«La destra voleva far fallire il ddl Zan. Le forze democratiche avevano la maggioranza per batterla. Chi ha deciso di cambiare alleanze e inseguire la destra è responsabile del voto che affossa il ddl Zan. La nostra battaglia continua e verrà vinta, perché gli italiani sono dalla parte giusta, quella dei diritti contro ogni discriminazione».

Questa, l'ultima dichiarazione con cui Alessandro Zan ha commentato il voto di ieri del Senato che ha approvato, con votazione a scrutinio segreto, la proposta di non passare all'esame dell'Aula gli articoli del ddl 2005 con le misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità, già approvato dalla Camera dei deputati. 

Impedendo al ddl Zan di venire approvato, quale risultato è stato ottenuto dai senatori che hanno votato in tal senso?

Secondo loro hanno impedito il "pericolo" che una persona possa definirsi un  giorno uomo, il giorno dopo donna e quello successivo... un po' l'uno e un po' l'altro. Evidentemente, in Senato ci sono persone che pensano di essere tentate dalla possibilità e non volevano cadere in tentazione. 

Inoltre, un altro aspetto del disegno di legge che preoccupava gli estremisti di destra è che nelle scuole si potesse non più insegnare ai bambini che sono loro a portare i pantaloni e alle bambine che è loro "concessa" solo la facoltà di giocare con bambole, cucito e ricette perché in futuro di quello si dovranno occupare, per essere buone madri e donne di casa.

Infine, lo stop al ddl Zan avrebbe permesso agli italiani di poter continuare ad esprimere liberamente la loro opinione nei confronti degli omosessuali. Il terrore per i parlamentari di destra era quello che alcuni italiani non potessero più dire liberamente "froc.. di mer.." senza poi dover incorrere nelle more di un reato penale. Adesso anche questo pericolo è scampato.

In pratica, la legge di cui Alessandro Zan era primo firmatario aggiungeva ai reati di cui si occupa la legge Mancino anche quelli, per farla breve, di natura sessuale.

Poiché in seguito all'affossamento della legge le discriminazioni di natura sessuale potranno continuare ad essere perpetrate, se non impunemente comunque come reati minori, i senatori che ieri hanno votato a tale scopo hanno iniziato a festeggiare in Aula in maniera becera, urlando e applaudendo, felicissimi per l'esito del voto e, evidentemente, per quello che ne consegue. In quel caso l'imparzialissima e avvedutissima presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati (quasi certamente imparentata con i conti Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare) non ha avuto nulla da obiettare.

Regista di tutto quanto è accaduto, il senatore Matteo Renzi che, come la letteratura di genere insegna, ieri non era in Aula in modo da poter dire io non c'entro. Il suo alibi era costituito dal dover svolgere l'attività di lobbista, quella principale di cui l'attività di senatore è evidentemente a supporto.

I parlamentari del suo gruppo al Senato, ieri e oggi, si sono però sentiti in dovere di convincere l'opinione pubblica di non essere i principali franchi tiratori che hanno votato diversamente da quanto annunciato.

Davide Faraone:

Ivan Scalfarotto:«Dopo essere sopravvissuti di un solo voto a scrutinio palese a luglio, accettare oggi la roulette russa di un voto segreto senza un piano e senza paracadute, rifiutando anche un rinvio di qualche giorno per trovare una soluzione, è il più raro esempio di insipienza e dilettantismo cui mi sia capitato di assistere in questi anni di politica. Significa non avere la più pallida idea di come funziona il Parlamento. Una vergogna che invece di lavorare si sia tentata la fortuna, del tutto incuranti del peso di questo azzardo sulla vita delle persone. Chi ha messo in campo caparbiamente questa strategia fallimentare, dovrebbe sentire tutta la responsabilità di questo disastro storico».

Maria Elena Boschi: «L'arroganza di cinque stelle e Pd ha prodotto una sconfitta incredibile, non solo per il Parlamento, che ha perso l'occasione di far approvare una legge di civiltà, ma per le tante donne e uomini che aspettavano di essere finalmente tutelati da aggressioni e discriminazioni. Oggi si è verificato quello che abbiamo paventato da mesi, così la cecità e l'ostinazione di pochi ha fatto affossare una legge necessaria al Paese. Noi siamo quelli che hanno portato a casa la legge sulle unioni civili, loro hanno giocato sulla pelle di persone che meritavano una legge, non delle bandierine. Lo dico con amarezza perché fino alla fine ho sperato di sbagliare le previsioni, ma purtroppo è andata come avevamo immaginato. Un vero dispiacere».

Teresa Bellanova: «Italia Viva ha votato compatta per NON affossare il #DdlZan. Alla rigidità della destra, che non voleva la legge, si è saldata l'arroganza e la pessima gestione parlamentare di PD e M5S. Il risultato è un arretramento sui diritti civili e sulla tutela delle persone. Si poteva e si doveva fare meglio».

Elena Bonetti: «Sul #Ddl Zan si è consumato un colpevole muro contro muro ai danni di tante vittime di discriminazione. Una buona politica ricerca sempre la ricomposizione tra le parti perché sa bene che la ricomposizione è sempre possibile: basta solo volerla, e qui sta la colpa».

Luigi Marattin:
«Andare a un voto segreto senza aver raggiunto un accordo sui contenuti è un errore che non si fa neanche in un consiglio comunale. Specialmente dopo che in Tv si è aperto a modifiche. Invece di cercare comodi capri espiatori, si rifletta sui propri madornali errori. #ddlzan»

Pare che anche il cane e il gatto di Matteo Renzi avessero espresso la volontà di rilasciare una dichiarazione sullo stesso tenore in relazione al ddl Zan, ma il padrone ha detto loro che non era necessario e che quelle già rilasciate dai suoi parlamentari erano più che sufficienti. 

Adesso, Matteo Renzi potrà continuare nel suo "cronoprogramma" di integrazione di Italia Viva nel centrodestra. Prossima tappa, dopo l'alleanza in Sicilia con Forza Italia, mettere in atto tutto quanto sia necessario per far eleggere Berlusconi al Quirinale in modo da poterlo finalmente sostituire alla guida del partito, la sua aspirazione da sempre.  

Gli unici in Italia a non averlo ancora capito sembrano essere i vertici del Pd, Letta in testa. Ma questa è un'altra storia...