L’arcivescovo Romuald Jałbrzykowski con decreto dell’8 agosto 1927, nominò Sopoćko padre spirituale del Seminario di Vilnius. Per poter svolgere un ruolo tanto importante per la formazione dei futuri sacerdoti, continuando a essere cappellano militare, fu costretto a rinunciare a tenere i corsi per insegnanti e a chiedere un terzo aiutante per la pastorale nella guarnigione di Vilnius[1].

A partire dall’autunno del 1927 Sopoćko doveva conciliare il lavoro nel seminario con il lavoro nell’esercito. Il lavoro nel seminario e il ministero stesso di padre spirituale, al quale non era fondamentalmente preparato, e che lo aveva persino sorpreso, col passar del tempo iniziarono a piacergli[2].  Comunque la nomina fu per Sopoćko una grande sorpresa, poiché allora egli già aveva  già l’incarico di grande responsabilità nella cura pastorale dei militari. Addirittura gli venne affidato un altro impegno: la ricostruzione della chiesa di sant’Ignazio. Tutti questi incarichi diventavano estremamente impegnativi. Perciò, egli si meravigliò della decisione di affidare proprio a lui un ulteriore compito.

Ben presto si venne a sapere delle responsabilità che ricadevano su di lui. Per quanto riguarda il compito di padre spirituale e il grande impegno per la formazione dei futuri presbiteri, egli per la sua modestia non si sentiva all’altezza di funzioni così delicate. Riferì le sue sensazioni all’Ordinario, rifiutando umilmente l’incarico proposto. L’arcivescovo Jałbrzykowski mantenne, però, la sua decisione[3]. Il sacerdote svolse il servizio di padre spirituale in maniera umile e nel rispetto dell’obbedienza. La sua preparazione pedagogica si rivelò molto utile nello svolgimento del suo ministero, conferendogli una spiccata capacità di  guida e di direttore spirituale. Inoltre, la lettura e lo studio individuale accrebbero sempre più la sua competenza. L’impegno nello svolgere al meglio il compito di padre spirituale e la sincera dedizione al lavoro con gli alunni diedero ben presto ottimi frutti sul piano spirituale, ricompensando con grande soddisfazione tutti gli sforzi del Nostro[4].

In ottobre iniziarono le lezioni nel seminario. Sopoćko conduceva corsi di catechesi, di pedagogia, di psicologia e storia del pensiero filosofico. Il lavoro e la presenza di Sopoćko al seminario, però, non si limitavano soltanto alle lezioni. Fu anche confessore degli alunni[5]. Molte volte, su richiesta del padre spirituale, conduceva dei ritiri spirituali per gli alunni. Svolgeva numerose attività pastorali, religiose, sociali e didattiche. Una parte importante del suo lavoro fu l’attività di promozione della sobrietà nella società. Il lavoro che lo impegnò di più e che gli fu particolarmente caro, fu l’opera di divulgazione del messaggio della divina misericordia. Fu fedele a quest’opera fino alla fine.

Non si stancò mai, nonostante le difficoltà da parte delle autorità ecclesiastiche, molto prudenti nei confronti del culto, che non trovava approvazione a causa delle numerose irregolarità nello sviluppo popolare e spontaneo della devozione e a causa di varie pubblicazioni, che non sempre presentavano il messaggio della divina misericordia in maniera corretta. Il Nostro instancabilmente correggeva gli errori e forniva le basi del culto, dandone delle spiegazioni teologiche esaurienti[6].  A settembre del 1929 la chiesa di sant’Ignazio fu consacrata e data in uso alla guarnigione del Distretto Militare di Vilnius [7].

Sopoćko fu libero dall’impegno di dirigere la ricostruzione della chiesa che lo occupava da tanti anni. Dal momento in cui il sacerdote fu assunto all’Università e liberato dal ministero di cappellano militare, la sua occupazione principale, accanto alla mansione di padre spirituale nel seminario, furono i corsi e il lavoro scientifico. Siccome in quel periodo mancavano i manuali adatti, elaborò lui stesso  i manuali per le materie che insegnava. Successivamente, questi libri di testo furono copiati dagli studenti e per lunghi anni costituirono un aiuto valido negli studi. Le ricerche scientifiche del sacerdote erano legate principalmente alla preparazione dell’abilitazione e si riferivano al tema dell’educazione spirituale.

Per raccogliere i materiali necessari Sopoćko si recò nell’estate del 1930 nelle biblioteche delle più importanti città europee come Berlino, Colonia, Achen, Bruxelles, Parigi, Lione, Genova, Milano, Roma, Napoli, Firenze, Padova, Innsbruck, Monaco, Praga[8]. Il viaggio fu fruttuoso sia dal punto di vista scientifico che spirituale. Cogliendo l’occasione visitò alcuni luoghi di culto e centri di vita religiosa. A parte il lavoro svolto per preparare l’abilitazione, il sacerdote scrisse anche articoli scientifici e divulgativi di teologia pastorale, articoli per l’enciclopedia ecclesiastica, tenne conferenze e si occupò di pubblicistica[9]. Oltre le mansioni fondamentali, che risultavano da funzioni assegnategli dai superiori, Sopoćko si dedicò anche al lavoro sociale in varie organizzazioni religiose[10]. Tenne conferenze e corsi per questi gruppi e approfittò del loro aiuto nel lavoro con i giovani, che non frequentavano le scuole. Quando organizzò a Vilnius una filiale del Circolo degli Intellettuali Cattolici, esistente già presso L’Università Cattolica di Lublino, partecipò anche ai lavori di questo Circolo, particolarmente per quanto riguardava la vita interiore[11].

Impegnandosi sempre più nel lavoro scientifico, chiese un’altra volta al vescovo militare di dimetterlo dalla mansione di cappellano. Il nuovo vescovo militare Józef Gawlina accettò la domanda e il sacerdote passò alla riserva. Le difficoltà e i problemi conseguenti alla necessità di conciliare la pratica scientifica e didattica all’università con le altre occupazioni, nonché il desiderio di dedicarsi in un modo più completo alla scienza, contribuirono al fatto che il sacerdote si rivolse all’arcivescovo Jałbrzykowski con la richiesta di essere liberato dalla funzione di padre spirituale. L’arcivescovo acconsentì, anche se non immediatamente, a liberarlo da questo ministero. Libero dagli impegni del seminario, dal settembre del 1932, Sopoćko si trasferì nel convento delle Suore della Visitazione, dove in condizioni favorevoli, finì l’elaborazione della tesi di abilitazione. Il titolo era: “Scopo, soggetto e oggetto dell’educazione secondo Mikołaj Łęczycki”[12]. In base a questo lavoro il 15 maggio 1934 ottenne l’abilitazione alla libera docenza dal prof. Antoni Borowski alla Cattedra di Teologia Pastorale dell’Università di Varsavia[13].  

Il Ministero delle confessioni religiose e della pubblica istruzione lo nominò docente dell’Università di Varsavia, e successivamente con questo titolo fu trasferito alla Cattedra di Teologia Pastorale dell’Università Stefan Bathory a Vilnius[14]. Nel marzo del 1934 il sacerdote si recò in pellegrinaggio in Terra Santa[15]. Visitare la Terra Santa fu per lui una grande esperienza e ne dette testimonianza nei suoi ricordi e anche nelle relazioni contenute in altre pubblicazioni.  «Visitando otto anni fa la Terra Santa sono rimasto particolarmente impressionato dalla vista, sul Monte Tabor, del luogo della Trasfigurazione del Signore. Il Signore Gesù, consapevole dell’avvicinarsi della Sua passione, volle consolidare nella fede nella sua divinità gli apostoli prescelti (Pietro, Giacomo  e Giovanni) e si manifestò loro in tutto lo splendore della Sua gloria e della maestà. Offrendo in quel luogo a Dio il sacrificio incruento, mi sono ricordato, o meglio, mi sono reso conto che il Cristo Signore fa il miracolo della Trasfigurazione ogni giorno, non solo davanti agli Apostoli prescelti, ma davanti a tutti i presenti, in tutti i nostri santi templi, durante la santa messa, ove, benché non manifesti apertamente lo splendore della Sua gloria e maestà, operando la transustanziazione del pane in carne  e del vino in sangue, risveglia la nostra fede agli stessi sentimenti che ebbero gli apostoli sul Monte Tabor»[16].  A luglio del 1934 l’arcivescovo Jałbrzykowski nominò Sopoćko rettore della chiesa  di san Michele a Vilnius. Presso questa chiesa era situato il convento delle suore bernardine.

Divenne il loro confessore. In quanto rettore della chiesa Sopoćko arredò un piccolo appartamento e si impegnò per il restauro e la conservazione dell’immagine miracolosa della Madonna del sec. XV, coronata nel 1750 da Papa Benedetto XIV[17]. Ristrutturò anche il convento, adattandolo alle esigenze delle congregazioni religiose contemplative. Queste esigenze non furono sentite né tanto meno applicate perché, prima del ritorno delle suore nel 1919, i locali erano stati adibiti a usi profani. Coprì una parte importante dei costi spendendo i propri risparmi. Il Nostro fu rettore della chiesa di san Michele fino al 1938[18]. I seminaristi lo ricordavano come la personalizzazione di un vero padre spirituale. Come sacerdote con il suo comportamento aveva un coerente stile di vita. Era un uomo di fede, dotato di tanto entusiasmo e impegno. Con gli studenti era stato sempre gentile, dimostrava loro tanta bontà, pazienza e preoccupazione, specialmente per chi stava in difficoltà o aveva dei problemi.

Il suo ministero era pieno di zelo e di entusiasmo, nonostante le difficoltà incontrate[19]. Una forte sottolineatura del significato del comportamento d’amore verso coloro, che erano stati affidati alle sue cure, della stima e della fiducia in loro riposta, fa capire che padre Sopoćko vi si adoperava in modo molto particolare. Di più, egli riuscì a raggiungere quest’amore pienamente. Nel Diario, infatti, scrisse: «Vidi l’influenza sui seminaristi e li amai perché sentivo che mi corrispondevano»[20].  Il ministero di padre spirituale, come è facile capire, era stato un periodo di un impegno particolare nella vita interiore.

Il frutto delle fatiche per raggiungere quei benefici, lavorando su se stesso e gli altri, era la sua crescita spirituale autentica, che rappresenta un altro passo verso la santità[21]. Sulla condizione di padre spirituale, sulle esigenze riposte in lui, sulle stesse qualità e il suo comportamento, scrisse così:  «Il padre spirituale dovrebbe essere un buon sacerdote, uomo di provata virtù e onestà, serio e risolutivo e dotato di ogni tipo di virtù, un uomo che fosse capace, con il suo esempio, di incoraggiare  i seminaristi alla devozione religiosa e alla virtù e con la parola e l’esempio essere da guida, sotto ogni punto di vista. Prima di tutto dovrebbe contraddistinguersi per l’amore verso i suoi allievi in Dio, stimarli e conquistare la loro fiducia»[22].

 Oltre ad essere padre spirituale era al tempo stesso, moderatore di seguenti istituzioni:  Circolo Eucaristico, Terz’Ordine Francescano, Circolo dei Seminaristi, Unione Missionaria del Clero, Associazione della Gioventù Polacca[23], Istituto della Cultura Religiosa, Associazione dell’arcidiocesi Caritas, Associazione dei Maestri delle Scuole Medie e infine Azione Cattolica[24]. Sin dall’inizio del suo lavoro pastorale, il sacerdote fu molto sensibile al problema dell’alcolismo. Un altro ministero, simile a quello di padre spirituale, svolto nello stesso periodo durante il suo soggiorno a Vilnius, fu quello di confessore delle religiose[25].     

sac. don Gregorio - ks. dr Grzegorz Stanislaw Lydek


 [1] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, p. 40.
[2] H. Ciereszko, Ksiadz Michał Sopoćko profesor, wychowawca i ojciec duchowny alumnów i kapłanów, pp. 25-27.
[3] Ibidem.
[4] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, pp. 41-42: vedi M. Sopoćko,  Pedagogika [Pedagogia], in “Wydawnictwo Sekcji Pomocy Naukowych Koła Teologów” 1(1933), pp. 11-17.
[5] CZ. Kulinowski, Relacja o  ks. Michale Sopoćce, AKAB, p. 151. 
[6] Cf. M. Sopoćko, Wspomnienia [Ricordi], in “Rocznik Teologii Katolickiej” 1(2005), pp. 62-67.
[7] Cf. H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), p. 158.
[8] Cf. ibidem, p. 163.
[9] Ibidem.
[10] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, pp. 47-49: cf. M. Sopoćko, W jedności siła [La forza sta nell’unione], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 5(1931), pp. 22-30.
[11] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 164-165.
[12] «Mikołaj Łęczycki - lo stemma Niesobia, in lat. Nicolaus Lancicius; nacque in Polonia, il 10 dicembre 1574, vicino Nieświeża, morì il 30 marzo 1653 a Kownie. Encyklopedia popularna, Aa.Vv., vol. VI, p. 113.
[13] Cf. H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 165-168.
[14] Ibidem.
[15] Ibidem, p. 171.
[16] T. K. Szałkowska, Tajemnica Miłosierdzia, pp. 19-30.
[17] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, p. 93.
[18] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 198-199. 
[19] Ibidem.
[20] Dz., q. I, p. 37.
[21] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, pp. 44-46.
[22] M. Sopoćko, Wspomnienia, in Dz., q. I, p. 6.
[23] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), p. 574.
[24] Ibidem, p. 576.
[25] Il Cardinale Stanisław Nagy così si ricorda del beato don Sopoćko, evidenziando il suo grande impegno nel servizio sacerdotale basato sull’amore: «La vita di don Sopoćko era ricca di amore. Egli rivestiva numerose funzioni, quali quella del vice parroco militare, quella del docente universitario, quella del confessore e del padre spirituale. Sopoćko fu anche un teologo esemplare che per primo e come nessun altro penetrò il mistero del nostro tempo; cioè il mistero della divina misericordia»: J. Żełudziewicz - F. Stasiewicz - C. Barwicki, Zeznania o ks. Michale Sopoćce, p. 100.