubbio, il Regno di Dio. Pertanto, affermare questo su Gesù presuppone entrambi gli elementi: che egli non avrebbe realmente formato una coppia e, in secondo luogo, che ciò sarebbe avvenuto per una ragione superiore cosciente. Sul piano storico, quindi, ciò supporrebbe che all’età di contrarre matrimonio (nell’ambiente contadino per gli uomini era abituale intorno ai 17 anni; mentre nell’ambiente urbano era diverso) Gesù, per un motivo espresso, rompe con le consuetudini (anche familiari) e ha già chiara la centralità della Signoria di Dio. È possibile questo in un essere umano che, come ogni altro, cresce nella conoscenza? (cf. Lc 2, 40.52). È noto che – in generale – il matrimonio in Israele, più che un diritto, era un dovere. Il Nuovo Testamento non dice nulla di un presunto matrimonio di Gesù, ma con criteri storici questo, più che affermare il celibato, affermerebbe il suo matrimonio. Si moltiplicano gli studi buoni sul “Gesù storico” e non sembra che se ne tenga conto in detti come quello citato. Ho seri dubbi che Gesù avesse contratto matrimonio, ma l’argomentazione “è stato/non è stato” deve seguire seri criteri di storicità. E nessuno di loro è menzionato nel semplice detto “è stato celibe”.Ora, quando si parla del ministero ordinato, di solito si fa – purtroppo – riferimento “giuridico” (come se Gesù in questa frase avesse istituito il “sacerdozio”: “fate questo in memoria di me”). Poiché si presume (senza ragioni evidenti) che a tale cena fossero presenti solo i Dodici (e non c’erano donne), il testo viene utilizzato per negare l’accesso al ministero alle donne (è sicuro che non c’erano donne alla cena? Personalmente credo che ci fossero). Curiosamente, ad esempio, l’argomentazione utilizzata è che “a quei tempi” le donne non mangiavano con gli uomini. Se applichiamo alla lettera il criterio “allora si faceva così”, dovrebbe valere anche per il matrimonio: “a quei tempi gli uomini dovevano contrarre matrimonio”. Ma supponiamo tutto ciò che acriticamente si sostiene, la frequente affermazione secondo cui nella cena Gesù istituisce il sacerdozio scegliendo i Dodici per tale ministero. Cioè, uomini sposati. Cioè, è nella natura del sacerdozio l’essere sposati.Ma restano ancora altre domande... Gesù non era sacerdote ma laico. L’autore della Lettera agli Ebrei ha dovuto compiere un enorme lavoro teologico-spirituale per parlare del sacerdozio di Cristo. Per non estenderlo, l’autore afferma che lo è a causa della risurrezione. Il glorificato è sacerdote in modo nuovo (ordine di Melchisedek); non è “la persona di Gesù” il sacerdote, ma il Cristo glorioso (e per questo “non muore più”, e per questo lo è “per sempre”).L’affermazione superficiale che “perché così è stato Gesù” sembrerebbe costringere tutti gli uomini che accedano al ministero ordinato ad essere ebrei, a parlare aramaico, a circoncidersi (l’ottavo giorno) e ad essere “falegnami”. Certamente nulla di tutto ciò ha nulla a che fare con il “sacerdozio”. Ah... e ovviamente, essere uomini.Possiamo certamente essere d’accordo sul fatto che nessuno può modificare “la natura” del sacerdozio. Ma saremo tutti d’accordo nel fatto che ci sono cose essenziali e cose occasionali, come accade in tutto ciò che è “naturale” (terminologia già piuttosto in crisi, del resto). I centinaia di cambiamenti verificatisi nella storia della Chiesa nei modi di celebrare i sacramenti, aiutano evidentemente a considerare la distinzione tra cio che è essenziale e ciò che è accessorio. La cosa fondamentale nel “sacerdozio” (ebraico e nuovo, secondo la lettera agli Ebrei) sembrerebbe essere il fatto di essere mediatore. Ma, se il sacerdozio antico per “mediare” doveva separarsi il più possibile dall’umanità per tendere a Dio, nel caso del nuovo sacerdozio accade tutto il contrario: deve avvicinarsi il più possibile all’umanità fino a diventarle simile in tutto (eccetto il peccato); da questo si caratterizza per la misericordia e la credibilità. Questa sembrerebbe essere la natura del sacerdozio “cristiano”.Insomma... quello che ha detto il papa mi ha lasciato un enorme malcontento... sembra più uno slogan che un’affermazione teologico-spirituale. E, se c’è una cosa che non mi aspetto dai pastori (me compreso, ovviamente) è che ricorrano a slogan inconsistenti. Penso che il popolo di Dio non se lo meriti".