Quale sia la visione di sviluppo economico del governo Meloni, nessuno lo ha capito. Finora, la premier ha cercato di tirare a campare utilizzando da una parte gli ultimi effetti del superbonus, dall'altra i soldi del Pnrr con cui far partire più cantieri possibili... al di là della loro effettiva utilità. Ma se in relazione allo sviluppo economico dell'Italia Meloni non ha uno straccio di piano, non è così, invece, per quanto riguarda l'assetto istituzionale.

E se nel primo caso dobbiamo preoccuparci, per quanto riguarda il secondo, dobbiamo esserne terrorizzati. Quello che "l'underdog della Garbatella" vuol fare è, semplicemente, trasformare l'Italia nell'Ungheria di Orban o, volendo rimanere a casa nostra, dar seguito alla riedizione di uno Stato fascista immaginata al tempo dall'allora segretario del MSI, Arturo Michelini.

Prima Meloni completerà lo sfascio economico e sociale del Paese con l'introduzione della cosiddetta Autonomia differenziata, a questa risponderà con la riforma del premierato, una sorta di aborto normativo con cui vuole aggiornare la Costituzione per trasformare il presidente del Consiglio in una specie di dittatore visto che non avrà contropoteri tali da bilanciarne l'autorità, e con quella della magistratura, con cui vuol far dipendere - anche solo surrettiziamente - le carriere dei magistrati ai placet del governo.

Di quest'ultima riforma ne hanno parlato pochi giorni fa a Palazzo Chigi, la stessa Meloni assieme al ministro della Giustizia, Nordio, al suo vice Sisto e ai sottosegretari Delmastro e Ostellari, alla presenza dei presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato

In base alle indiscrezioni, in uno dei prossimi CdM, comunque prima delle europee, sarà presentato il ddl costituzionale per chiedere la separazione delle carriere dei magistrati (con tanto di concorsi di accesso separati), che dovrebbe prevedere anche l'istituzione di un ulteriore organo cui sarà delegato il compito di giudicare sia i magistrati giudicanti che requirenti, in modo da sottrarre il giudizio dell'operato delle toghe alla sezione disciplinare del CSM.

Quando ne potremo sapere di più?

Dal 10 al 12 maggio, a Palermo presso il Teatro Massimo ed il Marina Convention Center, si terrà il 36° Congresso nazionale dell'Associazione nazionale magistrati, alla cui inaugurazione è prevista la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dopo la relazione del presidente Santalucia, il Congresso entrerà nel vivo del dibattito, incentrato su temi fondamentali per la giurisdizione quali la soggezione alla legge, l'interpretazione della norma e l'imparzialità nel e per il giudizio. In quell'occasione, Nordio potrebbe presentare la riforma della separazione delle carriere? Vedremo.

Al momento, una risoluzione dell'Associazione europea dei giudici ha espresso preoccupazione per l'intenzione del governo di presentare una norma sulla separazione delle carriere. L'EAJ parla di "grave attacco all'indipendenza della magistratura"; che può minare "l'attuale equilibrio di poteri esistente in Italia" e porre l'Italia "in contrasto con gli standard europei". All'assemblea generale, svoltasi in Polonia a Varsavia, hanno partecipato anche due delegati tecnici dell'Associazione nazionale magistrati, Gianluca Brol e Giuseppe Di Giorgio, che hanno presentato il quadro italiano e sono intervenuti nel corso dei lavori.

Nella presentazione dei lavori del prossimo congresso di Palermo, Aldo Morgigni, componente della Giunta e coordinatore dell'ufficio sindacale ANM, ha ricordato che la riforma della giustizia sarà al centro dell'appuntamento congressuale, per il quale "la soppressione della norma sulla distinzione solo per funzioni significherebbe rimettere la gerarchia negli uffici giudicanti; riguardo la riforma del CSM, invece, non possiamo accettare l'idea di una maggioranza politica in seno ad esso".

Inoltre,  la vicepresidente Alessandra Maddalena, ha detto che "al congresso parleremo delle riforme, di quelle approvate e di quelle di cui si parla", precisando che "l'indipendenza della magistratura è l'unica garanzia per i cittadini, da non dare mai per scontata. Ci si è arrivati dopo un cammino lungo. Va difesa ogni giorno anche discutendo tra noi e con la politica".

Pertanto, credere che l'ANM applauda all'ulteriore tentativo di Meloni di instaurare una democratura in stile ungherese in Italia è pura utopia.