Secondo giorno di confronto a Bruxelles, e tutti aspettano di capire come si porrà la UE nei confronti della manovra italiana. Il nostro premier è in prima fila, e non risparmia commenti ed osservazioni. Al trapelare di qualche perplessità - espressa dalla UE- sulla manovra di cui è artefice e latore, il premier replica immediatamente ai microfoni diRTL 102.5: "Una lettera? Sarà la solita richiesta di chiarimenti e dettagli. Ma in sostanza, non cambia nulla. Giù le mani dalla manovra".
Difende a spada tratta la "sua" creatura, Renzi, sottolineandone puntualmente i lati - a suo giudizio - positivi, e che la rendono in un certo qual modo inattaccabile.
Fondi per la sanità e chiusura Equitalia
Si fa forte dei punti cardine della manovra, Renzi, che definisce la proposta con il "deficit più basso degli ultimi 10 anni". E snocciola ad uno ad uno i concetti performanti: 2 miliardi in più stanziati per la sanità, che - ci tiene a precisare - non sono né di destra né di sinistra, ma vanno a sostenere le vaccinazioni, i farmaci oncologici, l'epatite C (giusto per fare qualche esempio). E poi, incalza, l'abbassamento delle imposizioni fiscali per le imprese, nel tentativo di rilanciare l'economia ancora (troppo) stagnante, non rivitalizzata come ci si aspettava dal Job act.
E che dire di Equitalia? Cronaca di un addio annunciato, per uno degli Enti incubo di ogni cittadino: le tasse vanno pagate, questo si, ma è impensabile - sottolinea il premier - che uno stato pensi di fare cassa applicando interessi e more sui crediti che vanta. Si fa garantista, Renzi, consapevole che - a parte alcuni casi conclamati - gli italiani fanno fatica a pagare tasse imposte con percentuali vertiginose. Sa bene, Matteo, che spesso gli imprenditori - con gli importi da corrispondere in tasse - pagano gli stipendi dei dipendenti. Come infierire oltre? si domanda con aria da buon samaritano.
Un segnale forte da dare
Questo è un concetto che il premier sottolinea fortemente: se la UE chiederà chiarimenti, saranno certamente forniti, ma la vera risposta va data agli italiani, che hanno bisogno di un segnale "forte", in grado di ridare slancio e fiducia. Indugia anche sul Referendum, lamentando una "impari" condicio: le ragioni del no, in Tv, si trovano più facilmente rispetto a quelle che invitano al si; e gongola per la decisione del TAR, che ha respinto (ma solo per la presentazione a "sede impropria") il ricorso presentato da M5S e Sinistra Italiana.
E le perplessità (qualcuna anche forte) che la UE ha già espresso sulla manovra di bilancio italiana? Renzi si fa scudo anche dei risultati ottenuti nell'ultimo incontro con Barack Obama. Condivisione totale delle linee guida: ci vuole coraggio e non paura, bisogna rincorrere la crescita e non l'austerity. È questo che Renzi si auspica faccia anche la UE, troppo ripiegata su se stessa e - soprattutto - con ogni Stato membro troppo impegnato a difendere il proprio orticello.
Per il momento, niente incontro bilaterale con Juncker, per discutere della manovra, a latere del vertice.