Di Vincenzo Petrosino - oncologo Chirurgo - SALERNO

Al via uno studio epidemiologico nazionale sul rapporto tra  inquinamento atmosferico e COVID-19.

“Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia”

Avevamo proposto con richiesta scritta uno  studio del genere  al ministro qualche mese fa.

Certamente è da verificare il tipo di rapporto esistente tra diffusione del coronavirus e l’inquinamento, capire se come credo esista una relazione ovvia tra malattie presistenti polmonari da inquinanti e suscettibilità o gravità della patologia da questo virus Rna.

“A seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a particolato atmosferico (PM) ed epidemia di COVID-19. Il lancio di questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa, PULVIRUS promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus.

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS, e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali”.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19.

Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Tutto molto interessante e probabilmente si è preferito utilizzare strutture complesse già esistenti. 

Si è parlato molto di possibili carrier da parte dei Pm , della possibilità di aumentare sia la possibilità di diffusione a distanza che la stessa sopravvivenza del virus. 

Qui troverete l'annuncio dell'ISS:
www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5368622

 

“Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda,  tecnico-scientifica”..

Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute - ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta.

“Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”.

Vedi anche: 
fai.informazione.it/daiblog/1E1AEE8A-5A76-4AB8-932A-0A9BA19AE334/Le-polveri-sottili-e-quindi-l-inquinamento-favorirebbe-in-diversi-modi-la-presenza-la-maggiore-permanenza-nell-aria-che-respiriamo-e-anche-la-diffusione-del-Coronavirus