Ormai dobbiamo rassegnarci all'idea di divenire una colonia francese grazie a Del Vecchio e alla famiglia Agnelli. Gli ex proprietari della Fiat hanno consegnato ai francesi la maggioranza azionaria di Stellantis e ieri se ne sono visti i risultati: Francia e Germania, per bocca dell’amministratore delegato lo spagnolo Carlos Tavares (che sarà anche membro del consiglio di amministrazione della società) hanno reso pubblico quanto è stato deciso per il futuro della produzione europea dell’auto di cui i due paesi ne saranno esclusivi protagonisti e beneficiari, c'è da presumere che la Spagna sarà coinvolta nel programma come "spalla". E’ già avvenuta la localizzazione della produzione innovativa del trasporto su gomma in Francia e Germania dove saranno salvaguardati i posti di lavoro; la continuazione dell’ormai obsoleta tipologia automobilistica sarà trasferita in Polonia dove con il tempo andrà a morire entro il 2025. Ieri è stato ufficialmente presentato il prototipo di uno dei modelli elettrici della nuova produzione suv a marchio tedesco.

Tavares ha sottolineato che sono stati già approntati i profili produttivi dei vari segmenti per coprire entro il 2025 il 98% del mercato europeo e il 96% del mercato americano.  Gli stabilimenti italiani sono stati completamente ignorati, si presume che faranno la fine delle acciaierie di Taranto, l’Arcelor Mittal le ha affittate non per acquistarle successivamente ma per dismetterle e togliersi un concorrente dai piedi. Infatti gli altri impianti sul territorio europeo stanno producendo a pieno regime, solo a Taranto si scaricano gli operai nel ghetto della cassa integrazione e si obbliga lo Stato a riprendersi i cocci dei Riva & C.

Per quanto riguarda i giochetti del patron di Luxottica Del Vecchio riporto di seguito parte di un mio precedente articolo, perché gli organi europei di controllo hanno deliberato a favore di un aumento di capitale ponendo l’intero sistema finanziario italiano a rischio di una grave interferenza francese. Il patron milanese sta rastrellando le azioni di Mediobanca per realizzare il suo “capolavoro”.

Il presidente del COPASIR Raffaele Volpi (Lega) dopo le audizioni sul sistema bancario e assicurativo nazionale, durante le quali sono stati ascoltati Aise, Banca d’Italia, Ivass, Ubi Banca, Mediobanca, Cassa Depositi e Prestiti e Unicredit ha lanciato un allarme: “Riteniamo che, oggi in particolare, il ‘Sistema Paese’ abbia la necessità di non vedersi depauperato di capisaldi strategici in favore di attori che perseguono interessi diversi da quelli nazionali”.

Questa è veramente una gran brutta notizia! Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) denuncia pubblicamente: “Recenti notizie, in parte in qualche modo prevedibili, accentuano le preoccupazioni già espresse dal Comitato in merito al possibile controllo fuori dai confini nazionali di primari istituti bancari ed assicurativi già riconosciuti per altro tra i maggiori detentori del sovrano debito italiano. Essendo le notizie pubbliche ed acclarate e facendo memoria della recente implementazione della legislazione in merito alla difesa degli assetti strategici del Paese pensiamo possa esservi una autonoma attivazione degli organismi preposti finalizzata ad assicurare che i predetti istituti rimangano all’interno di un sistema di controllo e direzione italiano”.

Che cosa è accaduto? Lo dice chiaramente il vice presidente del Comitato: “Apprendiamo, infatti, da un quotidiano, in una domenica di un lungo ponte, che è in atto il ‘colpo del secolo’: un fondo franco/lussemburghese acquisirà il controllo di Mediobanca, la più grande banca d’affari italiana, da sempre in competizione con quella francese, operazione che a sua volta consentirà il controllo delle Assicurazioni Generali, l’unica grande multinazionale delle assicurazioni italiana e di parte del sistema bancario nazionale”.

Qualsiasi riassetto societario di Mediobanca non determini: (…)” ripercussioni tali da pregiudicare l’allocazione del debito italiano anche perché Mediobanca è un azionista molto importate di Generali” e detiene 60 miliardi di Btp.

Di questa situazione critica nessuna testata ne ha più parlato, mentre chi sta lavorando per realizzare questo ulteriore scempio continua imperterrito il suo lavoro distruttivo.

Il Recovery Fund sarà di fatto assorbito dall’imprenditoria settentrionale che realizzerà, con i soliti criteri, delle costose ed inutili infrastrutture visto che ormai l’innovazione e le deboli capacità produttive soprattutto del centro-sud sono alla deriva. Il Recovery lo stanno riscrivendo in via riservata a misura della Confindustria che nulla ha mai dato al Paese, che ha usato le risorse pubbliche come una cassa continua a tasso zero per gestire i suoi interessi ormai poco rappresentativi anche nel nord infatti le produzioni sono state dislocate all’estero dove il profitto è stratosferico, gli “imprenditori” non pagano contributi, salari decenti e soprattutto le tasse divenendo sempre più ricchi e aggravando le disuguaglianze e lo stato di necessità delle fasce dei sacrificabili. Non dimentichiamoci delle vendite dei migliori marchi italiani agli stranieri, compresi i turchi (vedi la Pernigotti).

Dov’è l’imprenditoria italiana? Cosa offre in cambio dei miliardi di euro che appartengono ai cittadini che ne dovranno rispondere in prima persona pagando per la sua restituzione? Cosa ha fatto la gloriosa ed impareggiabile imprenditoria italiana per innovarsi ed offrire continuità di lavoro e un reale futuro ai propri dipendenti come stanno facendo la Francia, la Germania e la Spagna tanto per rimanere nell’ara della Comunità (si fa per dire) europea? Il vuoto assoluto e tanta tracotanza, una continua ed impropria interferenza nella politica economica e sociale del Paese tramite i propri lobbisti fatti eleggere al Parlamento per curare interessi di parte.

Cosa toccherà alle future generazioni? Penso che, tra non molto tempo, dovranno rispolverare le valigie di cartone legate con gli spaghi, mentre i figli dei privilegiati avranno l’imbarazzo della scelta nel decidere dove impiegare le loro “intelligenze e capacità”.  Oggi insieme al diploma la scuola rilascia un curriculum vitae dove lo studente riporta le sue attività extra-scolastiche attraverso le quali si stabilisce la sua estrazione sociale, se appartiene ad una famiglia benestante o ad una famiglia povera, per cui il massimo della votazione non conterà nulla.

Sono convinta che gli italiani non hanno piena coscienza della situazione che li sta travolgendo, sono convinti che le cose continueranno “ad aeternum” ma non è così: sarà l’attuale governo a buttare definitivamente nel baratro della decadenza questo Paese e il prezzo da pagare sarà salatissimo.