Ha destato scalpore la recente scarcerazione di Andrea Volpe, considerato il boss della tristemente nota consorteria suburbana denominata “Bestie di Satana”. Le cronache ci informano che l’oggi quarantaquattrenne originario di Busto Arsizio sta per laurearsi in scienza della formazione, vive nel ferrarese ( non senza qualche rimostranza dei vicini),è un devoto cristiano evangelico e cerca lavoro, mentre l’ha trovato già da qualche anno Elisabetta Ballarin, la sua ragazza e complice, a propria volta laureata, uscita di prigione nel 2017.

Ricordiamo come iniziò a diffondersi il marchio di questi manigoldi, a cui perfino la BBC ha dedicato dei servizi, elevandoli al rango di criminali italiani tra i più importanti dal dopoguerra. Nel gennaio 1998 a “Chi l’ha visto?” si cercava una giovanissima coppia milanese, il nemmeno diciassettenne Fabio Tollis (che aveva brevemente salutato il papà poco prima di sparire),  e Chiara Marino, sua “fidanzatina” appena maggiore. La mamma di lei aprì uno spiraglio sui possibili scenari, mostrando alle telecamere la camera della ragazzina, che rigurgitava di simboli esoterici dark, mentre papà Michele Tollis aveva già assunto il ruolo di segugio in proprio, senza attendere l’arrivo degli inquirenti. Dobbiamo registrare ciò che è venuto fuori dalle sue stesse dichiarazioni e dal filmato in cui lo vediamo conversare in carcere con Volpe, carnefice di suo figlio. Michele dunque si sarebbe travestito da metallaro per indagare( ci riesce difficile immaginarlo, vedendolo, ma i teppisti non sono dei geni e possono essersela bevuta); e non muove un ciglio quando Andrea dichiara, col suo sguardo sempre perso e lampeggiante, che inizialmente Fabio doveva aiutarli a far fuori Chiara, spaventata dalla crescente violenza che ormai connotava la compagine dannata.

L’unica segnalazione, giunta da Genova, quartiere San Martino, si rivelò inattendibile, benché fosse chiaro che si cercava un ragazzone con i capelli lunghi e neri, insieme a una giovinetta esile; men che mai si diede seguito alla pista dei compagni di merendacce che sembravano condividere con Fabio ( chitarrista) la passione per la musica heavy metal e additati da Michele Tollis: interpellati nel mezzo di una fosca serata, in un pub di Milano, gli “amici” e talvolta colleghi di band descrissero una coppietta in fuga romantica, che s’era imboscata e mai più vista.

Tutto tace fino al 2004 allorché, il 24 gennaio,  a Golasecca, sempre nel varesotto, viene ritrovata morta di mala morte una ventisettenne di buona famiglia, Mariangela Pezzotta: beninteso, si risale alla sua improvvisata sepoltura nelle adiacenze di uno chalet solo perché il Volpe ( ex ragazzo di Mariangela) e la Ballarin ( della famiglia di quest’ultima  è l’immobile isolato),  più strafatti che mai, combineranno macelli con l’auto, si incastreranno su un ponticello e alla fine confesseranno l’omicidio. Non è proprio chiaro perché la povera giovane sia andata di notte in visita al già fidanzato, poco raccomandabile risaputo in tutta la provincia, e la sua nuova fiamma, per portargli una videocassetta, ma nessuno mette in dubbio le parole di Andrea.

Emergono dalla nebbia inquietanti paesaggi intorno alla Malpensa, che si immaginano popolati dai fantasmi dei cadaveri lì sepolti, e mai ritrovati, a differenza di quanto avvenne per Fabio e Chiara, quando Andrea  rivelò il luogo dove i due erano stati trucidati e sotterrati, appunto in una boscaglia del sommese.

Furono dunque acciuffati altri componenti, i cui nomi sono tristemente noti: Paolo Leoni ( per qualcuno, il vero boss della congrega), Nicola Sapone, descritto come il più crudele e beffardo ( sputa sui cadaveri dei due giovani agonizzanti, finisce a badilate la Pezzotta praticamente sepolta viva dopo che Volpe le ha sparato in faccia), Mario Maccione, Eros Monterosso ( specializzato in morsi), Marco Zampollo, Pietro Guerrieri ( considerato dai suoi stessi complici un minus habens, e addetto a compiti di manovalanza, come scavare le fosse).

Non indugiamo oltre in rivoltanti particolari già abbondantemente esposti dai media, nei dettagli più crudi, ma spostiamo l’obiettivo su dettagli che ci hanno colpito.

Già il solo fatto di attribuire a questo ammasso di spostati lo status di “setta”, aggregazione iniziatica che comporta una certa disposizione affinata da studi e programmazione rituale, ci pare troppo anche in un ambito di abiezione. Se il Volpe ammette tre omicidi ( l’ultimo, peraltro, impossibile da nascondere), non parlerà mai di altre strane morti o scomparse – secondo i calcoli almeno otto – segnatamente l’incidente kamikaze in cui perse la vita Stefano Bontade, che si schiantò a folle velocità, considerato suicidio indotto, per il terrore inculcatogli dalle “Bestie” che lo minacciavano; e la scomparsa di Cristian Frigerio, nel 1996, (consacrato come anno di nascita di questo clan di adepti). La madre di Cristian, altro supposto affiliato in fuga dalla crudeltà  del gruppo e pertanto da esso intimorito, è intervenuta spesso in televisione, implorando di farle ritrovare il corpo del figlio e, nel 2008, avrebbe riconosciuto alcuni effetti personali di lui, non si sa bene però in che contesto rinvenuti.

E’ spuntato anche un supertestimone, inquadrato di spalle mentre narra le sevizie a suo dire inflitte da “Volpe & co” a una prostituta poi sgozzata, i sistemi di tortura riservati alle vittime, dalle bruciature con sigarette allo  scuoiamento in vita. Si è parlato anche di una rete che si estendeva a Valle d’Aosta, Toscana e Liguria, con riferimento ad alcuni omicidi. Padre Amorth collegava il tutto a un circuito di pratiche sataniste giovanili, che avrebbero causato, per esempio, la morte di Suor Maria Laura Mainetti nel 2000, in Chiavenna, a opera di tre ragazzine che espiarono una breve pena.

Tra tutti, qualcuno dei condannati ha taciuto, ma qualcun altro non ci stava, per esempio Leoni ( figlio di Corrado, un satanista scomparso già all’epoca, killer di una cantante uccisa nel 1985,  che avrebbe trasmesso la passione al figliolo), vero oggetto dell’amore di Chiara, secondo alcuni, che commenta con sprezzo la “confessione” dell’ex sodale Volpe, come frutto di un patteggiamento  comprendente invenzioni e bufale per ottenere un miglior trattamento rispetto agli altri (come in effetti avvenne); e Nicola Sapone, propenso a minimizzare lo spessore delle azioni proprie e altrui, relegandole al livello di balordaggini criminali.

Se si leggono atti e articoli, però, viene fuori un mondo che, prima di prendere le distanze da codesti soggetti, era attratto da tali pratiche, amici, conoscenti, musicisti, ex fidanzate abusate, tutti pronti a deprecare e cercare buoni motivi per giustificare l’aderenza al cerchio maledetto, e poi lei, Elisabetta Ballarin: viso d’angelo e pupa del boss, che viene perdonata dal papà di Mariangela e da lui sostenuta nel percorso di riabilitazione, oggi angelica come la nuova Amanda Knox (fisicamente, s’intende).

Se il satanismo esiste, se davvero serpeggia e inquina il tessuto sociale, quale la sua radice? Molti hanno risposto a questa domanda, sotto svariati profili, da quello religioso al complottista. Però si può anche, semplicemente, dare il nome di Satana al male, un feticcio che evidentemente attira più del suo contrario.