Ormai sono tutti abbastanza scafati da sapere che a Hollywood esistono set per tutti i gusti, e solo eccezionalmente si deve andare in trasferta. Così era anche per il classico televisivo, andato in onda da metà anni settanta a primi ottanta, “La piccola casa nella prateria”, titolo poi scorciato dell’aggettivo, teoricamente ambientato in Minnesota.
I progetti delle serie si sviluppano nel corso di anni e prendono strade tortuose. Michael Landon non doveva esserne protagonista, ma attraverso complesse trattative non solo assunse il ruolo del giovane patriarca Charles Ingalls, ma per un pezzo ne divenne produttore e regista.
Il soggetto parte da una storia vera poi, come spesso accade, visto il successo, si ricama e si arricchisce la trama di complementi di sceneggiatura inventati. La famiglia Ingalls, vissuta tra diciannovesimo e ventesimo secolo, era composta di genitori e quattro figlie, dei quali la sola Laura si sposò ed ebbe la figlia Rose ( scomparsa nel 1968). Non ci sono altri discendenti diretti. Rose, a quanto pare, è coautrice, con la madre, del libro da cui sono tratti gli episodi che ancora passano oggi, in tutto il mondo, in versione piuttosto modificata rispetto all’originale scritto.
Non sono mai esistiti figli adottivi e molti comprimari sono solo ispirati a qualche personaggio reale; nei primi anni il nucleo familiare di base era quello di Charles, poi il focus si spostò sulla secondogenita Laura appunto, con arricchimenti che ressero finché l’audience iniziò a declinare.
I temi trattati furono diversi, più o meno sotto traccia: dal lifestyle americano ( che ovviamente premia sempre), al femminismo, al razzismo. Ognuno può configurare come crede i single fissi, come il dottor Baker, o il reverendo Alden che, benché chiaramente protestante, viene mantenuto “signorino” in ossequio al pubblico cattolico. Non nascondiamoci che l’odiosa signora Oleson ( interpretata da Katherine McGregor, una sorta di matura hippy scomparsa ultranovantenne nel 2018) era il pepe dell’altrimenti giulebbosa saga.
Il citato Landon veniva dal successo di un altro cult televisivo, il western “Bonanza”. Amabile come Charles, pare fosse piuttosto tirannico sul set e si beccasse con “Laura” Melissa Gilbert. Quest’ultima è una grintosa ragazzina prodigio della recitazione, poi divenuta sindacalista nel ramo attori, figlia adottiva di famiglia facoltosa, che infilò nella serie anche suo fratello (sempre adottato), nella parte del figlio della Oleson, mentre Michael si tenne fedele il grande amico Victor French, il burbero Isaiah.
Le carriere di tutti non ebbero grande sviluppo, anzi per qualcuno la prateria fu un punto di arrivo, a parte forse quella della Gilbert, che resse un po’ soprattutto in televisione. Mentre fino a poco tempo fa i protagonisti scorrazzavano ancora per talk show a raccontare aneddoti e bei tempi andati ( esercizio, peraltro, sempre più barboso), è uscito di scena da tanto tempo l’artefice, Michael Landon. Esplosivo anche nella vita privata, carico di mogli e figli, l’ultima sposa, molto più giovane, gli darà due bambini ancor piccoli quando, a sorpresa, nel 1991, ne viene annunciata la morte, a 55 anni. In Italia egli non fu molto commemorato a differenza, per esempio, che in Spagna, dove il suo viso era su tutte le copertine.
Sì, ma quando scomparve di scena Landon /Ingalls? In rete si trova la sua ultima conferenza stampa, e la data ufficiale del decesso è primo luglio; ma in primavera esso era già stato comunicato su alcuni rotocalchi europei. Sempre qualche mistero, però… anche bei ricordi di un mondo duro, edulcorato in favola stelle e strisce, cadenzato da una musica che scalda il cuore.